Sono tornati sulla scena discografica con un nuovo nome – Follya – ma soprattutto con una nuova consapevolezza e maturità. Alessio Bernabei, Riccardo Ruiu, Francesco Pierozzi e Alessandro Presti si sono ritrovati a distanza di quasi dieci anni, «per le leggi dell’Universo», come ci racconta Alessio.
«In pochi mesi è successo l’inaspettato. Non ci aspettavamo un ritorno, né noi né la gente. – ci dice Bernabei – È stato un periodo intenso. C’è stato il Covid, ma c’è stato anche un cercarsi. Personalmente, mi mancava il contesto della band perché sono nato così. Ed è stato bello riscoprirsi a 30 anni».
Ma come è avvenuto questo riavvicinamento?
«Il lockdown ha aiutato a livello personale, ci siamo sentiti per sapere come stavamo. – ci racconta Riccardo – Alessio dice che già ci pensava l’estate scorsa. A ottobre arriva un messaggio su WhatsApp e da lì abbiamo condiviso tempo e arte. È stato stupendo. Ci siamo quasi conosciuti più ora che nei due anni passati insieme come Dear Jack».
«C’è stato un periodo in cui ero là col pensiero. – aggiunge Alessio – Ho avuto il Covid ad agosto, ero isolato e la mia playlist era piena di band. Credo alle leggi dell’universo e non credo sia stato un caso il messaggio di Riccardo a ottobre».
Follya: Morto per te, «la nostra prima pazzia»
«Si percepiva che fosse rimasto qualcosa in sospeso» chiosa Francesco. Di sicuro, Morto per te (primo singolo dei Follya, per Polydor/Universal Music) mette in luce anche un progresso artistico, tra sonorità pop e tematiche dark.
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«Artisticamente è stato strano far combaciare ciò che siamo singolarmente. – ci dice Alessio – È stato interessante e piacevole scoprire cosa potesse nascere da questo connubio. Abbiamo cominciato ascoltando cose già scritte da noi, poi siamo andati in studio da Alessandro. Ma è stato diverso, abbiamo scoperto una nuova chiave della nostra arte. Non ci diamo limiti, esploriamo vari generi, non guardiamo le mode e i trend».
Morto per te, non a caso, è un brano scritto «in dieci minuti». Con reminiscenze dei primi Dear Jack (che erano «un po’ dark e timburtoniani» dice Alessio). «È stato scelto tra tanti pezzi e paradossalmente ha colpito proprio il brano venuto fuori di getto», spiega Alessandro. La «prima pazzia» dei Follya, insomma, per chiudere il cerchio.
Se il brano prende spunto dall’immaginario di Tim Burton o da quello musicale di Danny Elfman, il video nasce dall’amore della band per il cinema e Hollywood. «Umilmente, per il tempo che avevamo a disposizione, è venuta fuori una roba soddisfacente. – spiega Alessio – E poi è tutta una nostra idea».
Una nuova consapevolezza
Per i Follya, insomma, è indubbiamente «un periodo molto produttivo. – dice Riccardo – Abbiamo bozze di più di 50 brani. Camminiamo bene e non vediamo l’ora di iniziare i live, perché i Follya non hanno mai suonato dal vivo. C’è più libertà e consapevolezza. Ci aiuta l’età, ma anche il percorso. Abbiamo vissuto tutti gli status del musicista, dai palazzetti agli stadi. Abbiamo fatto tutto e ora sappiamo ciò che vogliamo».