‘Heroines’ del Maesto Beatrice Venezi è un viaggio in due secoli di musica, alla scoperta di donne coraggiose e tenaci.
Venerdì 3 dicembre è uscito Heroines (Warner Music Italia), il nuovo album del Maestro Beatrice Venezi. Un viaggio musicale in due secoli di storie di donne, realizzato con la collaborazione dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.
Sicuramente un richiamo all’empowerment femminile in cui le figure che emergono non sono tuttavia scontate o banali. I Preludi, le Sinfonie, gli Intermezzi e le Suite orchestrali sono tratti da opere che presentano degli straordinari personaggi femminili di Verdi, Strauss, Shostakovich, Cherubini, ma anche di Piazzolla e Lloyd Webber. Giovanna d’Arco, Isotta o Evita – ma anche ritratti di donne che lo stigma sociale cataloga come modelli negativi – si avvicendano in questa playlist classica che ha un fortissimo valore sociale.
Lady Macbeth e Medea
«Tutta l’idea è partita da un personaggio, Lady Macbeth di Dmitri Shostakovich. – ci racconta il Maestro Beatrice Venezi – L’opera all’epoca fu definita eversiva dal regime sovietico. Fu proibita e lo stesso Shostakovich dovette modificare il titolo. È la storia di una donna vessata, abusata dalla stessa famiglia del marito, che si ribella attraverso l’omicidio ed è pronta a pagarne le conseguenze. Lei morirà, infatti, durante la deportazione per la Siberia. È la storia di una donna che riscatta la propria libertà in modo cruento. Viene da chiedersi se si tratti di un’eroina o di un’antieroina. È un personaggio ambiguo. Ma è la storia di una donna che si ribella ai dettami della società, e questo fa paura anche oggi».
«Dalla storia di questa donna contraddittoria è nata l’idea di un caleidoscopio di eroine e antieroine. La scelta si basa in parte sul mio gusto musicale, ma anche sulla complementarietà di queste donne. Ciò che hanno in comune è che, indipendentemente dallo scopo e dai mezzi che utilizzano per raggiungerlo, sono tenaci e coraggiose. La loro perseveranza è eroica. Non c’è niente da dire. Non è un giudizio morale, ma una constatazione della loro tenacia. Alla fine, andando a scegliere le storie, è venuto fuori un viaggio di due secoli di musica».
Eroine, dunque, ma soprattutto donne coraggiose. La Medea di Luigi Cherubini è probabilmente l’esempio più manifesto di questa duplicità. E, per il Maestro Venezi, ha anche rappresentato la scelta più complicata.
«Sicuramente la scelta di Medea è esemplare, perché uccide i propri figli. È di difficile comprensione, ma d’altra parte è una donna che non accetta quello che la società le impone. Viene trattata come una straniera all’improvviso. Lei aveva rinunciato a tutto per suo marito e lui la ripudia. La società dell’epoca, ma anche quella di Cherubini, le imponeva di accettare di essere stata ripudiata. È un cliché che ancora oggi è accettato in tante società. Persino nella nostra. Non metto in dubbio che la scelta che compie sia di estrema difficoltà».
Heroines, Beatrice Venezi e la playlist classica
Va detto che lo stesso Heroines rappresenta, per tantissimi aspetti, un atto di coraggio. Le 12 tracce dell’album viaggiano nei secoli e negli stili, spaziando ampiamente nelle tematiche pur con un chiarissimo fil rouge di fondo.
«È stato complesso da una parte, perché abbiamo registrato in pochi giorni con l’Orchestra Haydn tanti repertori diversi. – dice il Maestro – È stato difficile, ma anche estremamente interessante. Volevo proporre una playlist di musica classica, non una pratica usuale. Ci si concentra sul Classicismo, ad esempio, o sul Romanticismo. Provare a proporre questo contenuto in modalità di fruizione diversa mi sembrava interessante».
E anche la copertina, curata da Mauro Balletti, è un tentativo di «fare qualcosa di diverso».
«Ognuno di noi può riconoscere alcuni tratti eroici di queste eroine in se stesso. Ci si può specchiare. Io sono diventata questi personaggi nella cover».
L’immanenza del progetto, la sua peculiarità, sta proprio nel coraggio di raccontare donne eroiche nel loro essere anti-sociali.
«C’è sempre una storia di contorno che spinge in maniera irreversibile a fare scelte anche tragiche. È una storia che si ripete anche oggi, non siamo usciti da questo loop e da questo circolo vizioso. Penso anche che la grandezza di queste donne stia nel fatto di aver agito fuori dal coro, senza paura dello stigma sociale. Oggi la società ci rende iper-connessi, super controllati e giudicati. A volte si ha paura di esprimere il proprio pensiero, perché ci sono delle conseguenze. Queste donne nella loro unicità sono un monito, e spero che il progetto sia un messaggio di speranza. Bisogna avere coraggio e essere fermi sulle proprie posizioni perché solo così si ha il cambiamento».
Beatrice Venezi e il ritorno a teatro
Un’ultima domanda a Beatrice Venezi la poniamo sul ritorno alla normalità.
«Il teatro, così come il cinema, è stato molto colpito dalla pandemia. Ancora si ha paura ad andare a teatro, ma ci tengo a dire che i teatri sono sicuri. Il teatro d’opera è stato molto colpito e penalizzato dal fatto che siano ancora attive misure come il distanziamento sociale tra i musicisti. E non ne capisco il motivo. Per il resto, il pubblico è il terzo attore. È fondamentale e, nonostante tutto, il Covid ci ha fornito un dato molto incoraggiante. Non possiamo fare a meno del dato umano, il teatro è una creatura viva».