‘Conta sul tuo cuore’ è il nuovo romanzo di Andrea Maggi, in cattedra nel docu-reality ‘Il Collegio’ e anche nella vita. La nostra intervista.
Un gruppo di ragazzi di oggi alle prese con un esperimento sociale e prima ancora personale. È questo il nocciolo di Conta sul tuo cuore (Giunti), il nuovo romanzo di Andrea Maggi, professore de ‘Il Collegio’ e insegnante anche al di qua dello schermo. La lettura scorre deliziosamente e offre uno spaccato sulla gioventù Anni Duemila che riporta al centro l’insegnamento socratico del conosci te stesso.
Da qui è partito Maggi nella sua storia, riconoscendo nei giovani di oggi una perdita di coordinate che ha a che fare anzitutto con la propria identità.
Sono tanti e diversi i caratteri dei personaggi in queste pagine, come in un piccolo osservatorio sui giovani. Quali peculiarità li accomunano e che cosa, invece, spaventa di più i ragazzi di oggi?
Li accomuna il fatto di essere terribilmente fragili e soli. Li spaventa molto l’idea del fallimento, forse perché noi adulti facciamo loro troppa pressione. Loro temono di deluderci e così prendono ogni fallimento come una sconfitta definitiva. Noi adulti dovremmo imparare a credere più in loro, a fidarci di loro, e soprattutto dovremmo lasciarli crescere senza pretendere di controllare ogni istante della loro vita.
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C’è un elemento che, in maniera quasi curiosa, accomuna il romanzo Conta sul tuo cuore con Il Collegio e il format al momento in onda su Rai2 La Caserma. In tutti i casi, infatti, i ragazzi non hanno accesso allo smartphone e quindi ai social: come far capire ai giovani che la crescita è offline prima ancora che online?
Crescere significa fare i conti con se stessi. Finché usiamo gli smartphone come lo specchio della regina cattiva di Biancaneve, come possiamo crescere sani? La tecnologia è preziosa e per questo va usata con consapevolezza e responsabilità. Ci vuole un’adeguata educazione all’utilizzo dei device, anzitutto per i genitori. E poi, a cascata, per i giovani.
I social, con cui soprattutto i giovani sembrano vivere in simbiosi, diventano sempre più veicolo di odio e, fra i più piccoli, arrivano a promuovere iniziative potenzialmente lesive. Che cosa si sentirebbe di consigliare a questi ragazzi e alle loro famiglie per proteggersi dai rischi della rete?
Ritengo semplicemente folle che un genitore permetta a un figlio di dieci anni di aprire un profilo su TikTok o su Instagram. A questo punto sarebbe quasi sensato istituire un patentino di genitorialità! Mi dispiace, ma sono convinto che tutto quanto i giovani facciano di negativo sui social sia l’effetto dell’emulazione dei comportamenti sui social di noi adulti.
Vogliamo che i giovani smettano di usare i device per manifestare volgarità e istigare all’odio? Allora smettiamo per primi noi adulti.
La Generazione Z ha dalla sua parte strumenti che fino a un paio di decenni fa neppure ci si sarebbe sognati potessero esistere. C’è qualche tecnologia di oggi che avrebbe voluto avere lei stesso a disposizione negli anni della scuola? E che cosa, invece, proprio non ama di quest’adolescenza 2.0?
Si pensi che la potenza di calcolo di uno qualsiasi dei nostri cellulari è maggiore dei calcolatori usati per portare l’uomo sulla luna nel 1969! Una cosa straordinaria. Da ragazzo avrei voluto avere i videogames di oggi, ovviamente! Dell’adolescenza 2.0 non amo il linguaggio. Troppo povero.
Sappiamo che la lettura è un tasto dolente in generale, a maggior ragione nelle nuove generazioni. Chi vorrebbe raggiungere con Conta sul tuo cuore e che tipo di testimonianza, o di insegnamento, vorrebbe dare?
Vorrei che questo romanzo fosse letto da chiunque creda che finché un cuore batte la poesia non morirà. Vorrei che questo libro diventasse il mio abbraccio a tutti i giovani che oggi sentono il bisogno di un contatto, per sentirsi ancora esseri umani.
Foto da Ufficio Stampa Giunti Editore