Dalla genesi del disco agli incontri (virtuali) con Darryl Jones e i fratelli Marley, Stefano De Donato ci racconta ‘Music For Love Vol. 1’.
A distanza di pochi giorni dalla sua uscita, Music For Love Vol. 1 ha ottenuto ottimi risultati (è primo nella classifica Top Album Jazz di iTunes Italia e al quarto posto nella classifica generale Top Album di tutti i generi musicali), dimostrando il valore di un progetto nato veramente per passione e amore per la musica. Se Franco Nannucci – ideatore del progetto – ci aveva raccontato alcuni aneddoti sugli incontri memorabili che hanno arricchito questo lavoro, Stefano De Donato – produttore delle tracce – ci spiega in che modo ha lavorato agli arrangiamenti.
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«Dopo un anno di lavoro così intenso son contento. – ci dice Stefano – I primi risultati sono inaspettati. L’idea iniziale è di Franco Nannucci, un imprenditore tessile trasferitosi negli Stati Uniti con due grandi passioni, la beneficenza e la musica. Ha unito le due cose dando vita a una serie di concerti. Io l’ho conosciuto in occasione di un concerto di beneficenza a Taranto, che ha permesso di aprire una stanza in più per l’oncologico pediatrico della città».
Poi è arrivata questa «proposta folle» di produrre il disco. «Gli ho risposto Ma che sei grullo? – ci spiega Stefano – ma la follia non è mai follia fino in fondo se la guardi da un altro punto di vista. E abbiamo prodotto 14 brani con un cast inaspettato. Mentre lavoravamo, il progetto è cresciuto in modo esponenziale arrivando all’entrata dei fratelli Marley o ai complimenti del figlio di Michel Petrucciani».
Music For Love Vol. 1, Stefano De Donato e un album fatto «per rimanere nel tempo»
«Vengo associato al lavoro fatto con i Dirotta su Cuba, ma in realtà molto del lavoro che faccio è all’estero. – ci spiega Stefano – Non sono conosciuto come produttore e arrangiatore. Mi son distaccato un po’ dalla musica italiana e ora la sua corruzione non mi tocca più. Dopo esserci stato dentro tanti anni, posso dire che mi sembra venga fatto tutto tanto al chilo. Ne ho sofferto. Così mi sono aperto altre strade. Questo album non è di facile commerciabilità, ma ci sono grandi arrangiamenti orchestrali e abbiamo toccato tutti i mondi della musica. Dico commerciale perché non rientra nei canoni di questo momento, ma il bello è che puoi ascoltarlo anche tra due anni. Ora la musica è fatta per l’adesso e subito. È legata a schemi prestabiliti, per cui tutto si somiglia. Questo album è fatto per rimanere nel tempo, che ti piaccia o no».
«Alla fine la musica ha vinto», per citare lo stesso Stefano, che parla dell’approvazione dei fratelli Marley per il brano Speak Life come di un «piccolo miracolo» e racconta di una mail di una mail incredibile di Vincent Wilburn Jr, nipote di Miles Davis. L’evento più incredibile riguarda però Darryl Jones.
«Wilburn ha ricevuto un brano che ho scritto insieme a Fabrizio Bosso e che era dedicato a Miles Davies. – ci racconta Stefano – Quando l’ha ascoltato ci ha scritto una mail di elogio incredibile. E poi è arrivata una mail da Darryl Jones, che era il bassista di Miles Davies nel suo periodo elettrico. E che poi ha suonato con Sting e, da molti anni, è il bassista dei Rolling Stone. Voleva suonare il basso in quel pezzo e io ho detto Basta, ho visto tutto. Questo è il potere dell’alchimia di fare le cose col cuore».