Il 18 aprile ha debuttato su Disney+ la seconda stagione di Light & Magic, la serie (in tre parti) che racconta la storia, le sfide e le meraviglie della Industrial Light & Magic, l’area dedicata agli effetti speciali di Lucasfilm. In questi episodi, ci concentriamo in particolare sul periodo probabilmente più impegnativo e rivoluzionario per la compagnia: l’alba del digitale. Dalla creazione del primo personaggio completamente realizzato in computer grafica alla risoluzione di sfide e conflitti: è un’epoca che vede la ILM raggiungere nuove vette di innovazione, nonostante drammatiche battute d’arresto.
Si inizia, nello specifico, da Jurassic Park, come sottolinea Joe Johnston, produttore esecutivo e regista. «È abbastanza risaputo che è con quel film che tutto cambia nella storia del cinema. – commenta – La tecnologia digitale è diventata valida anche per gli effetti visivi. Ci tenevo tuttavia a raccontare l’effetto che lo stesso George Lucas ha avuto sulla tecnologia digitale. Le sue influenze e i suoi contributi, ma anche le cose che ha inventato o ha ispirato: è uno dei focus di questa seconda stagione». Non è stato complicato ricostruire la storia della tecnologia digitale e del suo avvento nel cinema grazie alle ore di filmato già presenti in archivio, compresi i meeting, le discussioni, i brainstorming. Un momento unico della storia cinematografica – in breve – immortalato per sempre su pellicola.
Light & Magic: la ILM e il lavoro su Star Wars – Episodio I – La minaccia fantasma
Uno dei film presi in esame in questa seconda stagione è, ad esempio, il lavoro su Star Wars – Episodio I – La minaccia fantasma del 1999. «Soprattutto con quel film – dice Janet Lewin, Senior Vice Presidente e General Manager della ILM – catturiamo la vulnerabilità nel lavorare a questi progetti e il fatto che ci mettevamo anima e cuore. C’era però anche un po’ di sindrome dell’impostore e il peso dell’arduo compito di creare le prime creature digitali. Così come quello di creare il maggior numero di effetti visivi mai realizzati».
In particolare, il personaggio di Jar Jar Binks – interpretato da Ahmed Best – all’epoca era assolutamente rivoluzionario, ma non venne così apprezzato. «All’epoca dovevamo affrontare diverse cose. – dice proprio Ahmed Best – Nel 1999 ci fu un grande cambiamento nella produzione cinematografica in generale. Il digitale stava arrivando. Molte persone erano dunque reticenti all’idea che il digitale avesse la meglio sull’analogico. E poi c’era la paura che i personaggi digitali prendessero il sopravvento su quelli reali. È la stessa discussione che stiamo avendo ora sull’intelligenza artificiale. Il cambiamento porta sempre con sé la paura che le cose non funzionino. Ci stavamo muovendo dal 20esimo al 21esimo secolo. Si lamentavano tutti, persino mio padre collezionava monete nel garage. Se ho accettato quel ruolo è solo merito di George Lucas, che è sempre stato all’avanguardia».
Jar Jar è stato, dunque, «un perfetto parafulmine per quelle reazioni negative», dice Ahmed. «George disse a me e a Rob (Coleman, Direttore Creativo della ILM, ndr) che tra 20 anni la storia sarebbe stata sicuramente diversa. – continua Best – Me lo disse già all’epoca. Era difficile da accettare, ma ripensandoci ora aveva assolutamente ragione. Ora è tutto diverso». All’epoca non era solo tecnologia avanzata, ma anche arte. «John (Knoll, Chief Creative Officer e Sr. VFX Supervisor di ILM, ndr) e Rob creavano software basati sulla mia performance – continua l’attore – ed è stato come vedere un intero mondo aprirsi, con all’interno un potenziale infinito. Sfortunatamente, non ho potuto contribuire come volevo a causa delle critiche ed è stata dura». La storia, insomma, si ripete. In fondo, però, a scrivere la storia sono soprattutto i visionari come George Lucas, che sembrava ripetere sempre: «Troverete un modo».
Rob Coleman racconta ad esempio la scena della Grande Armata Gungan che marcia in guerra. «Non sapevamo però come creare la folla. – dice il Direttore Creativo – Potevo inserire massimo dieci personaggi nel mio software e animarli. Non c’era alcuna possibilità di crearne centinaia o migliaia. Pensavo che non ce l’avremmo mai fatta. Ma la ILM ha sempre puntato sull’innovazione e sul suo DNA. C’erano palpitazioni e preoccupazioni. Non sempre eravamo d’accordo con George, perché pensavamo Ce la faremo?. Lui però diceva Provaci e poi torna da me. E andava sempre così».
L’altro tema su cui si concentra la serie è la competizione nel mondo del cinema, che comunque ha velocizzato anche lo sviluppo. «Eravamo gli unici – dice Janet Lewin – e poi, all’improvviso, era pieno di strutture e aziende, alcune delle quali create da ex dipendenti della ILM che, nel mentre, erano diventati molto affamati e molto innovativi. Questo ci ha costretto a pensare in modo differente e a muoverci più velocemente. La comunità degli effetti visivi è molto piccola, c’è molta contaminazione e la gente si sposta. C’è collaborazione tra le varie realtà. WETA è uno dei nostri più grandi competitor, ma è anche un alleato. Lavoriamo insieme e ci ispiriamo a vicenda». Come riassume benissimo Ahmed, «Jar Jar ha camminato così che Gollum potesse correre e Na’vi volare».
Effetti visivi e arte
Quanto tutto ciò ha a che fare, nello specifico, con l’arte? Secondo Doug Chiang – Senior Vice Presidente e Executive Design Director di Lucasfilm – tantissimo. «Avevo 15 anni quando ho visto Star Wars e sapevo di voler fare questo. – racconta – Ho imparato a disegnare studiando proprio gli sketchbook di Joe per Star Wars. Non sono andato a una scuola d’arte, ma ho visto le persone dietro le quinte ed ero intrigato dal talento di chi è dietro la telecamera. Pensavo di dover studiare cinema e così ho fatto. Ironico che il mio primo lavoro sia stato artistico, relativo agli storyboard. E poi ho imparato strada facendo. Non dico che è così che si fa, ma io ho imparato guardando il lavoro di Joe, di Ralph e dei miei eroi artistici».
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Per Doug, la ILM è stata proprio una scuola artistica, che gli ha permesso di apprendere stili differenti e fare esperienza. Non è un caso che la ILM abbia un programma specifico – la Jedi Academy – che offre corsi sia artistici che tecnici. Tutto, in fondo, nasce sempre da uno storyboard.