Il 26 marzo è uscito Prologo, l’album di debutto di Holden (in collaborazione con Vivo Concerti distribuito da Believe). Un Prologo che ha in realtà il sapore di un Capitolo 0 – come ci dice lo stesso artista – perché vanta una tracklist ricchissima di 17 brani (tra cui i già rilasciati se un senso c’è e flute), ma soprattutto una varietà di stili e di generi coerente e corposa.
«Per me è più un capitolo zero. – dice Holden – perché ci sono tracce nate tanto tanto tempo fa. Ho lavorato su pezzi più vecchi e ne è venuta fuori un’anticipazione. Non è un primo capitolo, ma una presentazione di quello che avevo da dire attraverso la musica. Mi piace il concetto di prologo perché è anche un concetto letterario».
Del resto, il nome d’arte di Joseph Carta è Holden proprio in omaggio a Il Giovane Holden di J. D. Salinger. E, per restare in tema letterario, l’ascolto di Prologo si dipana come la lettura di un romanzo, con una intro – genesiIII – e l’outro – buio – ad aprirne e chiuderne la narrazione.
«L’Intro è stata scritta in un giorno in quarantena. – ci dice Holden – L’ho scritta nel mio giorno di pazzia. Direi che è un pezzo a cui sono legato tantissimo, mi rimanda a quelle sensazioni angoscianti. Quando produco mi lascio andare, trovo sintonie tra suoni strani perché non mi pongo limiti. Cerco di vedere cosa esce fuori, magari esce qualcosa di cui non sono fiero. Nel caso dell’intro però ho buttato giù idea e mi piaceva».
Diversa invece la storia di buio, una delle canzoni più vecchie inserite da Holden in questa tracklist insieme a ma tu sei andata via.
«L’Outro dà l’impressione che l’album non sia finito, proprio come il finale de Il giovane Holden. Volevo trasmettere quelle sensazioni. Mi piacciono sia l’intro che l’outro perché sono comuni nella scelta di arrangiamento, con la contaminazione orchestrale. L’ultima traccia ti lascia l’amaro in bocca, ma è anche il bello di quel brano».
Tra intro e outro quindici tracce che raccontano la vita di Holden tra panorami romani, vita notturna e momenti no. Con pochi ma validissimi featuring. In cliché troviamo Coez e Quentin40, mentre Gemello canta in flute.
«Collaborare con Coez, Quentin40 e Gemello per me è stato un onore, perché è raro che artisti di questo calibro diano fiducia a un primo album. – dice Holden – È forte anche il senso di appartenenza a Roma. Per me è importante, volevo far sentire le mie caratteristiche e ciò che avevo da dire. Sono ispirato poi da ciò che mi succede nella vita, sono i momenti più forti a farmi venire voglia di trascrivere le cose che sento. Questo album è pieno di momenti no, ma sono quelli che mi hanno portato a metterci del mio nei pezzi».