Mateusz Urbanowicz torna a usare i suoi acquerelli per immortalare le ‘Notti di Tokyo’ nel nuovo volume edito da L’ippocampo.
Dopo il successo di Botteghe di Tokyo e quello della mostra ispirata al libro – ancora visitabile al Tenoha di Milano – Mateusz Urbanowicz torna con Notti di Tokyo, edito sempre da L’ippocampo. Che il maestro degli anime giapponesi fosse appassionato della capitale nipponica lo avevamo capito già dal precedente lavoro, in cui Urbanowicz si era divertito a scovare botteghe storiche e nascoste della città, perso nella caparbietà di immortalarne i dettagli e i colori. Notti di Tokyo svela un amore per la metropoli ancora più profondo, più intimo, legato inevitabilmente ai suoi panorami notturni.
«Quando sentivo la pressione della vita quotidiana farsi opprimente. – scrive Urbanowicz nell’introduzione – Dopo il lavoro tornavo nel mio piccolo monolocale giusto il tempo di posare la borsa e uscivo di nuovo per vagabondare senza meta nella città notturna».
«Le notti di Tokyo sono molteplici e le sue sfaccettature tutte da scoprire», aggiunge poi l’illustratore. Spiegando in che modo «queste passeggiate» lo abbiano ispirato a realizzare «delle vedute notturne ad acquerello». In quel periodo, Urbanowicz realizzò dieci tavole che hanno dato di fatto il via all’intero lavoro. E che – come Botteghe di Tokyo – si divide in capitoli tematici. Sul finale contiene poi una conversazione tra Mateusz e Makoto Shinkai, animatore e regista giapponese, e un intero capitolo – piuttosto didascalico – sulla realizzazione delle tavole.
Notti di Tokyo e i contrasti delle metropoli
Proprio come con le sue Botteghe, ad attirare l’occhio di Mateusz Urbanowicz non sono luoghi celebri o turistici, ma angoli nascosti in cui i colori della città regalano all’osservatore giochi di luce unici e spettacolari. Se son stati tuttavia i dettagli delle botteghe e le loro strutture a guidare il pennello di Mateusz nel primo lavoro, in Notti di Tokyo l’illustratore si è lasciato affascinare dalle variazioni del cielo. E dal modo in cui il buio – monotematico anche nella scelta dei colori dell’edizione – gioca con il cemento e la vita notturna della città.
Botteghe di Tokyo aveva in sé un intento formativo e nobile nel preservare – quantomeno nell’immaginario – realtà sempre più dimenticate dai suoi cittadini. Le Notti di Tokyo si dipanano invece nel contrasto – amato e odiato da Urbanowicz – tra i colossi industriali di cemento e la bellezza della tradizione. L’autore non perde occasione, in ogni tavola, di spiegarci cosa lo abbia colpito di ogni singolo fermo immagine che ci mostra, prendendosi spazio stavolta anche per descriverci la tecnica utilizzata. Un esercizio di stile che non annoia. Anzi, che ci conduce per mano non solo nei disegni, ma anche nel mondo del suo autore, intenzionato a spiegarci metodo e strumenti.
Rispetto a Botteghe, Notti di Tokyo – anche per questo – è più immersivo. È il mondo di Urbanowicz che finisce per avvolgerti. E sembra quasi di aver passeggiato con lui tra le strade notturne della città. Di aver fotografato – come Mateusz – migliaia di vicoli e di incroci, per poi renderli eterni sulle pagine.