(Adnkronos) – Il regista spagnolo Carlos Saura, in continua lotta con la censura fino alla morte del dittatore Francisco Franco e poi simbolo dell’impegno nel post franchismo, è morto oggi nella sua casa di Madrid all’età di 91 anni per un’insufficienza respiratoria. La scomparsa è avvenuta un giorno prima che l’Accademia Spagnola delle Arti e delle Scienze Cinematografiche gli consegnasse il Goya d’Onore a Siviglia. Il suo ultimo film, ‘Las paredes hablan’, è uscito una settimana fa in Spagna, segno, secondo l’Accademia, “della sua instancabile attività e del suo amore per la professione fino all’ultimo momento”.  

Saura avrebbe dovuto ritirare domani sera il premio Goya d’Onore 2023 alla cerimonia dei Goya; un premio per il quale aveva espresso la sua gratitudine, dicendo: “Sono stato fortunato nella vita facendo ciò che mi attraeva di più: ho diretto cinema, teatro, opera e ho disegnato e dipinto per tutta la vita”. 

Nato come Carlos Saura Atarés a Huesca il 4 gennaio 1932, fratello del pittore Antonio Saura Atarés (1930-1998), il regista ha ricevuto tre volte nomination all’Oscar al miglior film straniero: ‘Mamà compie 100 anni’ nel 1980, ‘Carmen Story’ nel 1984, e ‘Tango’ nel 1999. Carlos Saura ha avuto un lungo sodalizio artistico con Geraldine Chaplin, figlia del grande Charlie Chaplin, che divenne in seguito la musa e la protagonista di molti suoi film, a partire da ‘Frappé alla menta’ (1967), che vinse al Festival di Berlino l’Orso d’argento nel 1968 e, poi ‘Lo stress è tre, tre’ (1968), ‘La tana’ (1969), ‘Anna e i lupi’ (1973). Il rapporto artistico divenne anche una lunga relazione sentimentale, da cui nel 1974 nascerà uno dei sette figli del regista. Il sodalizio artistico con Geraldine Chaplin continuò con ‘Cría cuervos’, che nel 1976 vinse a Cannes il premio speciale della giuria, con ‘Elisa, vita mia’ (1977), ‘Gli occhi bendati’ (1978) e ‘Mamà compie 100 anni’ (1979). 

Provvisto di una profonda cultura pittorica e musicale, grazie anche al fratello Antonio, Carlos Saura esordì con “Los golfos” (1960), cui seguì “La caza” (1965), nei quali offriva una rappresentazione della società spagnola realistica e fortemente critica, ricca di ispirazioni letterarie e suggestioni estetiche. Vittima della censura fino alla morte di Franco, con “Cria cuervos” (1975) Saura iniziò ad approfondire l’analisi dei comportamenti di ristretti gruppi familiari, raggiungendo una maturità espressiva e uno stile personale allegorico e visionario in cui si fondono, spesso con esiti originali, echi di Luis Buñuel, Alfred Hitchcock e Jean-Luc Godard. 

Tra gli altri suoi film “El jardin de las delicias” (1970); “Elisa, vida mia” (1976); “Eldorado” (1988); “Flamenco” (1995); “Taxi” (1996); “El séptimo día” (2004); “Iberia” (2005); “Fados” (2007); “Io, Don Giovanni” (2009). Saura ha diretto anche i documentari “Flamenco, Flamenco” (2010), “Zonda: folclore argentino” (2015) e “Renzo Piano, an architect for Santander” (2018). (di Paolo Martini) 

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