L’entusiasmo con cui Irama si preparava a salire sul palco del Teatro Ariston era qualcosa di contagioso, anche attraverso uno schermo, oltre che frutto di mesi di lavoro. Per questo siamo sicuri che le performance in diretta vi avrebbero reso completamente giustizia. Eppure, e quasi a maggior ragione, la messa in onda delle sole prove generali – causa la quarantena a cui l’artista è stato costretto (qui le ragioni e le dichiarazioni) – ha saputo raccontare la forza de La genesi del tuo colore e un’attitudine artistica autentica come poche altre.
Così, questo Festival che non ha portato fisicamente on stage Irama è stato, comunque, il SUO festival. A rincarare questa impressione è stata anche la cover di Cyrano di Francesco Guccini, con tanto di cameo dello stesso cantautore emiliano. Esibizione che ha confermato la grande concentrazione e l’impegno di cui lo stesso Irama ci aveva parlato.
Quasi fosse un’alchimia intangibile, il racconto de La genesi del tuo colore veste come seconda pelle proprio il senso di rammarico che la vicenda sanremese ha portato con sé. “Secondo me è nei momenti di sofferenza che ti accorgi di avere uno spirito che ti scuote dentro – spiega Irama – nei momenti che non puoi decidere tu e che non controlli. Nella canzone trovi la vena malinconica nei violini molto acuti e saturi, che ti feriscono. Ma anche in alcuni passaggi del testo come all’inizio, quando dico non sarà la neve a spezzare un albero.”
LEGGI ANCHE: Estremo, con Dardust per ‘Voce’ di Madame: «Il brano a Sanremo? Un’emozione incredibile»
“Da lì poi il brano diventa un inno alla vita con momenti struggenti. La grandezza della musica sta anche nell’essere colta a seconda del momento in cui l’ascolti. Se vuoi sentire gioia avverti di più quell’umore se, invece, hai bisogno di pensare a ciò che ti ha fatto male emerge la vena di malinconia”.
Dal testo alle note. “Ho avuto la fortuna di essere cresciuto con il cantautorato ma contaminato con tanti generi; questo mi hanno fatto vedere e vivere la musica in modo diverso. E la verità è una parola chiave. Quando una cosa non è sincera può piacere tecnicamente ma la gente vive di sincerità e non di tecnica. La musica vive di verità e la tecnica deve servire a portare quella verità”.
Terzo Sanremo in cinque anni, il festival ha sempre punteggiato la giovane carriera di Irama. “Non mi soffermo mai molto a guardare indietro – osserva ancora il cantautore – ma spero di poterlo fare un domani con una maggiore esperienza e maggiori traguardi raggiunti. La percezione che ho io è quella che mi arriva nel momento in cui senti le persone che cantano una tua canzone. È la reazione della gente. A livello tecnico, poi, ho ancora tanto da dimostrare e con il lavoro finora sono riuscito a portare a casa tanto ma sono convinto di poter ancora imparare per condividere altrettanto”.
Foto di Nicolò Parsenziani da Ufficio Stampa MA9Promotion