‘Not in My Name’: il blitz di Laika contro il programma ReArm Europe

Roma si sveglia con un grido d’arte. Nella mattina del 14 marzo, le strade della Capitale si è riempitaono di centinaia di poster firmati Laika, street artist che non ha paura di dire quello che pensa. Il bersaglio è il programma ReArm Europe, voluto da Ursula Von der Leyen e appena approvato dal Parlamento Europeo. Con una reinterpretazione provocatoria della bandiera UE – le 12 stelle sostituite da 12 granate – Laika lancia un messaggio forte e chiaro. No alla corsa agli armamenti, sì a un’Europa di pace e giustizia.

Il blitz di guerrilla poster-art è un pugno nello stomaco visivo. Sparsi per tutta la città, i manifesti denunciano gli 800 miliardi di euro destinati alle armi. Fondi che, secondo Laika, mancano a sanità, istruzione e welfare. “Dopo anni di politiche di austerità che hanno messo in ginocchio lavoratori e piccoli imprenditori di tutto il continente, l’Unione Europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, riesce a trovare 800 miliardi per armarsi fino ai denti. Questo è un insulto a tutti noi elettori. Cittadini comuni che andiamo alle urne per eleggere una classe dirigente che ci rappresenti”, dichiara l’artista.

Laika not in my nameLaika not in my name
Laika not in my name

E ancora: “Questi 800 miliardi di euro, sottratti a sanità, istruzione e welfare – continua Laika –, trasformeranno l’Europa in un paese pieno di soldati, ma se ci si ammala di tumore si aspettano otto mesi per il referto. Un’immagine che colpisce, un’accusa che brucia.

Per Laika, la vera difesa dell’Europa non passa per l’escalation militare, ma per “la diplomazia, il dialogo e la cooperazione. La sua arte diventa un megafono contro un’UE che, a suo dire, privilegia le industrie belliche e la finanza, ignorando i bisogni dei cittadini. “Chi spende per le armi investe sulla distruzione, non sul futuro”, aggiunge, con una critica che risuona come un appello urgente.

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L’azione della street artist è più di un gesto artistico: è un richiamo alla mobilitazione. Per sabato 15 marzo, quando le piazze di Piazza del Popolo e Barberini si riempiranno di voci a difesa dell’Europa, l’artista invita a riflettere: “La pace non si costruisce con più eserciti, ma con più giustizia sociale. Il ReArm Europe consegnerà l’Unione Europea direttamente nelle mani dei nazionalisti di estrema destra”. I suoi poster, sparsi come semi di dissenso, sono un ponte tra l’arte di strada e la protesta civile, un modo per dare forma visibile a un’idea: un’Europa diversa è possibile.

Immagini da Ufficio Stampa