In tempi di brani veloci e album mordi e fuggi, Elisa torna sul mercato discografico con un progetto ricchissimo, sia per contenuti che per collaborazioni. Ritorno al Futuro / Back to the Future è infatti un doppio album, in doppia lingua (italiano e inglese), con tantissime collaborazioni. Al centro, però, ci sono i temi: la sostenibilità, l’ambiente, le generazioni che si accavallano e talvolta si scontrano, la solidarietà femminile. Il tutto in un melting pot musicale che mostra chiaramente il DNA della cantautrice, così come il suo slancio (perpetuo) alla sperimentazione.
«Sono nata nel ’77 e gli anni ’80 sono stati la mia infanzia. – dice subito Elisa parlando dei temi dell’album – In quel periodo partì la corsa sfrenata in massa nell’Occidente, che oggi raggiunge un picco di crisi senza precedenti. Credo sia proprio una crisi di identità degli esseri umani. Quali sono i valori di questo tempo? Mi faccio queste domande, forse per l’età. Ho sempre avuto una propensione verso certi temi, l’ambiente e la sostenibilità sono sempre stati centrali e importantissimi. In questi anni, durante la pandemia, certe cose sono diventate molto evidenti ovunque per tante persone. E anche per me. Mi sembrava doveroso dal punto di vista artistico parlarne, avendo il potere di alzare la voce. Volevo cantare di temi portanti che riguardano più aspetti sociali e ambientali. Li ho messi davanti, hanno trainato il lavoro».
Del resto, Elisa ci confessa che il titolo dell’album deriva da un progetto live poi chiaramente rimandato. Ritorno al Futuro doveva infatti essere il titolo «di uno spettacolo dal vivo che doveva chiudere l’ultimo tour».
«Immaginavo questo live come una buona scusa per mettere in campo un metodo nuovo di sostenibilità. Una sostenibilità veramente al centro. L’avrei fatto per necessità e anche per cercare di spingere in quella direzione. Non è tanto stare con gli ultimi, ma con quelli che credono. Sono un’idealista, ma anche un’artigiana. Mi piace sporcarmi le mani».
Gli ultimi, per Elisa, sono in fondo «quelli che credono tanto in qualcosa». E chi sono i primi? «I disillusi, credo che siano i players di maggior rilievo nel capitalismo. – risponde Elisa – La fragilità dell’essere umano nei confronti dei beni materiali però sta cambiando. Soprattutto nelle nuove generazioni, che si rendono conto della vulnerabilità del sistema e del mondo. Rischiano e hanno più coraggio. Purtroppo le generazioni più grandi non lo comprendono».
Produzione: da Marz & Zef a Shablo, MACE e Don Joe
Società, ambiente e relazioni sono ben ripartiti nella tracklist, che alterna vari mood e vari stati d’animo musicali. Il merito è dei producer che Elisa ha chiamato a raccolta, mettendo però le mani in pasta in prima persona nella produzione.
«Mi piace occuparmi dei suoni. – ci racconta Elisa – Ho passato un lungo periodo a programmare le cose in studio. L’arrivo di altri collaboratori è stato un ultimo tassello, molto vicino alla fase finale. Ma, per lo più, è stata una lavorazione più domestica e più mia. Io ho bisogno di ascoltare musica tutti i giorni. E non la ascolto in modo distaccato, ma da fan. La musica così mi investe completamente, come se avessi 15 anni. La musica per me è un culto e questo me la fa assimilare in modo super naturale. Non sento di recitare una parte mentre scrivo con sfaccettature più contemporanee».
Elisa si concentra in particolare su Back to the Future e su due brani a lei molto cari. Domino, prodotto dalla cantautrice e Sixpm, e Fire, prodotta da Marz & Zef (che firmano anche Show’s Rollin’ e Drink to Me).
«Amo questi due brani perché sono andata a fondo in ciò che volevo. – dice Elisa – È un’elettronica calda, un po’ emo, che a me piace e che ascolto un sacco. Marz & Zef in Fire hanno potenziato il beat trovando dei campioni più fighi e più giusti. Son stata molto contenta. Domino doveva essere invece un duetto con Marracash. Poi gli ho fatto sentire NEON e abbiamo scelto quella. Ma a me era rimasta Domino e ci tenevo. L’ho fatta produrre a Sixpm, poi gliel’ho smontata e ci ho buttato dentro un pianoforte à la Sakamoto che non c’entrava niente. Volevo vedere dove andavamo a parare, e secondo me è venuto fuori qualcosa di molto dignitoso».
I featuring: da Rkomi a Jovanotti
Sixpm ha prodotto anche A Tempo Perso (traccia iniziale della tracklist italiana) e Quello che manca, con Rkomi. Proprio sul collega sanremese Elisa sembra avere solo buone parole.
«Mirko per me è uno dei personaggi musicali più affascinanti. Ma credo che la scena italiana di oggi sia particolarmente bella. – dice Elisa – Credo che siamo in forma, e lo dico con grande orgoglio e da grande fan della musica. Ci sono tante donne che finalmente sono naturali, responsabilizzate, autonome. Sono in prima linea, rispondono di ciò che fanno e dicono e fanno e dicono ciò che credono. Trovo la musica italiana più libera oggi. Rkomi è uno dei fiori di questo prato che abbiamo adesso, e uno dei più belli. La cosa incredibile di Mirko è la poetica, è come se venisse da un’altra parte. È molto distante dall’involucro musicale e da come appare sul palco. È molto fisico e la sua poetica stride con questa immagine».
In Luglio, Elisa canta invece con Roshelle, Elodie e Giorgia.
«È una canzone sul supporto dell’amicizia tra donne e su quanto parlarsi e dirsi tutto possa portare a un cambiamento. – spiega Elisa – Il modo in cui una donna vuota il sacco può essere molto brutale. Luglio è un inno alla sorellanza. Ho cercato voci soul e loro hanno scaldato la canzone. Hanno un modo di cantare super naturale. Le amo tutte».
Infine, last but absolutely not least, c’è il featuring con Jovanotti in Palla al Centro.
«Ho scritto la canzone di notte d’estate pensando a una festa che non c’era, alla mancanza degli altri. – spiega Elisa – Stare insieme in un posto in quel momento sembrava impossibile e surreale. Io poi non sono così mondana. A Lorenzo però è piaciuta la canzone e ha cantato il mio testo. Per me lui è un gran punto di riferimento e pensare che abbia voluto cantare le cose che ho scritto io mi rende super onorata. È come De Gregori, un’entità gigante che ha scritto cose che valgono tanto. Ed è anche un po’ un brano di empowerment femminile. Del resto, mi sento molto neutrale nella musica. Non penso mai a un’identità maschile o femminile, come se fossi musicalmente gender fluid».
La musica come salvezza?
Ma in che modo, secondo Elisa, la musica può influire sui cambiamenti sociali? E può, effettivamente, influire?
«La musica e l’arte possono tenere acceso un faro. – risponde Elisa – E l’attenzione va sempre tenuta alta. Possiamo fare questo, oltre agli aiuti economici e attivi. Quello che davvero andrebbe fatto sarebbe, secondo me, iniziare una raccolta firme. Servirebbe un po’ di educazione civica nelle scuole. Un sistema che promuova l’educazione civica, umana. Che venga trasmessa non solo ai bambini, ma anche alle famiglie. Sarebbe veramente una svolta grande perché non ci sarebbe il vuoto dell’ignoranza, che è ciò che crea la violenza. Sembra strano, ma succedono tante cose al limite che mi fanno pensare che la gente sia lasciata sola in modo estremo».
Ma Elisa consiglia, in fondo, anche un pizzico di sana ribellione. «Se sei troppo ubbidiente – conclude – rischi di non esistere e di non poter dare una tua impronta».