Manfredi Lucibello ci racconta il documentario che prova a fare luce su quanto accaduto nel 2001 alla Biennale di Tirana.

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È stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma – nella sezione Freestyle Arte – Il Complotto di Tirana, documentario di Manfredi Lucibello che ricostruisce la storia incredibile di quanto accaduto – ormai più di venti anni fa – alla Biennale di Tirana. Parliamo del Complotto di Tirana – appunto – una delle più grandi performance della storia dell’arte contemporanea. È il dicembre del 2000: il celebre fotografo Oliviero Toscani accetta l’invito del critico d’arte Giancarlo Politi a curare una sezione della prima edizione della Biennale di Tirana.

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Toscani decide di presentare quattro artisti controversi: il presunto pedofilo Dimitri Bioy, il pornografo Marcello Gavotta, l’attivista ricercata dal governo nigeriano Bola Equa e il fotografo ufficiale di Bin Laden, Hamid Picardo. Da qui inizia una grande beffa, i cui reati oggi sono prescritti: anche per questo motivo, Lucibello cerca di dipanarne la matassa, per riflettere sul ruolo della critica e sulla stessa essenza dell’arte. Nel documentario, ascoltiamo anche la verità di Oliviero Toscani e Marco Lavagetto, l’artista che all’epoca – di fatto – finse di essere Oliviero Toscani (che in realtà non c’entrava e non ne sapeva nulla).

Il Complotto di Tirana: performance o protesta?

«Ho scoperto questa storia per caso. – ci racconta a Roma Manfredi Lucibello – Ho letto un articolo e da lì mi è venuta la curiosità di scoprirne di più. Pian piano siamo arrivati a Marco Lavagetto, autore di questa storia incredibile». Incredibile sì, ma per nulla difficile da raccontare tanto è stato «interessante lavorarci. – aggiunge Lucibello – Non è mio compito giudicare, non deve farlo nessuno. Io devo raccontare storie e questa è una storia che andava raccontata». Il documentario – pur mostrando una storia vera, genera in realtà una serie di domande a cui il regista sostiene di non sapere (e poter) rispondere.

«Non so – ci dice – cosa sia l’arte, però cerco di affrontare un altro tema: che cos’è il mercato dell’arte? Penso che questo film una risposta la dia in fondo. Se invece mi chiedi chi si è mosso meglio, il finto Oliviero Toscani o il vero, una risposta la dà lo stesso Toscani. Lui dice che non avrebbe saputo fare meglio. Secondo me, questa è stata una grande operazione artistica. Poi che abbia dentro di sé una protesta può darsi. Oggi, se guardi ai grandi autori, in qualche modo potrebbe esserlo anche il complotto di Tirana». Ma in fondo, chiosa Lucibello, «il cinema racconta storie e non ha niente a che vedere con la morale. Quella la fanno gli altri».

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