‘Art Crimes’: uno sguardo ironico ma profondo, in cui Angelo Accardi invita a riflettere su dove finisca l’ispirazione e dove cominci il plagio, ma sopratutto a lasciarsi emozionare dall’arte.
All’interno della storica Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, prende vita Art Crimes, la mostra site-specific di Angelo Accardi, artista italiano noto per la sua cifra stilistica che intreccia pop surrealismo, citazionismo colto e provocazione narrativa.
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Il crimine nell’arte come atto creativo: intervista ad Angelo Accardi e Nino Florenzano
Come racconta lo stesso Accardi nella nostra intervista realizzata per il podcast Art Crimes Dialogues, l’opera principale per questa mostra – una rivisitazione della Scuola di Atene di Raffaello – mette in scena artisti del Novecento colpevoli di appropriazione artistica. Con uno sguardo ironico ma profondo, Accardi si inserisce all’interno del dipinto stesso in un gesto di auto-denuncia simbolica. Una chiara dichiarazione di come l’arte si sia sempre nutrita del passato, in un ciclo virtuoso di furti e reinvenzioni.
Era giovanissimo quando, vedendo per la prima volta la Scuola di Atene di Raffaello, ne rimase folgorato: per la grandezza dell’opera, per la sapienza di questo artista. Di come aveva rappresentato questo manifesto del sapere universale. Emozione che è stata riconfermata quando circa un anno fa, ha visto il cartone preparatorio della Scuola di Atene, conservato proprio alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
«In quest’ultima occasione ho colto tra le pieghe della rappresentazione, che Raffaello aveva saccheggiato alcuni aspetti dei suoi creativi contemporanei. Lo sfumato di Leonardo, la prospettiva del Bramante e del Sangallo. La monumentalità delle figure di Michelangelo». Questa presa di coscienza ha fatto scattare la scintilla «che mi ha messo in condizione di pensare che tutti gli artisti, chi più chi meno, hanno rubato, saccheggiato quanto era stato fatto prima. È proprio una questione di evoluzione: per evolvere, per fare meglio. Così abbiamo strutturato questa mostra dandogli un’atmosfera di mistero con questo titolo Art Crimes che fa immaginare un thriller dove abbiamo svelato alcuni dei grandi furti intellettuali».
La Veneranda Biblioteca Ambrosiana, luogo del crimine
In quest’ottica, anche la scelta della sede della mostra, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, con i suoi capolavori custoditi nei secoli, non è casuale. Come spiega Nino Florenzano ai nostri microfoni, si tratta di uno dei primi esempi di museo moderno, un luogo del crimine dove gli artisti di ogni epoca hanno potuto studiare, rubare conoscenza e ispirazione.
Con il suo pop surrealismo lucido, Angelo Accardi crea delle vere e proprie scenografie pittoriche dove personaggi iconici della cultura contemporanea dialogano con simboli classici. Come Francis Bacon che chiede quasi a Velazquez se la sua rappresentazione di Papa Innocenzo X sia stata all’altezza dell’opera originale. O lo struzzo, elemento iconico delle opere dell’artista, che qui rappresenta l’intelligenza artificiale, evocando il timore di un’arte disumanizzata e auspicando un ritorno alla bottega rinascimentale, dove la mano e la sensibilità dell’artista rimangono al centro del processo creativo.
Un talk metafisico tra passato e presente, che si interroga sull’appropriazione, l’omaggio e il plagio
Una sorta di salotto visivo, dove personaggi distanti nello spazio e nel tempo, si incontrano in dialoghi impossibili. Come definito da Florenzano, si tratta di veri e propri talk show metafisici dove ogni personaggio ogni colore e composizione sono elementi di un racconto multilivello, capace di far riflettere sul ruolo dell’arte nella contemporaneità.
«Ovviamente esistono i falsari, professione che ha in un personaggio come Eric Hebborn uno dei massimi esponenti. Lui ha addirittura denunciato che molti musei detengono opere sue, ovviamente con le firme dei vari De Chirico o Velasquez: quindi opere postume, assolutamente false. Ovviamente il sistema museale internazionale si è chiuso un po’ a riccio cercando di occultare qualsiasi informazione riguardo questo grandissimo professionista perché riusciva a imitare il segno di Dürer, il tratto di Leonardo in modo eccelso». Una forma d’arte certo che, come ci ricorda Florenzano, è passibile penalmente. Al contrario le appropriazioni di cui parla Accardi nelle sue opere «Sono quelle necessarie per ogni artista per evolvere, per fare un passo avanti nel proprio stile e nelle proprie poetiche espressive».
Tale studio, tale appropriazione può essere gestita poi in modo diverso: come ready made o come semplice passaggio per la propria crescita.
«Angelo Accardi ha fatto un utilizzo espressivo del citazionismo, utilizzando i tanti personaggi che fanno parte del suo pantheon personale. È un atto di amore nei confronti di questi grandi artisti che lui reinterpreta creando nuove chiavi semantiche. Un proprio alfabeto espressivo che utilizza di volta in volta per i vari personaggi».
In un’epoca fatta di immagini veloci e contenuti effimeri, Art Crimes chiede tempo e attenzione. È un invito a interrogarsi a rivedere con occhi nuovi gli artisti saccheggiati, reinterpretati o omaggiati. A riflettere su dove finisca l’ispirazione e dove cominci il plagio, ma sopratutto a lasciarsi emozionare dall’arte.
Foto: Michele Stanzione