Il primo vero feat dei FASK è con Willie Peyote in ‘Cosa ci direbbe’. Un brano contro i preconcetti. La nostra intervista.
Arriva venerdì 23 aprile in tutti gli store digitali Cosa ci direbbe, il nuovo brano inedito dei Fast Animals and Slow Kids, pubblicato da Woodworm in licenza esclusiva per Believe. Un brano speciale, quantomeno perché vanta il primo vero featuring dei FASK e l’onore è toccato a Willie Peyote.
«La collaborazione è nata in maniera spontanea. – ci raccontano i FASK – Con Willie siamo amici e ci sentiamo, parliamo di musica e ci confrontiamo su tante tematiche. Avevamo questo pezzo che ci piaceva molto. Sentivamo però un limite, perché rischiamo a volte di essere troppo onirici e astratti nel testo. Avevamo bisogno di qualcosa che lo esplicitasse e Willie in questo è un maestro. In due barre ti spiega le robe».
«Gli abbiamo mandato il brano e siamo partiti dalla tematica. – continuano – Gli abbiamo spiegato qual era l’idea e poi abbiamo deciso di farla insieme. Alla fine, in un processo collaborativo, abbiamo definito il pezzo. Non c’è stata ricerca. C’era bisogno di quella cosa e lui la sapeva fare. È il nostro primo vero featuring. Siamo abituati a fare tutto in casa, ci è sembrato bello perché con Willie è andata come se fosse un quinto FASK».
Dopo Come Conchiglie e Come un animale, i Fast Animal and Slow Kids abbandonano quindi il mondo delle metafore e si lanciano in un’analisi disincantata del mondo contemporaneo. Una sorta di inno contro il pregiudizio e contro il pensiero ego-riferito.
«Il problema è lo sguardo verso l’esterno, che ci porta a concentrarci su ciò che c’è fuori e non su ciò che c’è dentro. – ci spiegano – Quando cresciamo lo facciamo in modo più subdolo, ma il pensiero è sempre l’origine dell’atteggiamento. Lo devi bloccare all’inizio».
Dalla coppia che non parla al ristorante («Ma il silenzio è parte stessa del rapporto» precisano) a una donna stanca intravista per strada, la chiave di Cosa ci direbbe resta, di fatto, «il preconcetto».
«Il preconcetto è solo un nostro pensiero su qualcosa che non conosciamo. Questi sono gli sbagli che dobbiamo evitare e dobbiamo cambiare l’ignoranza che ci permea. Willie si è reso conto che molte cose che dice poi le deve spiegare, riuscire a far trasparire serietà è difficile. Nel nostro caso, questi anni sono stati molto formativi. Riuscire a vedersi dall’esterno è l’obiettivo finale».
E se nel testo di Cosa ci direbbe troviamo una invidiabile schiettezza, l’arrangiamento sembra seguire regole proprie.
«La ritmica è ancora dritta. – ci spiegano i FASK – C’è la parte in cui il pezzo si dissolve e resta Willie, con un’ambientazione onirica. Quella carica e il driving rock secondo noi ci sono ancora. Forse, per la prima volta la chitarra acustica è molto presente. Lo strumming c’è sempre stato, però in questo caso si sente la chitarra. È un passaggio musicale che segna una prima volta».
«Il giudizio esterno resta lontano a una certa età. – conclude la band – Ti tocca quando sei piccolo perché i bambini te lo dicono in modo puro. Quella sensazione è quella che dovresti ricordarti ogni volta che ti viene da giudicare l’esterno. Lo slancio ci deve essere, se no vivi da solo».