I Negrita ci raccontano il viaggio dell’MTV Unplugged e in che modo il coraggio ha aiutato la band a trovare nuova vita ai brani.
Si è fatto attendere, ma alla fine l’MTV Unplugged dei Negrita è finalmente a nostra completa disposizione. Registrato lo scorso luglio all’Anfiteatro Romano di Arezzo, dal 26 novembre l’evento è un album e uno speciale tv per MTV. L’album sarà disponibile in formato fisico (vinile e cd) e digitale. Il live sarà invece in onda – per la prima volta – venerdì 26 novembre alle 22.00 su MTV Music (canale Sky 132 e 704) e domenica 28 novembre alle 19.00 anche su VH1 (canale 67 del DTT, 22 di Tivùsat e 715 di Sky).
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«Eravamo già in tour con uno show che potremmo definire semi-acustico. – ci racconta subito Pau – Il tour è nato nel 2019 per festeggiare i 25 anni della band. Abbiamo fatto la tranche invernale nei teatri nazionali e poi quella estiva. Le richieste arrivavano in continuazione e volevamo fare un’altra tranche invernale, ma il Covid ci ha bloccato. Il progetto MTV Unplugged, all’epoca, era già attivo. Dovevamo registrare la data al Teatro Dal Verme di Milano. Siamo andati in lockdown con questo cruccio. Per noi la pandemia è stata un periodo d’attesa. Volevamo assolutamente fare l’MTV Unplugged, perché siamo la generazione MTV. Siamo rimasti folgorati da alcuni unplugged perché hanno inserito un linguaggio nuovo nel mondo della musica. Hanno anche regalato dei piccoli capolavori, delle perle della discografia. Penso a Eric Clapton e ai Nirvana su tutti. Come poter rinunciare all’aspirazione di un MTV Unplugged?».
«Appena hanno un po’ riaperto, avevamo voglia di ritrovarci e far sì che l’essere umano tornasse alla sua condizione naturale, quella del contatto con gli altri. Abbiamo spostato la venue, c’era in ballo su Milano il Castello Sforzesco. Ma non riusciva a competere con la comodità di mettere su nastro un live a casa tua, con la collaborazione di tutta la città. Abbiamo implementato il nostro show dal vivo per le riprese. Abbiamo creato qualcosa di nuovo, da un lato si tratta di un concerto acustico estivo e dall’altro si aggrappa all’estetica dell’MTV Unplugged in studio. Siamo riusciti a far quagliare tutto in un unico giorno, con la nostra città intorno a noi».
La setlist
Come sottolinea Cesare Mac Petricich, in realtà la setlist dell’Unplugged non è cambiata rispetto a quella del tour. «Nell’Unplugged c’è stata una scrematura – precisa – abbiamo tolto le cose che stonavano con il concerto, eliminando le parti più elettriche».
E, nel 2019, l’idea del tour era quella di suonare dal vivo «una sorta di greatest hits celebrativo dei 25 anni – dice Pau – con l’aggiunta di brani che non abbiamo suonato nei concerti elettrici. Abbiamo spogliato i brani e li abbiamo portati all’essenza. Li abbiamo rivestiti con abiti adatti a una stagione Unplugged».
«Alcuni sono stati stravolti, ma abbiamo capito che i brani erano potenti e potevano permettersi un nuovo vestito. È stata una figata allucinante. Avevamo tanti pezzi che potevamo rivestire come ca**o ci pareva. Solo una band con una lunga storia può permetterselo, ma deve avere il nostro coraggio. Siamo dei temerari e qualche volta il coraggio ci ha premiato», precisa Pau.
«È stato educativo arrangiare di nuovo i brani. – aggiunge Mac – Quando hai un brano molto potente e elettrico, devi togliere e eliminare la potenza del suono per dare la potenza dell’essenza della canzone».
Gli ospiti dell’MTV Unplugged dei Negrita: Rkomi, Manuel Agnelli e Piero Pelù
Sono tre le generazioni che si incontrano sul palco dell’MTV Unplugged dei Negrita. Rkomi canta Rotolando verso Sud (scelta sua, assicura la band), mentre Piero Pelù esegue El Diablo e Manuel Agnelli Non è per sempre.
«Rkomi ci è stato proposto dall’etichetta, che ci ha permesso di scoprirlo. – dice Cesare – Abbiamo avuto modo di ascoltarlo e capirlo. Ha voglia di mettersi in discussione e cercare qualcosa che, nel suo stile musicale e nella sua generazione, un po’ manca. La verità del suono. Anche per lui è stato piacevole affiancarsi a noi».
Manuel e Piero sono, invece, «diversi». «Piero fa parte della generazione precedente alla nostra. – racconta Pau – Quando hanno iniziato i Litfiba, noi eravamo ancora con i pantaloni corti. Credo che per alcuni di noi siano stati l’esempio che si poteva fare in Italia una musica diversa. È stato bello chiamare Piero, con lui c’è una collaborazione di lunghissima data. Lui è venuto e ha proposto El Diablo, che è un pezzo importantissimo per loro. È uno spartiacque tra la prima e la seconda storia dei Litfiba. Ha portato una versione molto elettrica e potente, ma noi volevamo trovarle un altro vestito. La potenza l’abbiamo surrogata con il ritmo. È uscita una versione più Mali che rock».
«Con Manuel ci conosciamo da tanti anni – conclude Pau – abbiamo vissuto per tutti questi anni su due versanti collinari opposti della stessa valle. Noi eravamo più mainstream, lui è molto indie. Musicalmente ci siamo toccati poco. Dicevamo sempre prima o poi e alla fine è arrivato Arezzo. Abbiamo omaggiato la nostra generazione con uno dei pezzi cardini degli Afterhours».
«Riascoltando le registrazioni – chiosa Drigo – Siamo rimasti sorpresi anche noi. Soprattutto per la qualità emotiva».