Protagonista del prossimo #MartiniLiveBar, Nitro ci racconta la sua visione della musica e come è cambiata durante la pandemia.
Sarà Nitro il protagonista del prossimo appuntamento con #MartiniLiveBar, l’evento in streaming che sarà trasmesso giovedì 17 dicembre alle 19.00 dalla Terrazza Martini con una performance esclusiva dell’artista e che sarà possibile seguire sui profili social ufficiali di Martini.
«Quando hanno annunciato il primo lockdown per me è stato un trauma, perché era uscito il disco (GarbAge, ndr) tre giorni prima. Mi è crollato il mondo addosso. – racconta Nitro in conferenza – Sono dell’idea che, quando succedono cose veramente gravi, si assuma un grado di consapevolezza che fa vedere le cose in modo più distaccato. Dopo due settimane brutte, mi sono svegliato e mi son detto di fare qualcosa. Così ho cominciato a produrre, a leggere molto, ho provato a imparare altre lingue, ho cercato di tenere impegnata la mente in ambiti che non fossero solo musicali. Altrimenti la musica diventa tutta uguale. Non se ne parla molto, ma è difficile scrivere un disco quando sei chiuso per un anno intero tra quattro mura. Ho bisogno di vivere per scrivere. Di solito vado nei bar di città a caso e in incognito, mi siedo e ascolto ciò che dice la gente. La mia scrittura deriva da quello perché parlo della gente. Ho dovuto viaggiare con la testa in altri modi. Bisogna tenere duro».
Nitro non nasconde la mancanza di live e l’assoluta necessità di salire su un palco.
«Non ricordo l’ultimo live che ho fatto ed è triste da dire. Ma ho suonato così tanto tempo fa che non me lo ricordo. Ci siamo divertiti sicuramente. Se avessimo saputo che era l’ultimo, ci saremmo divertiti di più».
Nitro e la musica dopo la pandemia
«Su questo tema dovremmo fare due macro-distinizioni tra musica live e discografia. – spiega Nitro a proposito di come si aspetta che cambi il mondo della musica dopo la pandemia – Di live ce ne saranno un sacco, perché la gente ne ha voglia. Io stesso non vedo l’ora di tornare a un concerto e non rinuncerò mai più a questa occasione. Per quanto riguarda la musica, invece, sono più pessimista. Credo che l’industria stia sfruttando gli artisti. Con la musica è necessario dare un messaggio e fare una distinzione. L’unica costante della musica è che la gente si annoia facilmente. Bisogna sapersi evolvere, adattare, stare al passo e frequentare persone giovani».
«Sanremo? Non ci andrei mai»
Interrogato sul Festival di Sanremo, il rapper risponde senza mezzi termini criticando anche i suoi colleghi rapper.
«Ai rapper che vanno a Sanremo direi che hanno una bella faccia tosta, dopo aver fatto quella figura di merda con il rapper più grande del mondo, cioè Eminem. Io non ci andrei mai».
Nitro poi argomenta: «Ci sono cose sanremesi che mi prendono. Non disdegno mai le scelte degli artisti. Le canzoni di Sanremo possono essere anche bellissime, ma quando ero piccolo io Sanremo era il male. Noi eravamo quelli coi calzoni bucati che non potevamo mai arrivare lì. Siamo cresciuti con l’astio per questa cosa, ma ora trovandomici in mezzo penso che non sia neanche colpa del Festival. Di sicuro non lo guardo e non mi interessa, c’è tutta la musica del mondo su Spotify».
Musica e videogiochi, un futuro possibile?
Parlando di spot e di cinema, Nitro sottolinea che – per quanto ami i film, gli spot o i libri – «sarebbe limitante dire che mi ispirano». «L’ispirazione è un momento» sottolinea il rapper, a cui chiediamo a questo punto che tipo di integrazione potrebbe esserci – anche in futuro – tra la musica e il mondo dei videogiochi.
«Anche questa è una bellissima zona grigia. – ci risponde – A me piacerebbe fare un concerto su GTA online, purché sia un’occasione. La musica non deve diventare virtuale. Se dopo 70 anni c’è ancora chi usa uno strumento analogico, c’è una verità in questa cosa. La pancia alla musica non puoi toglierla. Certo, se mi dicessero di diventare un rapper virtuale credo sarebbe un esperimento incredibile».
Nitro difende Fedez
E, a proposito di videogiochi e del mondo di Twitch, Nitro commenta la polemica recentemente scatenatasi dopo la beneficenza di Fedez.
«Fedez è musicalmente lontano da me e non è neanche mio amico, ma sta provando a fare del bene. – dice il rapper – Bisognerebbe solo dirgli grazie e stare zitti, perché è facile parlare delle persone che si espongono. Ma a lui chi glielo fa fare, si può svegliare domani a Los Angeles e mandarvi a cagare. Questa vicenda è il perfetto emblema del nostro paese. Bella Fedez, la prossima volta i soldi ce li giochiamo a carte».
E infine, a dimostrazione di quanto esternato, Nitro conferma che il suo ruolo da artista è quello dell’artista scomodo.
«Mi sento un pochino l’antagonista, ma son panni che vesto molto bene. L’antagonista, del resto, è importante quanto il protagonista».