Notti di maggio (Columbia Records/Sony Music Italy) è il nuovo singolo di Anzj, giovane artista e produttore musicale che ha fatto della ricerca sonora la propria cifra stilistica. Anche se il brano segna il debutto ufficiale sotto major, Andrea Anzivino (vero nome di Anzj) ci racconta di come il suo percorso sia iniziato in cameretta. Prima con gli strumenti e poi con software e nuove tecnologie.
«Ho iniziato a pubblicare tanti singoli da indipendente per fare gavetta. – racconta – Non sono uno che ama tenere i brani fermi tanto tempo, perché ho la consapevolezza che nessun brano sarà mai perfetto agli occhi del suo creatore. Altrimenti non avrei mai iniziato e avrei le cartelle piene di progetti. Dal 2017 al 2019, per me, è stato un periodo di sperimentazione. Avevo anche appena iniziato a cantare. Non ero in grado, anzi ero molto riservato. Per me è stato uno sforzo. Sin da subito però ho visto una buona risposta. Alcuni amici mi hanno un po’ spinto, ma se riascolto ora il primo singolo mi vengono i brividi. Mi è comunque servito per andare avanti e pensare che potesse essere il mio percorso. Da lì non mi sono più fermato. Per un periodo ho pubblicato un brano al mese».
Anzj ci racconta poi dell’incontro con un’etichetta torinese (è cresciuto in Piemonte). Un’esperienza che considera, comunque, costruttiva.
«Voglio bene a queste persone, ma era uno di quei contratti che firma chi non capisce nulla. – spiega – Mi han dato poco a livello pratico ma tanto a livello umano, ed è per questo che li scuso. Mi hanno sicuramente aiutato a togliermi un po’ di insicurezza in questo campo. Non mi sentivo di avere un team e loro mi hanno fatto capire che ero in grado di collaborare con altre persone. Non ero però felicissimo di come stavano andando le cose, credo avessero raggiunto il limite di ciò che potevano fare. Così, anche se siamo ancora amici, me ne sono andato. Nel 2021 quindi avevo già 4-5 brani pronti e volevo mettermi in gioco. Avevo i numeri, una fanbase e si vedeva che la musica non conteneva errori. Perché non provarci seriamente? Avevo brani da parte e so in Sony c’era chi già mi conosceva».
Anzj e l’ingresso in Columbia Records/Sony Music
Inizia così il viaggio di Anzj sotto una major. Ma cosa è cambiato nel suo percorso artistico dopo la firma?
«Nella costruzione di questo percorso, sono stato molto più schizzinoso rispetto al passato. – ci dice – Prima mi vedevo molto come un tipo da SoundCloud. Quando ho deciso di volermi creare un portfolio mi ci sono messo di impegno. Ci ho provato molto di più, rimanendo anche sui singoli brani. Tra quelli che non scarto, faccio un’ulteriore selezione cercando di raggiungere un livello che mi soddisfa. Quel livello capisco che è raggiunto quando mia madre dice che potrebbe essere fatto da qualcun altro che non sono io (ride, ndr).
Ho portato i brani in Sony e son piaciuti. Parallelamente ho firmato anche con Sony Publishing dal lato autorale. Non mi definisco mai un cantante o un performer. Io sono quello che sta dietro le quinte. Mi viene sempre in mente il paragone tra Billie Eilish e Finneas. Finneas se sente sua la canzone la canta lui, altrimenti collabora con altri. Anche io non sono sicuramente un performer. Sembra un limite, ma penso invece sia qualcosa che mi individualizza. Mi considero eccentrico e particolare, ma sotto altri aspetti».
Notti di maggio è del resto la perfetta dimostrazione di questa eccentricità. Tra sperimentazione, continua ricerca melodica e commistione tra generi musicali diversi.
«Ero consapevole del rischio. Notti di maggio può essere considerata una ballad con l’ukulele, ma nel ritornello ci sono dei suoni ad alto rischio. Non sono andato sul sicuro ma è stato recepito bene e questo mi ha rincuorato. È stato piacevole. Da subito ho sempre voluto dedicarmi solo alla musica. Mi piace essere coinvolto in tutto, ma sono più libero e contento di dedicarmi alla parte musicale».
I suoni e Notti di maggio
Se da un lato la musica di Anzj appare avanguardistica nella scelta di sonorità particolari, dall’altro sembra tuttavia che il producer sia legato anche ad una base acustica.
«Guardando indietro, i brani che hanno funzionato di più sono quelli che nascevano da un nucleo melodico semplice che buttavo o sul piano o sull’ukulele. E mi sono chiesto perché. C’è un feeling diverso forse. Per me nel momento in cui tra voce, suoni e parole diventi un tutt’uno, la comunicazione è più efficace. Non penso a trovare la parola o la melodia giusta, ma l’accordo, la parola e la nota sono un tutt’uno e escono come tali. È il mio punto di partenza per tutti i brani. In alcuni cerco poi di tenere la parte acustica».
È il caso di Notti di maggio, nata «a inizio maggio dell’anno scorso».
«Facevo fatica a dormire per gli sbalzi di temperatura. – racconta Anzj – Di solito in questi casi scrivo, mi metto con le cuffie al pianoforte o prendo l’ukulele e butto giù pensieri per rilassarmi. Poi, se trovo la roba figa, produco anche alle 4. Lo faccio spesso. Notti di maggio, che è molto particolare, volevo imprimerla come è nata. Ho tenuto l’ukulele scordato perché era nata così e ho voluto mantenere questa spontaneità completa che si percepisce. Come un*cielo*di*stelle, che anche è andato benissimo».
In conclusione, per Anzj, il «nucleo melodico semplice e gli accordi semplici funzionano».
«Parto molto spesso da un tipo di sonorità più acustica e così solidifico l’idea del brano. Ma non mi faccio limitare dall’idea del dominio dello strumento. Se sento che c’è necessità della voce più acida e distorta o dell’ingresso del basso che maschera tutto il resto, lo faccio. Il mio obiettivo è massimizzare la comunicazione musicale e i mezzi sono infiniti».
Per Anzj, «chi si limita commette un errore». «Non bisogna voler fare il compitino con la chitarra e il basso. Persino gli strumenti dell’hip hop ormai sono diventati main stream. – conclude – Notti di maggio per me ha una componente acustica che apprezzano in tanti. Ma ho spinto un po’ più in là questo limite e cerco di farlo in tutti i brani».
La voce come strumento
Che non nasca come cantante, Anzj lo sottolinea chiaramente. Ci dice che sta studiando canto e di sentirsi anche migliorato.
«All’inizio ho sostituito la mancanza a livello tecnico con espedienti di post produzione. – dice – A me piace ad esempio giocare con le armonie. Sono giochi che mi permettono di trasformare la voce in un coro. Non è solo il cantante che mostra il suo timbro, ma una persona che ha degli strumenti. Perché non utilizzarli? Se non fosse stato inventato il pianoforte non ci sarebbero i Notturni di Chopin, eppure nessuno dice a Chopin che il merito della sua musica è del pianoforte».
Insomma, attitudine da produttore e non da cantante. «Non nascendo cantante, do molta importanza ai dettagli di produzione. – conclude Anzj – e la voce arriva, ma fa parte del tutto».
Dopo Notti di maggio
«Stiamo attendendo di capire come proseguire il percorso. – ci dice alla fine Anzj – C’è in ballo un EP che non vorrei troppo spoilerare. Vorrei che le persone ci arrivino da sole. Si chiamerà Cammjno, un titolo con vari livelli di lettura. È il cammino che faccio verso la possibilità di trasformare questa passione nel mio lavoro. E non ci vedo niente di male. Che l’arte si faccia per se stessi è vero, ma se la società paga la tua arte è perché c’è una necessità. Quindi il sistema lo vedo onesto. Saranno sette brani e, come dicono quasi tutti, c’è un brano per ogni gusto mantenendo però sempre la mia identità. Sono tutti diversi e tutti molto identificativi nella loro diversità. A livello di tempistiche, spero che esca prima della fine del 2022».