Dal 12 ottobre è disponibile in streaming ‘È andata così’, la docuserie dedicata a Luciano Ligabue per la regia di Duccio Forzano con la voce narrante di Stefano Accorsi.

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“Una storia raccontata in punta di piedi e con grande eleganza”, così la direttrice di RaiPlay Elena Capparelli definisce il nuovo e atteso titolo della piattaforma. Dal 12 ottobre è disponibile in streaming È andata così, la docuserie dedicata a Luciano Ligabue per la regia di Duccio Forzano con la voce narrante di Stefano Accorsi.

“Il progetto mi è sembrato subito intrigante ma anche difficile da capire nella sua forma”, esordisce il protagonista. “Non riuscivo, cioè, a capire dove potevamo andare a parare esattamente: come avremmo potuto raccontare la mia storia? Abbiamo pensato di agganciarci al numero 7 che mi accompagna da sempre nella divisione della serie. Così, abbiamo cercato di toccare argomenti che potessero mettere insieme una puntata coinvolgendo Stefano.

La sintonia con Accorsi passa così dal grande al piccolo schermo. “Oltre a esserci un’amicizia di vecchia data, di lui apprezzo il fatto che sappia cazzeggiare, lo dico in senso buono”, continua il rocker di Correggio. “E questa cosa, insieme, ci viene bene per sdrammatizzare il racconto in maniera umoristica. In È andata così Stefano fa il dj che racconta e, dall’altra, fa il complice: non è tanto un’intervista la mia, ma è come se mi confidassi con un amico. E, poi, ogni tanto abbiamo proprio sbracato”.

“Raccontare Luciano oltre Ligabue è sempre un po’ complicato”, commenta quindi l’artista. “Vengo da una scuola di pensiero che forse è tutta mia secondo la quale le canzoni dovrebbero saper parlare da sole. Ma è un pensiero che può essere codardo e mi sono reso conto che mi sono raccontato davvero tanto nei miei testi. In una delle puntate smentisco uno dei tre quattro aggettivi con cui sono catalogato, ovvero riservato”.

“Ho sempre raccontato tanto di me nei brani: lutti, separazioni, nascite e drammi”, confessa Luciano. “In questa serie abbiamo messo a fuoco anche aspetti che magari restano vaghi in quello che scrivo”.

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Ligabue, luci e ombre

Il percorso trentennale tocca, così, gli ali e bassi della vita e della carriera di artista. “Partiamo con il racconto degli esordi attraverso anche materiale inedito”, spiega Ligabue sulla struttura della docuserie. “Poi c’è il grande boom della seconda metà degli Anni Novanta seguito dalla puntata Facci un po’ vedere che raccoglie i miei film. A seguire, la quinta puntata è dedicata “alle mie tre grandi crisi professionali tanto che ero arrivato a volermi ritirare”.

“La prima – spiega meglio Liga – arrivò dopo il terzo album, la seconda invece era personale: non riuscivo a gestire la popolarità che mi era capitata. Era la fine degli Anni Novanta e ci scrissi un album, ‘Miss Mondo’ in cui ho proprio raccontato quella sensazione. L’ultima, la più recente, è legata a ‘Made in Italy’, un progetto molto articolato e complesso. Nel momento in cui ho dato io stesso voce a un personaggio, mi sono ritrovato a perderla. Ho spostato tutti i concerti per sottopormi a un’operazione alle corde vocali con la paura di non ritrovare più la voce di prima”

Infine, la serie si concentra sul rapporto con il pubblico e sull’anima dei posti in cui Ligabue ha suonato nel corso della sua carriera. E a proposito di luoghi, su tutti campeggia Correggio: “La docuserie è punteggiata, in tutte le puntate, dalla presenza della mia città con cui ho da sempre un legame molto forte. Mi identifica molto e non ho mai voluto vivere altrove”.

“La stella polare del mio percorso? È sempre stata una sola: non potevo rinunciare a fare concerti”, confessa Luciano. “I concerti sono la mia dipendenza e ora sono in astinenza da due anni”.

Alla domanda su come definirebbe il progetto È andata così, il rocker risponde: “Direi grosso, nel senso che è tanta la roba che è finita dentro. Ci sono anche molte testimonianze di ospiti diversi che sono intervenuti. Per esempio, Massimo Recalcati ha commentato i processi psicologici che portano a scrivere di certe cose. Insomma, c’è tanta ciccia e ovviamente, in questi sommi capitoli della mia vita, qualcosa è rimasto fuori nonostante le oltre cinque ore di materiale girato.

Passato e futuro

“In questi trent’anni è cambiato tutto”, riconosce Luciano. “Pochissime cose non sono cambiate e sono cambiato anche io, naturalmente, con un mestiere così pieno di sollecitazioni. Rivedermi nella serie è stato appassionante: mi ha fatto considerare il numero di canzoni, film, romanzi, racconti e poesia… una massa di cose importante”.

“Ho sempre lavorato e sono sempre andato avanti a testa bassa, a manetta”, continua. “Il Covid, per la prima volta, mi ha fatto fare i conti con la mia storia in un misto di nostalgia e anche tanta tenerezza”.

E adesso? “Non so cosa altro posso inventarmi, ho fatto tutto quello che avevo voglia di fare e che fortunatamente mi hanno permesso di fare. In gara a Sanremo non credo mi vedrete, ma la serie chiude con una promessa che io e Stefano ci facciamo per un progetto insieme… Non dico altro perché non voglio spoilerare il finale. Adesso voglio riportare nel mio quotidiano l’esperienza di un palco e voglio pensare che sia davvero il tempo della ripartenza”.

Intanto il prossimo impegno per Ligabue sarà il 16 ottobre alla Festa del Cinema di Roma insieme a Fabrizio Moro. L’occasione è la presentazione in anteprima del videoclip ufficiale Sogni di rock’n’roll diretto dall’artista romano insieme ad Alessio De Leonardis. I due musicisti racconteranno la loro collaborazione nel progetto e la realizzazione del cortometraggio di uno dei grandi successi di Ligabue, che vi ha preso parte come attore –.

Foto di Jarno Iotti da Ufficio Stampa Parole & Dintorni

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