Il 3 aprile – per Warner Music – esce Diamanti, il nuovo singolo di Lil Jolie. In una dicotomia con Farsi Male, Diamanti parla di una rinascita e di un distacco dalla malevolenza di chi ci circonda.
Il 3 aprile esce Diamanti, un brano dal contenuto molto significativo. Come vivi il fatto di farlo uscire in un periodo così particolare per tutti?
Di solito scrivo in metro o in treno, mi viene un input dopo che il produttore mi ha mandato il beat. Così mi era venuto in mente il ritornello di Diamanti, ma mi sono bloccata. Ovviamente parlo di mesi fa. Avevo scritto due cose, poi le ho lasciate nelle note. Siamo andati a Roma ultimamente, prima della quarantena, e il produttore mi ha detto Ma questo ritornello è bellissimo, perché non la continui? Io ho risposto che non riuscivo perché non ero ispirata. Poi, all’improvviso, sono riuscita quasi per finirla. L’ho finita proprio in questi ultimi giorni di quarantena. È una canzone homemade, che ho chiuso e registrato a casa mia. E anche per questo motivo secondo me era significativo che uscisse ora.
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Diciamo che era giusto farla uscire ora.
Secondo me sì.
Quindi mi confermi che è un brano partito da un beat?
Sì, è partito tutto dal beat che mi aveva mandato Close Listen. Mi piaceva molto la melodia. Di solito non scrivo su chitarra mia, arrangio sempre le canzoni dopo aver sentito la base. Preferisco scrivere sul beat che mi mandano.
Però, scusa se insisto, sei capacissima con la chitarra.
Grazie. Mi piacerebbe fare qualche composizione in futuro.
Al di là del beat, il testo mi sembra molto importante. Descrivi uno stato d’animo che è comune a tante persone, al di là dell’età che hanno.
In questo pezzo mi piaceva la dicotomia tra luce e tenebre, volevo sottolineare questa differenza. Nel testo parlo anche di quanto siano vuote le persone che a volte ti circondano. Io mi sono sempre considerata un’eterna sognatrice. Penso che chi sogna, osa sempre. In una barra, non a caso, dico Voi non avete sogni io non sono come voi.
Ti avrei chiesto qualcosa su quella frase.
Ero arrabbiata, dai (ride, ndr).
Ma anche la rabbia è un motore molto potente.
Sì, infatti ho scritto Farsi male in un momento in cui ero particolarmente triste. Con Diamanti volevo darmi una rivincita. Ero arrabbiata con le persone che mi hanno sempre giudicata. Che poi sono persone vuote e che non riescono a guardare oltre.
In effetti tra i due singoli c’è una certa continuità e contrapposizione. Diamanti però ha un risvolto positivo.
Farsi male l’ho scritta in un altro periodo della mia vita. Credo di avere molte personalità e che la me di Farsi male non ci sia più, anche se sono molto legata a quel periodo e ai testi che scrivevo prima. Ho scelto volutamente il titolo Diamanti, volevo qualcosa che facesse luce ed era quindi adatto a questo pezzo. I diamanti splendono, e anche io vorrei splendere così.
Ma che effetto ti fa allora riascoltare pezzi del tuo passato, come Farsi male appunto?
Rivivo quei momenti e non è una cosa negativa. Spesso scrivo proprio per non dimenticarmi di quelli parti di me. È come se facessi un tatuaggio permanente.
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Vedi anche l’acqua che è passata sotto i ponti in questo modo.
Esatto, e mi accorgo che c’è sempre la rinascita dopo il buio. È bello che Diamanti sia uscita dopo Farsi male.
Mi dici qualcosa del video di Farsi Male? L’ho trovato molto bello nella sua capacità di rappresentare la quotidianità.
L’ho fatto con i miei amici di sempre, ho voluto metterli nel video per far vedere la mia quotidianità e chi sono davvero i miei amici. Vedo molto affetto in quel video, e scene di vita quotidiana. È stato molto bello anche girarlo, mi sono divertita e non è stato per niente un peso. Certo, abbiamo camminato molto…
E per Diamanti hai già in mente qualcosa?
Ci stiamo pensando. Stiamo facendo delle cose. Non si può uscire in questo periodo e stiamo cercando di fare dei video di vita quotidiana, però stando a casa. Lo vedrete quando uscirà.
Volevo chiederti qualcosa sul contesto da cui provieni, perché ho letto che tuo padre, in effetti, suonava.
Sì, mio padre ha fatto teatro e cantava nelle compagnie di canto popolare.
Ma in questo senso ha influito sul tuo modo di fare musica?
Sicuramente. Io sono cresciuta con la musica nelle orecchie. Mio padre aveva sempre lo stereo appresso e mi raccontava che, quando ero piccola, senza un disco non dormivo. Avevo questa routine. Dovevo ballare sopra di lui. Sono sempre stata circondata dalla musica. Poi, per dire, mio padre ascoltava i Pink Floyd.
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Ne so qualcosa.
Bellissimo! Ti faccio questo spoiler. Ho fatto delle composizioni per una una mia amica ispirandomi a Time dei Pink Floyd, con la chitarra.
Hai iniziato mettendo la tua musica liberamente sul web a disposizione di tutti. In cosa ti senti cresciuta da allora?
Dal punto di vista artistico, collaborare con professionisti e con persone davvero brave mi ha aiutato molto. Non sarei così, altrimenti. Probabilmente sarei troppo legata ai temi che facevo su Soundcloud. Lavorare con loro mi ha fatto crescere tanto.
Anche perché il tuo mondo è così personale che avere qualcuno che ti aiuti a convogliare le energie, forse, è necessario.
Sì, ho unito le energie. Ho constatato che il lavoro di squadra è fondamentale quando fai musica. In squadra tante forze messe insieme creano un prodotto molto valido.