Louis Gonzales e Courtney Casper Kent ci raccontano ‘Nona’, il corto della serie SparkShorts di Pixar su una nonna ‘atipica’.
Da venerdì 17 settembre è disponibile su Disney+ il cortometraggio Nona, che – insieme a Vent’Anni – contribuisce al portfolio SparkShorts della Pixar. A parlarci di questa storia – basata sulla relazione atipica tra una nonna e sua nipote – sono il regista Louis Gonzales e la produttrice Courtney Casper Kent.
«Realizzare un corto SparkShorts è come riuscire a entrare in una scatola molto piccola. Avevamo però anche molta libertà creativa. – ci dice subito Courtney – Louis è arrivato con un’idea grandiosa su ciò che voleva fare. E questa è stata la sfida più grande perché non sapevamo quanto di questa idea sarebbe finita nel corto. Ovviamente bisognava essere creativi. Tutta la squadra ha lavorato per capire come realizzarla. Questa è stata la parte più difficile, ma anche la più gratificante e creativa».
L’idea di Louis è incentrata su una nonna, il cui piano di trascorrere una giornata speciale da sola guardando il suo programma televisivo preferito – E.W.W. Smashdown Wrestling – viene sconvolto da una visita inaspettata di sua nipote.
«Mi piaceva l’idea di questa nonna che non fosse basata sul classico stereotipo. – ci racconta Louis – Nei media vediamo sempre le dolci nonne che cucinano, ti baciano e ti amano. Anche le mie nonne erano così, mi amavano moltissimo. Ma avevano anche una forte personalità. Erano toste e da piccolo a volte ne ero intimidito. Volevo vedere questo aspetto nel mondo dell’animazione. Volevo raccontare questa storia, perché è una rappresentazione che non c’è. E, se devo essere onesto, in modo egoistico mi piaceva anche perché mi ricordava le mie nonne. Penso di aver vinto indipendentemente dal fatto che il corto sia bello o brutto. Ha un significato che va al di là della storia e del risultato. Grazie a questo corto ho scoperto che la più grande ispirazione è formare una famiglia, di qualsiasi tipo».
Nona e il gap generazionale
Uno dei temi centrali di Nona è, di fatto, anche la problematica del gap generazionale. Louis Gonzales finisce per raccontare questo aspetto della nostra società quasi involontariamente.
«A lavoro sto provando questa sensazione di essere il più vecchio. – ci spiega – Ci sono tantissime persone più giovani e più affamate di me, e devi farci i conti. Non puoi restare bloccato nel passato, devi andare avanti e prenderti cura del futuro. Ma anche farne parte, in un certo senso, senza combatterlo. Per me ha funzionato. Alla fine scriviamo storie su ciò che stiamo vivendo. Non era mia intenzione parlarne, ma più guardavo il corto più mi rendevo conto che fosse la storia del rapporto tra me e l’animazione».