Sono Alessandro e Leo Gassmann a raccontarci la grande mostra Vittorio Gassman. Il Centenario, aperta dal 9 aprile negli spazi espositivi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, AuditoriumGarage. È la prima mostra dedicata interamente all’attore ed è indubbio che Alessandro e Leo abbiano uno sguardo più profondo e indiscutibilmente più attento.
LEGGI ANCHE: Leo Gassmann: «Voglio fare musica che rappresenti anche le minoranze»
«È una mostra importante perché ricorda un personaggio importante della cultura del ‘900 italiano. – ci dice Alessandro Gassmann – Era anche mio padre, ma questo è abbastanza ininfluente in questo senso. Credo sia fondamentale ricordare il passato per riproporlo in futuro. È una mostra importante soprattutto per la generazione di mio figlio. Quella di mio padre era una generazione di ragazzi che uscì dalla seconda guerra mondiale, dal fascismo e si trovò in un paese devastato dalla guerra. Ebbero comunque la forza di ripartire con capacità e determinazione. In un periodo drammatico come quello del Covid e della guerra vicina a noi, può essere per i giovani oggi un’indicazione per ripartire. Ci auguriamo con lo stesso talento e successo».
Oltre 1.000 metri quadri espositivi per raccontare l’attore, il regista, lo scrittore, il maestro. E quattro sezioni per apprenderne gli insegnamenti: il teatro, il cinema, la televisione, la poesia e la scrittura.
«Sono felice – ci dice Leo Gassmann – perché ci sono cose che non avevo mai visto, tra oggetti e filmati. È una mostra importante perché rappresenta un periodo storico in cui c’erano guide che ispiravano anche le persone a fare scelte giuste nella società. Figure che raccontavano anche una cultura italiana che oggi non c’è più. I ragazzi potranno venire qui e farsi ispirare da ciò che nonno ha fatto per il nostro paese e per il cinema in giro per il mondo».
Alessandro e Leo raccontano Vittorio Gassman
Se c’è un pregio che scorre nel DNA dei Gassman (poi Gassmann) è indubbiamente un amore spassionato per la cultura.
«Papà mi ha sempre lasciato molto libero di commettere i miei errori. Così come di godermi le mie vittorie, come immagino nonno abbia insegnato a papà. – ci dice Leo – L’insegnamento che ho ricevuto è quello di essere me stesso, essere umile e stare dalla parte dei più deboli. Mi hanno insegnato che la cultura va portata anche dove non ha mai battuto i propri raggi. Mi trovo affine a questo modo di interpretare l’arte, e nel mio caso la musica».
Nella mostra c’è anche la mitica auto Lancia Aurelia B24S del Sorpasso. Ed è proprio Alessandro a chiudere l’intervista citando il film di Dino Risi.
«Casualmente ci troviamo davanti alla macchina del Sorpasso, considerato uno dei film più iconici di mio padre. – dice – Credo che sia una fotografia cinica e lucida dei difetti di noi italiani che, guarda caso, nei decenni sono cambiati molto poco».
L’esposizione è a cura di Alessandro Nicosia, Diletta d’Andrea Gassmann e Alessandro Gassmann ed è prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare e promossa dagli eredi Gassman e dalla Fondazione Musica per Roma, con l’apporto determinante dell’Archivio Luce e di Cinecittà.