Gli anni ’60, l’orchestra sinfonica, un tema ricorrente: Pivio e Aldo De Scalzi ci raccontano la colonna sonora di ‘Diabolik’.
Diabolik, il film di Manetti Bros., è arrivato nelle sale mentre venerdì 17 dicembre è uscita la colonna sonora del lungometraggio su etichetta Carosello Records, a cura di Pivio & Aldo De Scalzi. Collaboratori ormai storici dei Manetti Bros., i due musicisti e compositori hanno lavorato in piena pandemia al progetto (che contiene anche i due brani di Manuel Agnelli La profondità degli abissi e Pam Pum Pam) edito da Edizioni Curci e Creuza. Tutto si è mosso intorno a un tema centrale ricorrente e alla forte volontà di avere a disposizione un’orchestra sinfonica.
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«Lavorare su un tema centrale è stata una richiesta dei Manetti e si evince nel percorso della colonna sonora. – ci dice Aldo De Scalzi – C’è un tema non semplice e non molto esposto, che viene ripetuto molto spesso. Anzi, i temi sono due, una Parte A e una Parte B che all’inizio dovevano essere unite. Lavorare in questo modo è stato sicuramente funzionale e funzionante. La sfida purtroppo è stata quella di lavorare durante la pandemia. Il nostro è stato un lavoro di regia, devi sapere dove vai a parare. Tutti sanno registrare uno strumento alla volta, ma avere il progetto finale in testa è frutto di anni non solo di scrittura, ma anche di registrazione. Il bagaglio che ci portiamo dietro è che si può fare. Quello che non vorrei portarmi dietro è farlo sempre, perché il suono d’insieme è un’altra cosa».
«Quando abbiamo parlato con i Manetti dell’idea del film, volevamo lavorare con una grande orchestra. – racconta Pivio – Pensavamo al sound anni ’60 delle grandi orchestre hollywoodiane. Abbiamo iniziato a lavorare in tempi pre-pandemia ed eravamo pronti a registrare alla fine di febbraio 2020. Trattandosi di un organico molto grosso, non puoi pensare di fare molte registrazioni. Solo che, con la pandemia, abbiamo dovuto aspettare la fine di giugno per chiamare tutti i musicisti. Purtroppo non potevamo chiamarli tutti insieme. Abbiamo quindi chiamato piccoli gruppi e il lavoro si è moltiplicato, è durato un mese. Con, in aggiunta, la difficoltà di sincronizzare i materiali. Io e Aldo da sempre siamo i fonici di noi stessi, e alla fine questo ci ha aiutato a ottenere il risultato, che è esattamente quello che volevamo».
«Con i Manetti lavoriamo ufficiosamente dal 2003, poi i risultati si sono visti nel 2005 con la puntata pilota di Coliandro. – dice Pivio – C’è sintonia, sinergia e reciproco rispetto delle competenze. Tra di noi ci ascoltiamo e arriviamo a risultati mediati sulla base di pochi elementi. Sappiamo già cosa vogliono dire quelle parole chiave. Con Diabolik sapevamo di voler lavorare su un personaggio iconico che proviene da un mondo high class e nel pieno degli anni ’60. Erano gli elementi fondamentali, ma Diabolik è anche un personaggio algido e alcune sue durezze andavano o esaltate o contenute, portando ad avere più empatia nei confronti del personaggio. È stato molto più semplice di quanto non sembri. Lavorare con i Manetti è semplice perché ti mettono nelle condizioni di dare il meglio di te».
Eppure, nonostante il tema centrale, la colonna sonora spicca per varietà e influenze. I due compositori citano Bernard Herrmann e Lalo Schifrin, ma le ispirazioni sembrano molteplici e vanno oltre il mondo delle colonne sonore fini a se stesse.
«Ogni colonna sonora nuova è un’esperienza creativa, ma anche un esercizio di stile. – ci dice Aldo – Ed è il bello del nostro mestiere. Mettersi in gioco è stimolante. Non ci siamo posti grandi paletti, abbiamo lavorato come facciamo sempre. A Genova coi nostri musicisti genovesi di riferimento. Alla fine non abbiamo avuto grosse difficoltà. I Manetti sono particolarmente affezionati ai 60s e la citazione ci sta tutta».
«In fondo siamo nati negli anni ’50 – aggiunge Pivio – e gli anni ’60 li abbiamo vissuti sul serio. Ce ne siamo nutriti da piccolini».
Diabolik, la colonna sonora in vinile: «In questo momento una rivoluzione»
La colonna sonora di Diabolik uscirà anche in un esclusivo doppio vinile in numero di copie limitato e numerato, che conterrà un albo fumetto di Diabolik in edizione speciale, un estratto suggestivo da L’arresto di Diabolik – Il Remake (disegni di Giuseppe Palumbo) che ripropone in chiave moderna, riveduta e corretta, l’episodio L’Arresto di Diabolik – n. 3 del 1963, a cui è liberamente ispirato il film.
«Ti dirò – commenta Pivio – il vinile è una sfida e una scelta politica. Ti obbliga in qualche modo a dedicare tempo all’ascolto. A me dà molto fastidio l’impossibilità, nei tempi attuali, di avere momenti di approfondimento. È tutto troppo veloce. Va bene lavorare per slogan e con i tweet, però sento la necessità di recuperare tempo per me. Il vinile ti obbliga a farlo e in questo momento è una rivoluzione».
La pandemia e le sale cinematografiche
È ormai una rivoluzione anche andare al cinema?
«Chiunque abbia a che fare col mondo del cinema ha sentito la mancanza delle sale. – dice Pivio – Appena si è data la possibilità di tornare al cinema con numeri contingentati avevo voglia di recuperare quest’esperienza. È chiaro che qualcosa sia cambiato anche nella mente delle persone ed è un problema, perché recuperare la tranquillità non sarà semplice. Anche adesso che siamo in una fase un po’ strana il dubbio si alimenta, nonostante il cinema e il teatro si siano rivelati alcune delle zone più sicure in cui stare. Leggevo che si potrà entrare al cinema col tampone fatto, ma preferisco che ci siano numeri contingentati. Perché crei un disagio. Spero che chi prendi decisioni per noi pensi bene a ciò che sta facendo. L’arte è stata massacrata e non è sufficiente che arrivino dei ristori economici, quelli sono dovuti».
«La sala è come il vinile – conclude Aldo De Scalzi – Se entri sei seduto e guardi il film come va visto. Non metti in pausa e non salti. Vorrei però fare un piccolo appunto sull’audio nelle sale, che non ha standardizzazione».