Il 29 gennaio esce La Geografia del Buio, il nuovo album di Michele Bravi. Un concept album, in realtà, con una lunga gestazione e infinite ispirazioni, che non nasconde l’intento di raccontare il buio (come si evince dal titolo) e il peso del dolore in dieci tracce. Michele Bravi presenta l’album in video collegamento dalla stessa stanza che appare sulla cover dell’album. Una «copertina piena di simbologia – spiega Michele – fatta di roba recuperata in un capannone. Sono tutti oggetti abbandonati da case di altri. Oggetti che hanno una loro storia ma che nessuno voleva più. Abbiamo preso queste storie abbandonate e le abbiamo rese una fotografia».
Dall’immagine di cose dimenticate che tornano alla loro funzione, Bravi racconta il suo percorso parlando apertamente di dolore e di amore, i due punti cardine di questo progetto discografico.
«La Geografia del Buio nasce dalla solitudine più grande che abbia mai conosciuto. – inizia – Questo disco è una grande riflessione sul dolore ed è un disco che ne ha già affrontate tante».
Per spiegarsi meglio, Michele Bravi cita C.S. Lewis e il suo Diario di un dolore del 1961. «Ho letto questo libro l’anno scorso – spiega – e Lewis riflette sulla perdita della moglie. Lui chiama il dolore l’orientamento dell’afflizione».
«Due anni fa la mia voce aveva appena ricominciato a parlare. – racconta Michele – Questo album è una storia che racconta come si convive con il buio. Non giudica il dolore, per cui va ascoltato e seguito come un sentiero perché attraversa quel buio e trova un modo per conviverci. Io quella casa ho imparato ad abitarla e a viverci».
La Geografia del Buio: Michele Bravi, l’EMDR e l’ascolto del proprio corpo
«Sono dieci canzoni. Direi che sono brani sul dolore, ma forse è il disco d’amore più grande che abbia mai scritto e interpretato. Spero che condividere il mio buio possa avere una forza propulsiva enorme. Il dolore non ha un senso, la forza propulsiva sta nella condivisione del dolore. Sarà il tuo dolore a scegliere il tuo posto».
Michele sottolinea «l’importanza della terapia e di ascoltare il proprio corpo» e, in particolare, dell’EMDR. In Storia del mio corpo, Michele dà vita a una dedica d’amore a se stesso nel senso più fisico possibile. «Il mio percorso attraverso il buio è stato possibile con l’aiuto dell’EMDR. – dice Michele infatti a proposito del brano – L’EMDR è un modello clinico e un metodo scientificamente validato d’eccellenza per il trattamento di tutti i tipi di trauma. In questa canzone ho scritto tutto quello che il mio corpo ha sentito sulla pelle durante tutto il percorso medico: la perdita di aderenza dal reale, la dissociazione, le allucinazioni. È una dedica d’amore al proprio corpo che piano piano torna ad affacciarsi sul mondo aggrappandosi con timore alle piccole fessure degli occhi».
Ma la fisicità di cui Michele ha bisogno si traduce anche in musica, nella produzione di Francesco Katoo Catitti e nel pianoforte – che accompagna la voce dell’artista in tutte le tracce – suonato da Andrea Manzoni.
«Volevo che il corpo del disco fosse un corpo vivo che si sentisse il respiro, lo scricchiolio della sedia e il ronzio del frigorifero».
La Geografia del Buio e la libertà di amare per Michele Bravi
Due brani hanno anticipato l’uscita del disco: La Vita Breve dei Coriandoli e Mantieni il Bacio. La Vita Breve dei Coriandoli è stato cantato per la prima volta al Teatro di San Babila nell’ottobre 2019.
«Questa canzone è il racconto personale della voce che mi ha guidato attraverso il buio, della persona che mi ha insegnato la forza travolgente della condivisione del dolore e che ha saputo proteggere la mia voce quando non riusciva a parlare, difendendola da un silenzio che pensavo fosse eterno e insuperabile. Questo disco esiste perché me l’ha chiesto lui».
Mantieni il Bacio è invece «la dichiarazione d’amore più grande che abbia mai fatto. – racconta Michele – Questo disco nasce da una promessa. Perché ho ricevuto una fortuna, ho incontrato qualcuno che ha condiviso il suo dolore col mio. E mi è stato chiesto di usare la musica per fare lo stesso dono che ho ricevuto».
«La libertà di amare è importante. – conclude Michele – Quando parlavo della mia sessualità e del mio percorso amoroso non ero mai reticente, ma volevo dimostrare la parità nel non dire. Perché siamo uguali. Ho scoperto la forza della comunità LGBT e la libertà con cui vivono l’amore mi ha insegnato la libertà di vivere la mia storia. L’amore non è un atto privato ma un atto pubblico. Chi ama deve poter condividere, quale che sia la sua forma d’amore. Bisogna sentire e ricordare il sapore del primo bacio e non la voce insistente che ti dice che stai sbagliando».