Da Firenze a Milano e poi Roma: il cantautore Giovanni Caccamo presenta il suo nuovo progetto ‘Parola’, un disco che è sinestesia delle arti. La nostra intervista.

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Dopo aver fatto ‘sorgere’ la sua Aurora nel cuore di Firenze, Giovanni Caccamo ha deciso che per presentare il nuovo album ‘Parola’ non ci fosse luogo migliore del cuore di un’altra città. È, infatti, nella centralissima Piazza della Scala a Milano, presso le Gallerie d’Italia, che il cantautore ha raccontato il suo personale itinerario fra poesia, prosa e canzoni. Costruendo una geografia interiore in cui le arti si incontrano per dialogare riscoprendo, e quindi indagando, dentro se stesse.

“‘Parola’ ha alle spalle tre anni di gestazione nei quali mi sono preso cura di questo progetto, fin dal primo istante”, esordisce il cantautore fra un’opera  di Jeff Koons e una di Mario Schifano. “Dopo ‘Eterno’, mi sono ritrovato con la quarta pagina banca davanti a me. Sentivo il bisogno di spostare il focus sonoro e di capire dove gettare l’ancora. Ho iniziato a cercare documenti e testimonianze, a leggere e vedere film sino a quando mi è capitato di riascoltare un discorso di Andrea Camilleri sull’importanza della parola”.

È stato quello il seme da cui è germogliato tutto. “Ho approfondito con altre interviste, in cui parlava di umanesimo della parola”, continua Giovanni Caccamo. “Nel mio piccolo, ho voluto prender parte a questa missione con un disco in cui ogni canzone è ispirata una parola o un testo. Con tutte le citazioni dichiarate nell’intro letta da voci diverse”.

Un’impresa, una missione come la chiama Caccamo, non certo facile. “In diverse fasi ho pensato di essermi imbarcato in qualcosa più grande di me ma altrettante volte ho capito che ero nella giusta direzione. Franco Battiato, una volta, mi disse che il segreto per essere artisti e uomini sta nello scardinare l’arte dal fine, nel far coincidere arte e vita. Questo ho cercato di fare, mi sono tuffato in un viaggio arricchente per me grazie a tanti incontri preziosissimi”.

 
 
 
 
 
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E sono tante, infatti, le voci che attraversano ‘Parola’, dallo stesso Camilleri a Liliana Segre, da Willem Dafoe a Patti e Jesse Paris Smith, da Michele Placido a Beppe Fiorello fino ad Aleida Guevara. “La forza sta nel connubio tra musica e testi”, spiega Caccamo.

La mia scommessa è stata quella di raccogliere testimonianze silenti e convertirle in una versione diversa”, continua. “Dal punto di vista sonoro, la ricerca musicale è stata fondamentale: avevo in mente un’elettronica precisa, elegante ma emotiva. La scaletta nasce da una riflessione che tiene conto del viaggio di chi ascolta. Mi sono messo dalla parte di chi ascolterà ‘Parola’ creando una successione piacevole di ascolto e riflessione”.

E a proposito di parole, sono due quelle che oggi il cantautore sente cucite su di sé come l’abito migliore: autenticità e gratitudine. “Penso che questo mondo che corre, e che è pieno di sovrastrutture, è stato schiaffeggiato dalla pandemia. Un giorno mi sono affacciato dal balcone e ho immaginato una plancia di controllo. La nostra tendenza, ogni giorno, è quella di vedere solo i pochi pulsanti russi accartocciandoci nella rabbia. Quindi, il mio esercizio è stato iniziare a spegnere ciascuno dei pulsanti staccandoli fino al reset finale. È lì che mi sono accorto che alla fine i pulsanti rossi contano davvero poco”.

Foto da Ufficio Stampa MN comm

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