Il cast di ‘Alfredino – Una Storia Italiana’ ci racconta le difficoltà sul set, più emotive che fisiche, e il peso della storia di Alfredino.
Alfredino – Una Storia Italiana va in onda in prima TV in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW. Nel cast, oltre ad Anna Foglietta, troviamo Francesco Acquaroli (il comandante dei Vigili del fuoco Elveno Pastorelli), Vinicio Marchioni (Nando Broglio, il vigile del fuoco che provò a tenere compagnia e a motivare Alfredo durante quelle terribili ore), Luca Angeletti (il padre di Alfredo, Ferdinando Rampi), Beniamino Marcone nei panni di Marco Faggioli, uno dei pompieri accorsi sul luogo della tragedia.
E ancora Giacomo Ferrara (Maurizio Monteleone, il secondo degli speleologi che provarono a recuperare il piccolo), Valentina Romani (la geologa Laura Bortolani), Daniele La Leggia (Tullio Bernabei, caposquadra del gruppo di speleologi e primo a calarsi nel pozzo) e Riccardo De Filippis nei panni di Angelo Licheri, l’Angelo di Vermicino, ultimo a calarsi nel pozzo e a provare a salvare Alfredo. Infine Massimo Dapporto sarà l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
«Nando Broglio è un vigile del fuoco che ancora oggi viene ricordato in tutte le caserme. – ci racconta Vinicio Marchioni – Perché già prima di Alfredino aveva fatto interventi straordinari. Non a caso fu chiamato perché tutti sapevano che aveva quel tipo di umanità. Come attore però è stato difficilissimo, perché è uno di quei ruoli che comportano un senso di responsabilità molto alto».
Diverso invece l’approccio di Massimo Dapporto.
«Ho seguito la vicenda perché ero già grandicello all’epoca. – spiega – Ci si collegava col televisore, si guardava ciò che succedeva a Vermicino. Sinceramente di questa tragedia ricordo tutto. Non ho avuto grandi difficoltà a fare ricerche su Sandro Pertini e a come si era avvicinato alla famiglia Rampi».
Alfredino, la difficoltà di interpretare gli speleologi
Per Francesco Acquaroli e gli attori chiamati ad interpretare gli speleologi il set è stato – in un certo senso – più fisico.
«Mi sono reso conto di quali fossero le reali dimensioni del pozzo e di ciò che devono aver provato le persone che stavano lì. – dice infatti Acquaroli – La prima volta che sono arrivato sul set e ho visto questo pozzetto, ho pensato che lì dentro c’era un bambino e mi si è stretto lo stomaco. Noi attori a volte dobbiamo stare attenti a non farci fregare dalla nostra emozione. Mi sono reso conto solo lì delle reali dimensioni di quella tragedia. Ho scoperto la realtà».
«Ho capito ciò che i personaggi hanno vissuto ed è stato difficile anche nella finzione. – aggiunge Daniele La Leggia – Sembrava tutto verissimo. Per me è stata la parte più difficile, dovevi connetterti con il nucleo del trauma. Mi ha fatto capire quanto ha unito le persone, come se la famiglia Rampi si fosse allargata».
«Il dramma di Vermicino è importante perché non racconta solo una tragedia, ma vuole incoraggiare lo spettatore raccontando che anche dal dramma si possono fare tante cose. – conclude Valentina Romani – Il potere di raccontare storie realmente accadute è quello di insegnare, mettendo davanti agli occhi gli errori del passato».