‘Sindrome di Stendhal’ è il primo album di Emanuele Aloia, tredici canzoni fra arte e letteratura. Per la presentazione la location è d’eccezione: il Museo degli Uffizi.
Con L’urlo di Munch, Girasoli e Il bacio di Klimt ha macinato milioni di ascolti e ora è tempo di debuttare con il suo primo album. Da venerdì 16 aprile è disponibile ‘Sindrome di Stendhal’ di Emanuele Aloia, tredici canzoni in cui citazioni artistiche e letterarie sono sparse come a costruire una caccia al tesoro.
E ogni riferimento che si coglie apre mille strade, quasi rivelativo di altrettante e più suggestioni in cui muoversi partendo da un terreno comune. “Questo giorno, la vigilia della pubblicazione del mio primo disco, credo che me lo ricorderò per tutta la vita”, sono le prime parole del giovane cantautore direttamente dalla terrazza della Galleria degli Uffizi. È qui, infatti, che Aloia ha scelto di presentare il suo progetto anche con un mini live in esclusiva per TikTok nella sala del Botticelli.
“‘Sindrome di Stendhal’ è un album molto vario, sia dal punto di vista concettuale sia dal punto vista sonoro”, continua Emanuele. “Ha tante contaminazioni all’interno, scritto e composto interamente da me e prodotto con Steve Tarta nel nostro studio a Torino. È frutto di un lavoro di un anno e mezzo circa, partito con la pubblicazione da indipendente di Girasoli che da subito ha macinato numeri impressionanti”.
Il brano Girasoli, per me, è ancora più importante rispetto a Il bacio di Klimt. Mi ha dato fiducia e mi ha fatto capire che potevo impormi nel mondo musicale.
“Sul piano concettuale, ci tengo a specificare, ‘Sindrome di Stendhal’ ha un suo filo conduttore che è rappresentato dalle citazioni artistiche. Ma non è un concept album”, spiega quindi Emanuele. “Questo perché quando scrivo una canzone io gioco di istinto e cerco di costruire il meno possibile dal punto di vista del testo. Altrimenti penso che il brano non arrivi ugualmente al pubblico”.
Arte e musica: «Nella scrittura bisogna essere un po’ egoisti»
Tante le suggestioni che si rincorrono nella tracklist. “Il disco si apre con Notte stellata, il mio prossimo singolo – spiega l’artista – Credo sia la canzone con più citazioni in assoluto. Inizia come una ballad e da metà della prima strofa ha un’evoluzione quasi inaspettata, ci tengo in modo particolare. Po c’è Mi stai già perdendo, uno dei miei pezzi preferiti, tra i più introspettivi; segue Ipocrisia che, insieme a Buongiorno principessa, ho scritto circa quattro anni fa mentre tutti gli altri sono di questi ultimi due anni. Ma c’è anche Romeo e Giulietta fitto di citazioni legate a Botticelli…”
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“Spero che questo album possa piacervi ma la cosa più importante è che le canzoni debbano piacere me”, continua Emanuele Aloia. “Nella scrittura, penso, bisogna essere un po’ egoisti. Io scrivo per una mia esigenza personale, poi i brani diventano delle persone e ognuno dà una propria interpretazione. Da parte mia, ho messo sempre il cuore senza pensare al dopo.
Al di là dell’emozione per l’uscita di questo disco, cantare queste canzoni agli Uffizi è stata un’occasione grandissima così come poter incontrare il Direttore e visitare queste sale.
Ma come nasce una canzone nel processo creativo di Aloia? “Di solito parto dalla base, che può essere un giro di chitarra o una produzione, poi non ti so spiegare come nascono i testi… Anzi, spesso ho paura di svegliarmi una mattina e non riuscire più scrivere perché non ho una regola. Per questo album abbiamo scelto i brani da tra cartelle che ne contengono oltre cento inedite; escludere delle tracce mi ha fatto male. Ma in ‘Sindrome di Stendhal’ abbiamo messo le canzoni secondo noi più giuste per questo progetto. Sperando che ce ne siamo altri in futuro in cui dare spazio anche alle altre tracce rimaste nel cassetto”.
Infine, risaliamo all’inizio, ai primi testi. “Ho iniziato a scrivere canzoni a tredici anni e, quando mi sono reso conto che c’era qualcosa in ciò che scrivevo, ho cercato di sviluppare un’identità melodica e concettuale. La presenza dell’arte o della letteratura era un elemento già presente, come predisposizione, nei primissimi testi. Da allora ho lavorato su quello”.
Foto da Ufficio Stampa Words For You