Quattro chiacchiere con Holdenaccio sul fumetto ‘Elliott Smith – Going Nowhere’, edito da BAO Publishing e già in libreria.
Elliott Smith – Going Nowhere di Holdenaccio – edito da BAO Publishing e in libreria dal 16 aprile – ci regala uno sguardo indiscreto nella vita dell’iconico cantautore statunitense. Scomparso nel 2003 a soli 34 anni, Elliott Smith ha infatti segnato indiscutibilmente un’intera generazione diventando un mito intramontabile del rock alternativo americano. Ripercorrerne la vita e la carriera – tra le sue ombre malinconiche e la nostalgia che ne pervadeva i versi – non deve essere stato semplice per Holdenaccio, attratto inevitabilmente dall’artista che non voleva apparire.
«La mia passione per lə artistə più sfighə supera me stesso. – ci dice l’illustratore – Volevo rendergli onore con il mio umile contributo. È la vita di una persona che non voleva apparire, che cercava la complicità degli altri per fare qualsiasi cosa, che ha composto la sua musica nascosto in uno scantinato senza mai snaturarsi».
Il legame tra notorietà e esibizionismo – così dibattuto anche ai nostri giorni – è del resto ben riassunto a pagina 130 del fumetto.
È solo una perdita di tempo. Appena ottieni un po’ di notorietà tuttə quellə che non ce l’hanno se la prendono a male. Cominciano a dire che non te la meriti e in men che non si dica sei diventato uno snob. Preferisco starmene qui e suonare per me. A me non interessa che la gente mi dica quanto sia bravo e essere corteggiato per vendere di più.
«Cosa te ne fai della visibilità quando quello che dici è trasparente?» commenta in proposito Holdenaccio, rispondendo alla nostra categorica domanda: Perché proprio Elliott Smith?.
«Se qualcunə mi chiedesse di parlare di Elliott in poche righe, racconterei dei suoi due tatuaggi. – commenta poi l’autore – Sul braccio sinistro, la sagoma del Texas, per non dimenticare da cosa e da dove voleva fuggire. Sul braccio destro, il toro Ferdinando, lo stesso che troviamo tra le pagine del libro e omonimo dell’illustrato di Munro Leaf La storia del toro che, a differenza dei suoi compagni che passavano le giornate a scornarsi a vicenda per dimostrare chi era il più forte, annusava fiori e inseguiva farfalle. Questi sono gli elementi che mi hanno dato la spinta necessaria per scrivere questo libro. E credo raffigurino e sintetizzino tutto il suo percorso umano e artistico al meglio».
Il desiderio di fuggire e la necessità di non omologarsi sono in fondo il fil rouge della vita di Smith. Tra racconti di vita e tentativi di spezzarla, è la figura aliena del cantautore ad aver mosso la matita di Holdenaccio. Quando chiediamo all’autore se la musica di Elliott Smith abbia influenzato in qualche modo anche la sua arte, l’illustratore ci risponde di essere impressionato dalla «stessa sensibilità artistica» e dal «volersi nascondere nella propria bolla, foglio o scantinato che sia».
«Per tutte le volte che piangiamo o ridiamo per cose che lə altrə non capiscono, tutte le volte che carichiamo il nostro rancore e lo lasciamo esplodere».
La scintilla, tuttavia, di questo lavoro è nata quasi casualmente, in un processo istintivo e catartico rivelatosi a Holdenaccio in un secondo tempo.
«Tutto è partito scarabocchiando qualcosa da ore su un foglio. Un paio di pantaloni a coste in velluto marrone e delle vecchie scarpacce consumate. Questa figura non aveva ancora un volto, ma sapevo già chi stavo disegnando. La musica che accompagnava quel momento era Either/Or di Elliott Smith. Che strano, conosco la sua musica da anni eppure non mi ero mai chiesto chi fosse. Capelli a mezzo collo, due zigomi imponenti e uno sguardo segnato da qualcosa che nascondeva il suo passato. Finito quel disegno non mi bastava, volevo di più».