A Milano la retrospettiva che esplora trent’anni di fotografia attraverso lo sguardo provocatorio e raffinato di Talia Chetrit.
10 Corso Como a Milano presenta Gut, la più ampia personale dedicata all’artista statunitense Talia Chetrit. La mostra esplora il lavoro della fotografa attraverso un’ampia gamma di temi che spaziano dalla rappresentazione del sé alla sessualità, fino alle dinamiche di potere. Il tutto attraverso immagini che fondono poetica e provocazione, sempre elaborate con grande cura compositiva.
Attraverso autoritratti, scene familiari, nature morte e fotografia di strada, Chetrit sfida le convenzioni dei generi fotografici, interrogandosi sulle dinamiche psicologiche che si attivano quando diventiamo il soggetto di un’immagine. Le sue fotografie, infatti – realizzate dal 1994 al 2023 – dialogano tra loro, creando un ponte tra il passato e il presente della sua carriera. Il titolo Gut evoca il coraggio e l’istinto, riflettendo la complessità emotiva e formale delle opere esposte.
Tra le fotografie presenti, lavori come Logo (1996/2017) e Face #1 (1994/2017), in cui l’artista ritrae le sue amiche adolescenti con una consapevolezza sorprendente. E Murder Picture #3 (1997/2017), che esplora la fascinazione per la violenza e il voyeurismo attraverso una scena ispirata ai crimini di cronaca.
L’artista riflette anche sulle dinamiche temporali, ricontestualizzando opere giovanili per appiattire il tempo e indagare come la fotografia influenzi il nostro modo di percepire la realtà. Le opere più recenti, come Untitled (Body) del 2018 e Self-portrait (Mesh Layer) del 2019, esprimono l’interesse di Chetrit per l’autorappresentazione femminile, fondendo intimità e auto-parodia.
Anche le relazioni familiari sono ben rappresentate nella mostra: Chetrit ritrae i membri della sua famiglia, tra cui sua madre, suo padre, il compagno e il figlio, usando il linguaggio della moda per scomporre gli stereotipi familiari. Sebbene abbia lavorato con grandi marchi, nei suoi scatti artistici la moda rimane un elemento sottile, funzionale alla sua ricerca sulle convenzioni sociali.
La fotografia di Chetrit oscilla tra vicinanza estrema e distacco radicale. Mentre i suoi ritratti creano una forte connessione emotiva, le vedute urbane catturate con un teleobiettivo sembrano distanti e prive di coinvolgimento emotivo. Le nature morte, come Angels (1995-2022) e Rubber Nipple (2021), evocano tensioni psicologiche, con un uso drammatico di luci e ombre che richiama temi come l’amore, il conflitto e la genitorialità.
Il lavoro di Talia Chetrit è intriso di contraddizioni che l’artista abbraccia pienamente, giocando con la finzione e mettendo in discussione le dinamiche della rappresentazione. Così, ogni opera invita a riflettere sulle relazioni umane e sui modi in cui la rappresentazione modella e perpetua queste interazioni.
Talia Chetrit
Gut
A cura di Alessandro Rabottini e Anna Castelli
Galleria 10 Corso Como
18 settembre – 17 novembre 2024
Foto di Jacopo Menzani da Ufficio Stampa