lowlow ci racconta il suo nuovo album, Dogma 93, in uscita venerdì 20 marzo: un manifesto personale dall’anima cinematografica.

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Venerdì 20 marzo esce Dogma 93, il nuovo album di lowlow, che arriva a distanza di due anni dall’ultimo lavoro discografico del rapper, Il bambino soldato.

Quattordici tracce intrisi di cinematografia e di uno sguardo sul mondo, ma soprattutto su se stesso.

«Sì, ho voluto distaccarmi dalle correnti artistiche e da un certo senso di non appartenenza, in parte è vero. – ci racconta lowlow – Quando ho iniziato a scrivere questo album, ero in un periodo molto cupo. Mi guardavo intorno e non trovavo niente che mi ispirasse. Ho iniziato così un percorso inverso, cercando di capire cosa veramente mi piacesse e perché. Ho bisogno di guardarmi dentro se voglio veramente arrivare a tutti là fuori».

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«In Dogma 93 si possono trovare tutte le caratteristiche che mi contraddistinguono. – continua il rapper – Voglio stupire tutti e, nello stesso tempo, ho bisogno di arrivare e di essere compreso. Mentirei se dicessi che non mi importa dell’opinione altrui. Viene fuori questa dicotomia. Da un lato un demone che delira e non gli importa di ferirti, e dall’altro un individuo con una forte necessità di essere capito».

Sulla sua passione per il cinema e sul forte spirito cinematografico di Dogma 93, lowlow ha ammesso di essere «una spugna».

«Se vedo una storia che mi muove – aggiunge – sento la necessità o di raccontarla. O anche di riprendere un pezzo in strofe che parlano di tutt’altro».

«Uno dei pochi spiragli positivi del disco è La mia parte migliore, il pezzo dedicato ai miei genitori. – conclude lowlow nella nostra intervista – Questo disco è stata la mano che mi ha fatto rialzare. Anzi, una delle mani.

L’altra è stata mia mamma. Se hai genitori che ti hanno trasmesso stima, credo che puoi considerarti più fortunato delle altre persone. Perché sai cosa vuol dire sentirsi amato e diventa facile farti apprezzare dagli altri».

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