Dopo l’attesissimo live in Italia, i 5 Seconds of Summer hanno annunciato il quinto album in studio. Il titolo sarà 5SOS5 e l’uscita è prevista per il 23 settembre, ma nell’attesa abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Calum e Michael sulla nuova musica in arrivo. 5SOS5 è infatti un album particolarmente caro alla band – «il più collaborativo di sempre», ci dice Michael – frutto di una nuova consapevolezza, ma anche di una riscoperta delle radici. In parte figlio della pandemia, ma anche di un approccio diverso dei membri del gruppo.
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«Per come è stato realizzato – ci dice Calum – per noi questo album sicuramente è il più diverso rispetto ai precedenti. Eravamo noi quattro. In un certo senso, con tutto il periodo Covid, l’ambiente in cui di solito creiamo è stato ridotto al minimo. E da quel punto di vista è stata una benedizione. Non definirei 5SOS5 una nuova era. È più una connessione tra le nostre radici e ciò è la band in questo momento, quanto ora è fedele a se stessa. Stiamo andando avanti, ma nello stesso tempo ci riconnettiamo ai nostri esordi».
Una realtà che emerge dai brani della tracklist, ma ancora di più dall’approccio della band.
«Penso che questo album non potesse essere più diverso. – dice Michael – È stata un’esperienza totalmente diversa rispetto a tutti gli altri album. Non avevamo aspettative, non sapevamo neanche se saremmo riusciti a farlo. Era come inciampare continuamente durante il processo di creazione. E poi, all’improvviso, ci siamo accorti di aver fatto un disco. Eravamo solo noi quattro. E, sembra stupido, ma non c’era nessuno a dirci no. Abbiamo seguito il flusso delle sonorità che volevamo esplorare, abbiamo fatto interludi e transizioni che non sempre funzionano nel pop, ma che da musicisti amiamo. È stato liberatorio agire così senza influenze esterne. Eravamo solo noi, quindi non poteva essere un processo così diverso dall’ultimo album. E sicuramente è l’album più collaborativo dei 5SOS».
5 Seconds of Summer: l’unicità di Me, Myself and I e di Caramel
Tra i brani, spicca sicuramente Me, Myself and I, il nuovo singolo.
«Eravamo in uno stato mentale particolarmente introspettivo, stavamo scrivendo testi che definirei epici. – ci dice Michael – Questo brano è venuto fuori per portarci in un luogo diverso, altrove. Abbiamo lavorato con Jon Bellion, una delle poche persone con cui abbiamo collaborato per questo album. È un autore fantastico. Jason Evigan è un altro dei pochi collaboratori di cui ci siamo serviti e ci ha aiutato a dare una forma alla produzione. Ci ha portato dove immaginavamo. Sai, la demo originale era più uptempo. Il messaggio è che tornare spesso sulle cose fa male, è un sabotaggio personale che viviamo un po’ tutti in certe circostanze. E poi capisci che non è vero che stai meglio da solo. Amiamo molto questa canzone».
A proposito di sonorità, un’altra canzone che spicca nella tracklist è Caramel, «il brano con più riff», dice Calum.
«Se risenti alcuni nostri brani vecchi, ci sono molte canzoni simili. Ma credo anche che ora abbiamo più riferimenti a cui attingere musicalmente, e li abbiamo messi insieme. Sicuramente è una canzone a sé stante, in contrasto con altre sonorità dell’album. Ed è giusto così. Quando facciamo un disco pensiamo sempre a come diversificarlo per far sì che risulti comunque un viaggio unico. Caramel è un pezzo un po’ vanilla, sicuramente uno dei nostri preferiti anche da suonare live.»
I live, l’Italia e il DNA della band
Ecco, a proposito di live, non potevamo non chiedere a Calum e Michael che effetto fa tornare sul palco.
«Sinceramente è stato pazzesco. – ci dice Michael – Sono due anni che non facciamo un live. Ne parlavamo ieri, mentre salivamo in aereo per dare inizio a questo tour europeo. Per noi è anche spaventoso. Non avevamo idea di cosa aspettarci, o se i fan fossero ancora lì. È stato strano. Ma questo è uno dei nostri show migliori. Ed è bellissimo essere tornati».
E sull’Italia, Calum sottolinea che con il Bel Paese i 5SOS hanno «una lunga storia».
«Abbiamo rilasciato il nostro primo album in Italia ed è un ricordo bellissimo per me. – aggiunge – Ho solo sei ricordi, e quello è uno di questi (ride, ndr). Ogni volta che veniamo qui i fan ci fanno sentire a casa. Ed è una cosa speciale soprattutto per una band. Provate passione proprio per la musica live, e non lo dico solo per i nostri show ma anche per gli show di altri artisti e degli artisti italiani. Amiamo la musica ed è il motivo per cui facciamo ciò che facciamo. Credo che abbiamo questo in comune con gli italiani».
Chi sono ora, dunque, i 5SOS?
«Il 2020, in termini di inizio della pandemia, ha cambiato tutti pesantemente. – ci risponde Michael – Abbiamo imparato ad adattarci come band, perché siamo stati separati tra noi per forza di cose. Abbiamo cercato di capire il nostro posto e come il processo di creare musica funzioni ora per noi. Collaborare tra noi e credere in noi era il cambiamento necessario da fare».
«E sulle radici – continua – credo che onestamente siamo una band e questo non cambierà mai. Abbiamo iniziato con due chitarre, un basso e una batteria e quello è il DNA della nostra musica ed è in ogni nostra canzone. Con questo album abbiamo sperimentato nella produzione e nell’espandere le nostre conoscenze su come pensare alla musica in modo diverso, nell’approccio. Pensando meno alla band e più alle canzoni, ed è stato divertente. Ma l’energia e lo spirito sarà sempre lo stesso. L’unica cosa nella vita che prendiamo seriamente è la musica, il resto è divertimento».