“Il titolo è un invito alla città”: così Marco Zitelli, in arte Wrongonyou, introduce il suo nuovo album Milano parla piano (Carosello Records), secondo lavoro della sua carriera e primo in italiano. Pur mantenendo ben a fuoco la sua personalità musicale, in termini di suoni e atmosfere, l’artista ha accettato la sfida di mollare l’inglese ed esprimersi nella lingua madre.
Classe 1990, cresciuto ascoltando musica straniera in quantità, Wrongonyou non nega quanto la scelta linguistica abbia comportato per lui una vera e propria sfida. “È stata una decisione completamente mia e, alla fine, devo dire che sono soddisfatto del risultato finale”, ci spiega il cantautore – Per abitudine ascolto sempre tanta musica internazionale ma per la prima volta mi sono messo ad ascoltare davvero anche canzoni italiane.”
Qualche nome? “Classici come Dalla, De Gregori e Battisti: pezzi da novanta che fino a quest’anno avevo di fatto ignorato. Mi hanno stimolato tanto. Diciamo che semplicemente, nell’ultimo periodo, ho allargato i miei ascolti riscoprendo anche la semplicità di pochi accordi e dei testi.” Da qui, una direzione rinnovata che non tradisce le proprie radici.
Ho voluto riportare questo spirito di semplicità, nei testi e negli accordi, dando importanza alle parole.
Per scoprire il nuovo album, l’appuntamento è proprio nella fatidica Milano, città che nel suo dualismo con la natia Roma, è al centro del progetto. “Abituato a Roma, o meglio ai Castelli romani, Milano per me è più piccola. Qui ho scoperto la comodità cittadina che non conoscevo, pensa solo agli spostamenti: ti muovi bene anche a piedi.
È vero che Milano è una metropoli , ma io riesco a viverla quasi fosse un paese. Mi ha reso più produttivo anche se a volte faccio a botte con la sua velocità frenetica. Da qui il titolo Milano parla piano: miscelando la pigrizia romana e la frenesia milanese penso che si possa diventare una persona normale”, conclude sorridendo Wrongonyou.
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Il progetto del cantautore si racconta non solo in suoni e parole ma anche attraverso le immagini, aspetto che anche nel precedente Rebirth era estremamente curato. Lo si capisce fin dalla copertina, carica di simbologie: “Sono tutti elementi legati alla tracklist: c’è la Torre Velasca che mi fa da collo, un calendario, delle mani, una montagna sull’occhio, una nave rossa… Tutto nasce dall’idea di mascherare la mia faccia esattamente come nel disco anche la mia voce viene spesso modificata, pitchata.”
Milano mi ha reso più produttivo ma corre troppo veloce.
Cosa mi manca di Roma? Mi mancano i tramonti col cupolone.
Ora Wrongonyou si prepara a trasformare Milano parla piano in un nuovo viaggio live, L’Atlante Tour, al via a novembre nei club italiani con tappe da nord a sud. E chissà che questo giro d’Italia non possa dare vita a nuove suggestioni sonore.