Tutto ciò che è stato anticipato da Netflix Italia su ‘Wanna’, la docu-serie sulla storia di Wanna Marchi presto sulla piattaforma.
Si intitola Wanna (Fremantle Italy) e prevedibilmente il documentario su Wanna Marchi appena annunciato da Netflix Italia ha già creato scalpore. La docu-serie è stata presentata ufficialmente durante l’evento di lancio del nuovo ufficio italiano della piattaforma e, per il momento, i dettagli a disposizione sono pochi.
Giovanni Bossetti, Manager per i contenuti non fiction italiani, anticipa che il progetto conta quattro puntate ed è diretto da Nicola Prosatore.
«Abbiamo voglia di raccontare storie molto conosciute, ma in modo sorprendente. – chiarisce Bossetti a Michela Giraud – C’è una parte della storia di Wanna Marchi che conosciamo bene e aspetti di questa storia più sommersi e più sorprendenti».
La parola passa poi all’autore Alessandro Garramone e al produttore Gabiele Immirzi, che si soffermano più sul tema del racconto.
«Diciamo che l’idea sarebbe venuta a tutti i bambini degli anni ’80 che hanno visto la televisione in quegli anni e che forse l’hanno subito anche un po’ subita. – dice Garramone – Ci siamo messi a pensare al racconto. Si è spesso parlato di Wanna Marchi, ma nessuno ne ha mai raccontato tutta la storia. Ed è una storia in realtà, per noi che ci stiamo lavorando da un po’, incredibile e in alcuni casi inedita. Abbraccia tre decenni e manifesta capacità di rigenerazione del personaggio che, al di là di tutto, sono incredibili. Abbiamo creato un racconto obiettivo, per certi versi non giudicante. Gli atti giudiziari, le condanne, il carcere sono lì. Sono dati di fatto. Non sta a noi rifare i processi e non ci interessava. Ma volevamo capire questo: se esiste Wanna Marchi, qualcuno voleva Wanna Marchi».
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«Una vicenda che ha una giusta distanza storica» aggiunge poi Immirzi.
«Tutti ce la ricordiamo per sommi capi, ma non fino in fondo. – continua – La cosa che mi piace della docu-serie è che è un’esplosione di colore. Un tuffo nella memoria nelle tv private, un mondo che tutti noi da bambini vedevamo facendo zapping. È un progetto colorato, vivace e divertentissimo. Al di là dell’aspetto criminale e della storia drammatica da seguire, l’impatto con quel mondo è veramente un tuffo nella nostra infanzia».