Sgrò ci racconta l’ultimo singolo ‘Maledizione’ e cosa significa per lui «gettare la propria palla nel mondo». La nostra intervista.
Si intitola Maledizione il nuovo singolo di Sgrò, il cantautore domestico che – dopo In Differita e Le Piante – regala agli ascoltatori un altro pezzo del proprio mondo. Piano piano, certo, perché uscire dalle proprie stanze non è istintivo e può essere faticoso, come ci spiega il cantautore.
«La definizione di cantautore domestico nasce per scherzo. Io ho impiegato molto tempo per trovare il mio desiderio. Dire il proprio nome in qualche modo è impegnativo, credo sia quella la sfida. Questo disco nasce in un momento di passaggio, da un desiderio ancora cercato a un ritrovamento. E c’è odore di stoviglie, di casa e intimità nel mio disco. Per alleggerire è venuta fuori la definizione di cantautore domestico, ma è autoironico».
Del resto, ci racconta Sgrò, affittare una stanza vuol dire «affittare tante cose, tra cui una casa». «Nel tempo quella stanza è diventata tutto. – ci dice il cantautore – Ora ho voglia di ammutinare il Francesco di un’altra epoca, ho voglia di uscire».
Il disco – di cui finora sono usciti solo tre singoli – nasce infatti anni fa. Poi, «con incontri fortunati, è venuta fuori la possibilità di uscire in maniera più seria».
«C’è tanto stupore in questi primi anni della mia esperienza in musica. Avevamo programmato l’uscita per marzo e poi è accaduto ciò che sappiamo».
Sgrò: «Tutti dovrebbero trovare il proprio disco»
«Io dico sempre che tutti dovrebbero trovare il proprio disco. Il desiderio non va però solo espresso, il retrobottega è difficilissimo da gestire. – ci dice ancora Sgrò – C’è uno sfasamento tra quando ho scritto i brani e quando escono. La voce che canta è fondamentale che esca perché mi ritorna. Sono affezionato ora al Francesco che canta, ma ci è voluto tempo per capire che la sua testimonianza tra qualche anno mi farà piacere».
«Sono l’unico ad aver fatto un disco non avendo voglia di cantare. Ci sono molti artisti che ammiro e che riescono a cantare il loro silenzio, io sono stato cantato dal mio silenzio. Per questo a volte è difficile guardare questa mia passività. Però è un passaggio».