“La cosa interessante è tradurre temi che partono dalla scienza e dalla fisica e trovare l’aspetto poetico e filosofico di questi temi, per poi mettere insieme mondi diversi”, ha dichiarato Mattia Carretti
Tra i creatori di mondi che fino al 23 luglio dialogheranno nelle stanze di Palazzo Cipolla, all’interno della mostra Ipotesi Metaverso, c’è anche fuse*, lo studio artistico multidisciplinare diretto dai fondatori Luca Camellini e Mattia Carretti, che indaga le possibilità espressive delle tecnologie digitali con l’obiettivo
di interpretare la complessità dei fenomeni umani, sociali e naturali.
In Ipotesi Metaverso fuse* ha portato Multiverse .echo, l’adattamento inedito di Multiverse, installazione audiovisiva sull’omonima teoria che immagina la coesistenza di infiniti universi possibili e paralleli, al di fuori del nostro spazio-tempo. L’installazione si basa sulla teoria di Lee Smolin, fisico statunitense che propone l’ipotesi che il nostro universo sia solo uno di tanti all’interno di una dimensione molto più estesa (il multiverso), dove ogni cosmo si forma dal collasso conseguente alla formazione di un buco nero. In Multiverse .echo, un susseguirsi di dipinti digitali di diverse dimensioni crea un collage di visioni parallele ma lontane, simili ma discordanti: una serie di finestre che, attraverso prospettive uniche, esprimono la ciclicità e l’eterna sequenza di morte e rinascita comune a tutti gli elementi dell’universo.
“Serena Tabacchi, che conosce bene il nostro lavoro, ha pensato che potesse essere inserito nel contesto e l’idea è che ognuno di noi vive in un proprio universo soggettivo personale, determinato dalla nostra esperienza“, ha raccontato Mattia Carretti.
Parlando in generale del progetto fuse*: “E’ importante avere competenze diverse e molto verticali e una sensibilità poetica e artistica che fa funzionare l’esperienza nel suo complesso. Noi lavoriamo in modo artigianale, con il codice, ed è un elemento importante perchè ti dà l’idea di un’opera che viene creata con la cura di un artigiano, ma digitalmente. La cosa interessante è tradurre temi che partono dalla scienza e dalla fisica e trovare l’aspetto poetico e filosofico di questi temi, per poi mettere insieme mondi diversi”
E sono proprio mondi paralleli, apparentemente lontani ma in realtà comunicanti, quelli rappresentati in Ipotesi Metaverso: la mostra, curata da Gabriele Simongini e Serena Tabacchi, è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale ed è nata dall’intuizione del professor Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione. E’ visitabile fino al 23 luglio a Palazzo Cipolla, in via del Corso, a Roma.