Il 24 gennaio è uscito Cuori Stupidi, il nuovo album – disponibile su tutte le piattaforme digitali – di Michele Merlo. Pubblicato su etichetta Polydor/Universal, il progetto contiene nove brani – alcuni già editi e altri inediti – che vantano la produzione di Federico Nardelli e Giordano Colombo. Ci siamo fatti raccontare da Michele cosa rappresenta per lui Cuori Stupidi.
Ciao Michele, Cuori Stupidi è un po’ una summa di questi tuoi ultimi anni. Cosa rappresenta per te questo progetto?
Questo album rappresenta finalmente la chiusa di un cerchio che era aperto da un sacco di tempo. Ci sono canzoni che erano uscite, alle quali la gente si era affezionata, e ho deciso di chiudere il lavoro con un disco che desse più sfaccettature possibili del modo che ho di fare musica. Ci sono anche canzoni che hanno un po’ spiazzato, come Credici Sempre.
Infatti leggevo tantissimi commenti positivi, ti aspettavi questo tipo di risposta?
Non mi aspettavo minimamente un riscontro così positivo del lavoro che abbiamo fatto come team.
A questo proposito, come hai lavorato con i produttori?
Con Fede e Giordano c’è sempre stato un lavoro chirurgico sulla ricerca del suono e della non banalità. Andavo su a Como in studio, stavo lì qualche giorno e portavamo sempre a casa qualcosa di più bello della volta precedente. È stato un lavoro molto lungo, ma molto soddisfacente.
È un album in cui si vede il tuo dna, cosa muove la tua penna?
In realtà nulla di straordinario. Semplicemente la vita che sto vivendo e che ho vissuto. Il più delle volte le canzoni, soprattutto quelle più belle, nascono dalla sofferenza o dalla fragilità. In un certo senso sono stati i miei motori, perché penso che dalla fragilità dell’essere umano possano nascere cose incredibili.
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Tra l’altro, molti sottolineano quanto riescano a immedesimarsi nei tuoi testi. Hai mai riflettuto su questa tua capacità?
Sono molto lusingato, è un complimento veramente grande per me. Mi carica anche di responsabilità. Io credo sempre che le persone siano molto simili tra loro, per quanto diversificate per estetica e costume nella vita. Alla fine il dolore è dolore per tutti. E la felicità è felicità per tutti. Se parti dal presupposto che uno vale uno, le canzoni possono parlare della vita di chiunque.
Volevo chiederti qualcosa del titolo dell’album, perché è vero che riprende il titolo di un brano, ma è anche una descrizione perfetta per questo lavoro…
Sono due parole simpatiche che fanno capire quanto a volte, seguendo il cuore, si possano fare scelte effettivamente stupide, anche se in modo ingenuo e non malizioso.
E invece della copertina che mi dici?
Volevo fare riferimento a un film e il rosa dà continuità al lavoro fatto per gli altri singoli. Il rosa è, alla fine, un colore molto ricorrente. Mi piace molto.
Il cinema torna quindi come fil rouge nella tua produzione…
Sono molto appassionato di cinema, mi ha aiutato molto a sperimentare. La copertina è un riferimento a L’uomo fedele di Louis Garrel con Laetitia Casta. Ho sempre voluto immedesimarmi in un cartellone cinematografico.
Il tuo percorso si può dire che già sia consolidato. Come sei cambiato e ti sei evoluto in questi anni?
Mi sono evoluto molto. Penso che in realtà non ci sia una fase in cui io possa sentirmi, perché in questo mondo musicale ogni giorno può essere l’inizio o la fine. Lavoro quindi come se ogni giorno fosse il primo, per riuscire a portare a casa risultati buoni. Per esempio tra qualche mese vorrei fare qualche live e quindi stiamo lavorando con Universal per capire con quale modalità, con quale band e in che città organizzare.
Comunque hai fatto una data a Milano che è stata molto viva e partecipata… com’è andata?
Ho fatto sempre degli showcase molto ridotti a livello contenutistico, sempre chitarra e voce. Quindi portare un live con cinque canzoni mi ha fatto molto emozionare. Mi sono commosso nel vedere il mio primo piccolo sold out. Parliamo di 400 persone, ho visto gente abbracciarsi e soprattutto il risultato dello sforzo che sto facendo. Mi ha veramente toccato.
Quindi per il futuro stai sognando un live più costruito?
Sì, è il mio desiderio, ma va tutto molto misurato e studiato bene per dare giustizia a un disco che è nato e cresciuto in un determinato tempo. Non vado di fretta, ecco.