Era novembre 2020 quando veniva presentata ufficialmente l’iniziativa ‘Scena Unita’, che ha visto scendere in campo numerosi artisti italiani. Il fondo di solidarietà partito dall’iniziativa degli artisti stessi, da allora, ha realizzato un’operazione di welfare nei confronti dei lavoratori più fragili. Sostenuti da partner importanti e da 113 brand, la cifra totale raccolta ammonta a 4.780.000 euro gestiti da Cesvi che ne garantisce un impiego trasparente e rapido con priorità ai soggetti maggiormente in difficoltà.
“Per aiutare questo settore non bastava più una raccolta in crowdfunding dai cittadini che si erano già spesi largamente”, esordisce Fedez. “Continuare a chiedere denari alla popolazione sarebbe stato non solo inefficace ma anche poco coerente col periodo. L’idea iniziale era far sì che ogni artista potesse sfruttare i rapporti già in essere con brand, agenzie di booking e case discografiche per dare vita a una cordata che portasse in un incubatore comune più fondi possibile”.
“Così ci siamo mossi per capire come usare quei denari e Cesvi aveva la struttura adatta per la loro erogazione”, continua Fedez che annuncia anche l’apertura di una propria Fondazione per portare avanti obiettivi e progetti nei prossimi mesi. “Dalla prima chat di gruppo in cui eravamo io, Shade, Achille Lauro, Calcutta, Ermal Meta, Manuel Agnelli si sono aggiunti colleghi che mi hanno scritto personalmente. C’è stato un passaparola fantastico e si è formata una macchina che ha coinvolto un comitato tecnico scientifico con esperti e persone che hanno subito la crisi”.
“Nei primi dieci giorni abbiamo raccolto 2 milioni e col passare del tempo siamo arrivati a oltre 4 milioni”, spiega Fedez. “Sono convinto che lo schema di Scena Unita poteva fare di più: potevamo raccogliere molti più denari ma quello che abbiamo raggiunto resta un risultato incredibile. Soprattutto perché nato da un moto spontaneo di artisti, aziende e lavoratori”.
C’è una certa delusione nel tono di Federico, che anche via Instagram ha sottolineato questa sensazione. Ma l’artista specifica: “È un mea culpa quello che faccio perché forse non sono riuscito a trasmettere l’idea che avevo in testa io. Quando dico che potevamo raccoglierne venti di milioni è perché tanti artisti si sono messi in gioco ma cinicamente so quello che fa più leva per raccogliere. E se anche gli artisti più grandi avessero messo in campo altre idee come hanno fatto tanti dei più giovani probabilmente oggi saremmo più orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Non mi sto lamentando ma noi, e io in primis, non siamo riusciti trasmettere l’entusiasmo che avevo in testa”.
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Infine, le parole alle autorità. “Parliamo di una situazione in generale ma c’è un Ministero e c’è un Ministro. C’è stato un dialogo con Franceschini in questi mesi e io stesso ho ricevuto un messaggio che annunciava l’approvazione del decreto welfare per i lavoratori dello spettacolo. Ecco sarebbe il caso di fare meno propaganda e annunci e fare ciò che si dice. Serve più pragmatismo e meno propaganda”.
Il commento di Manuel Agnelli Shade e Michele Bravi su ‘Scena Unita’
Tra gli aderenti a ‘Scena Unita’, c’è anche Manuel Agnelli che a distanza ha fatto un bilancio del progetto. “È stato importante non aspettare che arrivasse qualcun altro a risolvere problemi e dare un esempio concreto. È una cosa unica che non ho mai visto in questo ambiente e credo sia l’inizio di un percorso di collaborazione importante nella musica e nello spettacolo. Per me, poi, è importante il ruolo dell’informazione legato a questa iniziativa per comunicare con l’opinione pubblica per far capire i diritti di tutta una serie di lavoratori di cui noi siamo solo la facciata”.
“Tutti questi mesi di interlocuzione col Ministero però non hanno ancora portato al cambiamento di un sistema come auspicavamo”, chiosa Manuel Agnelli. “E noi non possiamo perdere questa occasione”.
Anche Shade ha preso la parola in conferenza: “Sono contentissimo di come anche i giovani abbiano accolto il progetto. Perché proprio loro si rivelano sempre i più sensibili in iniziative come questa, che è folle, stupenda e paradossale per certi aspetti. Noi che di solito veniamo rincorsi abbiamo rincorso gli altri artisti. Ricordo ancora quando, a seguito dell’emanazione del DPCM, sono stato male pensando ai tanti professionisti e amici con cui condividiamo giornate intere durante i tour”.
“Sono felice se, da questo moto spontaneo, siamo riusciti ad aiutare gli altri ed è stato terapeutico anche per noi”, conclude Shade. “Dispiace però che certe situazioni non ci abbiano preso sul serio come avremmo voluto. Ma il bando è ancora aperto ci si sono ancora progetti attivi”.
Chiude il giro di commenti in studio Michele Bravi: “da artista e spettatore si sente dire spesso quanto manca andare ai concerti”. “Si è parlato dello spettacolo dal punto di vista burocratico e amministrativo ma non è solo questo. C’è tutta una dimensione umana e creativa. La creatività è fondamentale per passare attraverso questo momento, e ‘Scena Unita’ dà la possibilità di tornare sul palco per raccontare la visione creative di ciascuno. Noi ci mettiamo la faccia ma dietro ci sono tante altre persone che hanno bisogno. Ora serve che istituzioni riconoscano il peso reale della cultura in questo Paese”.
Foto da Ufficio Stampa Wordsforyou