Envoy, vincitori di LAZIOSound promosso da Regione Lazio, ci raccontano il singolo ‘Backwards’, uscito il 12 ottobre.
Si intitola Backwards il singolo di debutto di Envoy, vincitori di LAZIOSound promosso da Regione Lazio. Uscito il 12 ottobre, il brano è stato interamente registrato in analogico e affonda le sue radici nell’alternative rock di oltremanica.
«LAZIOSound è stata per noi un’esperienza importante. – ci spiega Enrico – Siamo stati costretti a fare una pausa per gli eventi che conosciamo. Non abbiamo suonato per un po’, ed è stato per noi un modo per riprendere a lavorare. Abbiamo tra l’altro conosciuto un gran numero di artisti che hanno partecipato all’iniziativa. E abbiamo vinto nella nostra categoria, ne siamo felicissimi. Ci ha permesso infine di avere una visione d’insieme su come si porta avanti un progetto ed è una cosa importante».
ENVOY, il singolo di debutto è Backwards
Backwards è un debutto dal sound minimalista, con influenze tratte dall’alternative britannico e dalla scena trip hop. È anche un debutto in linea con gli studi e le passioni di Enrico, ‘quasi geologo’ di 24 anni, specializzando in planetologia. Luc, italo-francese, ha 22 anni e uno spiccato french-touch sonoro. Infine Carlo, 23 anni, italiano di origini inglesi, è studente di Fisica e appassionato di fisica pura.
«Backwards in realtà è il nostro modo di dire chi siamo. Che cos’è Envoy? In questa canzone ci sono tutti gli stilemi, è un esempio perfetto del nostro sound. – ci dice la band – Non è un brano nuovo, è stato scritto qualche anno fa, ma può essere rivisto in chiave attuale. È una risposta fisiologica a ciò che è accaduto nel mondo. La ripresa ha fatto sì che ci trovassimo traumatizzati. Parla anche di una ricerca di qualcosa che forse abbiamo perso di vista. C’è chi lo trova e chi no. Dobbiamo cercare di recuperare una dimensione umana, in cui ciò che proviamo torni ad essere al centro».
Caratterizzata da un mix di suoni elettronici, influenze ambient, minimal con un profondo piglio meditativo, Backwards è una canzone riflessiva, che parla dello scorrere del tempo e dell’impossibilità di sottrarsi ad esso.
«Nonostante i nostri background molto diversi, ciò che ci ha unito è proprio la nostra diversità. – ci raccontano gli Envoy – Non abbiamo gli stessi gusti, ma abbiamo la stessa voglia di lavorare da soli e poi cercare di migliorarci insieme agli altri. Ci accomuna il fatto che non abbiamo molto in comune».
Foto: LAZIOSound Regione Lazio