Fresca della candidatura agli Oscar 2021 e del triplo disco di platino per il suo ultimo album ‘Fatti sentire’, Laura Pausini si è raccontata alla stampa internazionale. E nelle sue parole si avverte l’emozione entusiasta di chi ha raggiunto un traguardo enorme e, insieme, un senso di ingenua impreparazione fatta di ansia, aspettative e capacità di affrontare sfide sempre più grandi.
“Mi sento bisognosa di tanta positività in questo momento – confessa una Laura forte e fragile allo stesso tempo – Io non so che cosa abbia di particolare la mia vita; e da quando ho vinto Sanremo 28 anni fa, mi chiedo perché. Dal quel giorno è nato il desiderio di non accontentarmi mai.
Come un’atleta, impegnata e disciplinata, ho sempre cercato di fare il meglio che potevo ma vincere un Golden Globe e poi arrivare a questa nomination sono cose talmente più grandi di ogni mio sogno. Mi sento così piccola di fronte a cose cosi grandi, è una sfida anche con me stessa.”
Il limite fra arrivo e (ri)partenza è, del resto, una linea sottile anche sul piano emotivo. “È un mio dovere non arrendermi – spiega la Pausini – I premi sono bellissimi ma significano sempre ricominciare o cominciare qualcosa di nuovo, non è essere arrivati. Ogni tanto mi spaventano perché non so se ne sono in grado, se ne sono all’altezza. Sono una donna che, dentro di sé, ha molte cose di quella ragazzina di Sanremo a 18 anni.”
Ho imparato tanto in questi anni, però, restano la stessa ansia e le stesse paure così come lo stesso modo di gioire. – riconosce ancora Laura – Ogni volta che mi spavento non mi tiro indietro, mi vivo la sfida senno è finita. I traguardi mi spaventano, mi chiedo sempre che cosa c’è oltre. E dopo un Oscar che cosa c’è?
Star internazionale, la nostra Laura nazionale è abituata a confrontarsi con nomi altisonanti eppure lo stupore resta invariato, soprattutto in Italia dove permane un senso di responsabilità maggiore. “Da un po’ di anni ho dovuto far diventare normali certe cose, sarei ingenua negarlo – spiega mentre la commozione si fa strada tra le parole – Ma quando, per esempio, mi chiama Pippo Baudo ho sempre un po’ d’ansia. Sembra una cosa assurda ma sono più tranquilla quando parlo con Beyoncé (sorride, ndr).
Mi sono dovuta istruire su questo e capire che le star alla fine sono persone che soprattutto hanno un talento, questo le rende persone differenti e, per me, speciali. Però in fondo non potevo continuare a vivere con la preoccupazione di avere a che fare con personaggi famosi. Anzi continuano a essere gli italiani quelli che mi fanno agitare.”
Non bastano la fortuna e il lavoro. Ho sempre fatto un lavoro dentro di me per cui ho paura di sentirmi speciale ma anche questo traguardo vorrà dire che qualcosa c’è. Adesso devo rendermene conto, vi posso piacere o meno ma sono così.
“Mentre all’estero tutto questo successo è vissuto come normale, qui in Italia è come se mi sentissi sempre responsabile. Come se dovessi spiegarlo anche a me stessa. – si lascia andare l’artista in un momento di sfogo dalla sincerità disarmante – In Italia ho paura, invece all’estero non ne ho, ma solo qui i fan mi hanno permesso di fare gli stadi. L’estero mi ha formato come donna, forse, più che come risultati: gli stadi e i numeri li faccio qui, non all’estero. E io sono orgogliosa di essere italiana e di vivere questo momento così emozionate con voi.”
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Le radici e la famiglia: «Questa nomination è per il mio babbo»
Viaggiatrice del mondo, Laura Pausini resta profondamente legata non solo allo stivale ma alla sua Romagna e non dimentica le radici. “Normalmente non preparo discorsi per l’eventuale vittoria, ma stavolta ho iniziato a pensare di scrivere qualcosa – racconta la cantante – E il discorso più importante di tutti doveva essere dedicato al mio babbo. Dedico questa nomination al mio babbo perché ho cominciato con lui a casa, quando ero piccola.
Lui ha lavorato tanti anni nelle orchestre e, quando ero adolescente, ha tentato la carriera di piano bar da solo. Una scelta che era una sfida. A me piaceva guardarlo mentre provava nel garage, lì ho conosciuto la musica e lì ho capito perché è importante per le persone. Non mi ha mai detto che dovevo cantare, forse ne era convinto e ha aspettato – ricorda ancora Laura, tornando alla sua infanzia – A otto anni mi chiese cosa che volessi come regalo e gli risposi il microfono. Da allora abbiamo cominciato qualcosa di unico, insieme.”
Il mio babbo mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli ma davvero non ho mai nemmeno pensato di andare a Sanremo. Il mio principio resta la musica. Spero che questa nomination, in un momento in cui è tutto cosi contrastante, sia un regalo per tutti gli italiani. Anche per chi non mi segue. È qualcosa che va al di la di me e del mio nome.
E se vincesse? “Beh, ci sto pensando da quando sono entrata tra i quindici. Ho già fatto voli pindarici con la mente. – sorride Laura – Alcuni amici mi hanno scritto che mi mancano solo le olimpiadi! Devo dire che sono un po’ confusa da quando è arrivata la nomination, in moltissimi sono innamorati della canzone e in America la stanno spingendo tanto anche nelle radio. È tutto così gigante in un momento in cui mi sento fragile di fronte alla realtà. Ma a questo punto ci credo, tanto se poi non vinco non cambia nulla, no? Quindi vamos!”
Foto da Ufficio Stampa GOIGEST