Il 6 giugno 2022 prenderà il via a Cortona (AR) la quinta edizione del Nume Academy & Festival. Fino al 12 giugno, il «festival del talento straordinario» riempirà la città di musica classica, ma soprattutto di giovanissimi talenti pronti a imparare e a confrontarsi con grandi maestri. Ne abbiamo parlato con Natalie Dentini, Direttrice del Festival.
Siamo alla quinta edizione, ma com’è nato il Nume Academy & Festival?
«L’idea nasce in realtà alcuni anni fa, nel 2018. Volevamo creare un’Accademia internazionale di arte e perfezionamento di viola, violino e violoncello. Con lo scopo, però, non solo di contribuire alla formazione di questi giovani straordinari ma anche di promuovere le loro carriere artistiche e sostenerli. Per questo, mettiamo insieme grandi docenti – che sono anche artisti concertisti – e selezioniamo dodici ragazzi dai Conservatori più prestigiosi del mondo, dalla Juilliard a Yale. Regaliamo loro questa esperienza professionale e didattica, in qualche modo unica».
Nume, un’esperienza unica
Cosa rende unica questa esperienza?
«Tutto è gratuito. E i ragazzi hanno la possibilità di concentrarsi in un ambiente non competitivo, ma ricreativo e passionale. È una bellissima gioventù che entra in contatto, impara e suona con dei Maestri. Una delle particolarità del progetto è proprio il fatto che gli studenti suonano con i professori, sono quasi colleghi. Questo succede alla fine della settimana, quando dopo la preparazione suonano in quartetti composti da tre studenti e un professore. Questi ragazzi sono tecnicamente preparatissimi, sono semi-professionisti e hanno vinto concorsi. C’è varietà al Festival, anche se richiediamo un livello tecnico molto alto. Ma solo perché in una settimana ci si può perfezionare e arricchire più che imparare. Il viavai di tante generazioni è però straordinario».
Credo che il confronto generazionale sia la linfa di qualsiasi arte.
«Hai centrato il punto. Tutti gli artisti che invitiamo sono sempre contenti. Perché al Festival c’è una freschezza e una voglia di fare che ricarica tutti, anche il pubblico. Tutto è aperto al pubblico, infatti, per accorciare le distanze tra palco e platea. Di solito evitiamo i teatri proprio per creare intimità. È una bella settimana. Anche dal punto di vista turistico, perché Cortona è un gioiello. Ha musei che vale la pena visitare ma anche passeggiare per la città è bellissimo. E in questa settimana potrete vedere questi artisti suonare per le strade. Stiamo cercando veramente di dare il massimo».
La musica classica in Italia
Dal tuo punto di vista, come viene recepita la musica classica in Italia?
«Io vivo all’estero, anche se sono di Arezzo. Non credo ci sia un problema legato alla musica classica, ma di sicuro è visto come un problema solo in Italia. In Spagna, dove vivo, il sabato e la domenica gli Auditorium sono pieni di giovani. Non c’è neanche bisogno di specificarlo. Anche in radio senti spesso sinfonie in mezzo a pezzi pop. È un mondo normale, ma forse qui c’è poca abitudine perché c’è poca offerta».
E come mai, dalla Spagna, hai scelto di organizzare un simile Festival in Italia?
«L’Italia è l’Italia. Se potessi fare una battuta, direi che è la mia scusa per tronare a casa. Anche se il lavoro ci porta altrove, qui ci sono le mie radici. La sento ancora casa mia e mi sento più a mio agio a costruire qui».
Il Festival negli anni
Come si è evoluto in questi anni il Festival?
«Dal nostro punto di vista, l’evoluzione è stata drastica. Siamo partiti su un’isola piccola con 12 abitanti e quest’anno siamo a Cortona. È un cambio di look notevole, però siamo stati felicemente costretti dalla crescita incredibile del progetto. Era nato come una cosa molto piccola, e ha sempre quel colore intimo, però è nata un’esigenza di spazi. Anche per poter accogliere questi artisti al meglio. Il cambiamento e l’evoluzione dell’Accademia è costante, stiamo proprio adesso definendo per il 2023. Anche durante la pandemia, abbiamo avuto due edizioni incredibili con studenti di altissimo livello. E, pur escludendo grandi paesi per il Covid, abbiamo raccolto la migliore gioventù d’Europa. È andata bene e siamo stati contenti, abbiamo avuto pubblico. Siamo stati attenti e non abbiamo sofferto, se non a livello logistico».
C’era forse voglia di normalità?
«I ragazzi avevano voglia di uscire e di studiare. Di tornare a suonare. C’è stata grandissima richiesta perché avevano passato molti mesi senza suonare».
Nume Academy & Festival, gli ospiti dell’edizione 2022
Dei docenti cosa puoi dirmi?
«Quest’anno abbiamo Misha Amory che insegna alla Juilliard. È un violista grandissimo, sarà per il primo anno con noi. Poi c’è Antonio Lysy, docente dal primo anno che insegna a Los Angeles, un grandissimo concertista e docente. Poi c’è Vlad Stanculeasa, mio marito. È il più giovane con una carriera solista da camerista, spalla di grandi orchestre come quella di Santa Cecilia. E infine la mitica Mi-kyung Lee, punto di riferimento per tantissimi giovani. Lei insegna a Monaco. Abbiamo questo corpo docenti importantissimo e i ragazzi avranno anche la possibilità di imparare da Stella Chen, giovane violinista americana che si esibirà l’8 giugno. Il giorno prima terrà una sorto di incontro con i ragazzi per parlare e dare dritte su come affrontare meglio i concorsi. E succederà anche con Alban Gerhardt, che suonerà l’11 e il giorno prima terrà una Masterclass per i ragazzi che sonano il violoncello. Ci sarà anche il Quartetto Belcea, che non ha bisogno di presentazioni».
Un gruppo bellissimo.
«Sì, ci tengo poi a dire che il concerto del 9 giugno è il cuore di ciò che è Nume Academy & Festival. Si esibiranno tre studenti delle edizioni passate, suoneranno come artisti ospiti. È la rappresentazione dello scopo di Nume, non lasciarli dopo questa settimana ma continuare a promuoverli e a presentarli al pubblico italiano».