Dopo il «periodo più produttivo» della sua carriera, Alice Phoebe Lou si prepara a tornare live in Italia. La nostra intervista.
Alice Phoebe Lou si prepara ai suoi live in Italia, dopo un periodo estremamente produttivo musicalmente. L’artista sudafricana, ormai di stanza a Berlino, durante il lockdown ha rilasciato prima l’album Glow e poi Child’s Play, entrambi prodotti da David Parry. Quasi inconsapevolmente, Alice Phoebe Lou ha dunque costruito un ricco bagaglio da portare ora sul palco, in un live che ci assicura essere suonatissimo e il più possibile spensierato.
Ciao Alice! Arrivi ai live con due album usciti in pochissimo tempo e in un periodo in cui molti artisti hanno affermato di non essere ispirati. Cosa è stato di ispirazione per te?
Credo che molte band e molti musicisti abbiano affrontato degli up & down negli ultimi due anni. So che è stato un periodo difficile per l’industria musicale e in particolare per i club, le venues e per la musica alternativa o underground. Tuttavia, sarò onesta nel dire che sono stata molto fortunata e, in qualche modo, ho fatto il meglio che potevo con il tempo a disposizione. Avevo voglia, consapevolezza e determinazione. Sono riuscita a sfruttare questo momento per vedere me stessa, anche le parti più profonde e oscure di me. Sono stata con me stessa e le mie emozioni ed è stata un’opportunità per scrivere canzoni. Non ho pensato molto e, alla fine, devo ammettere che è stato il periodo musicalmente più produttivo della mia vita.
C’è lo zampino della pandemia e del lockdown?
Non proprio. Direi più che è stata una combinazione di eventi. In parte anche per la mia età. A 28 anni solitamente si vive una fase di riflessione, in cui ti muovi verso una nuova parentesi della tua vita. Sono stata capace di prendere queste riflessioni e trasformarle in parole e musica. Poi, in qualche modo, sono diventati due album ma non l’avevo programmato. È successo e sono contenta di aver lasciato che accadesse, senza tirarmi indietro per avere magari una campagna di marketing più grande. Dovevano uscire ora perché rappresentano ciò che sono adesso. E, inoltre, ho tantissime canzoni diverse che posso portare sul palco e vedere le reazioni delle persone. È troppo bello per essere vero.
A proposito di live, mi chiedevo proprio che tipo di show proporrai visto che hai ora a disposizione ben due album da farci ascoltare.
Sono canzoni da band con qualche momento intimo. Molte persone mi chiedono come definirei ora la mia musica e io trovo sempre difficile spiegarlo. Recentemente abbiamo suonato a un festival e devo dire che mi sentivo parte di una band. Ci sono gli strumenti. È un po’ il core di ciò che la musica live è per me: suonare con i tuoi amici senza sentirti in dovere di replicare l’album o pensare che ci sia un modo giusto e uno sbagliato di fare le cose. Dico questo perché penso che a volte i live, con le aspettative e la pressione, possano essere sterili a forza di preoccuparsi che sia tutto perfetto. Ora il mio approccio è Suona e basta, divertiti.
Senza attenersi troppo alla linea guida dell’album, insomma.
Penso che non suonare esattamente come nell’album sia un modo importante di lasciare che le canzoni diventino ciò che vogliono. Nel mio live ci sarà la batteria e la chitarra elettrica. In Glow e Child’s Play ci sono linee melodiche di chitarra che non volevo mancassero nel live. E ancora un basso, tastiere e sintetizzatori. Poi ci sono io chitarra e voce. E ci saranno anche momenti intimi così che lo show diventi una sorta di viaggio e lasci spazio anche per un po’ di tristezza. Per il resto però ballate e divertitevi.
È stato difficile fare una selezione dei brani per la scaletta?
Non tutte le canzoni di Glow e Child’s Play sono perfette per gli show live, soprattutto nei festival. Tutti e due gli album, però, mi risultano ancora nuovi e freschi, quindi il mio scopo è ascoltare le canzoni e decidere quali suonare live. Ci sono alcune canzoni dei precedenti album che ancora suono, però su questo vorrei fare una precisazione.
Prego.
So che per alcune persone è deludente e lo capisco, ma ho deciso di seguire una politica di tolleranza zero nei confronti delle canzoni che non amo più suonare. La sensazione che provo sul palco è veramente esistenziale, scura, strana. Come se stessi facendo qualcosa solo per qualcun altro senza poterci mettere della genuinità. A volte canzoni vecchie tornano nella mia vita e riesco a dare loro nuova energia, ma ora solo una canzone vecchia sarà suonata live. Spero che il pubblico capisca.
Alla fine è una necessità dell’artista.
Bisogna lasciare le persone libere di crescere e cambiare, vale anche per i tuoi amici o per la tua famiglia. Devi lasciarle libere di lasciarsi qualcosa alle spalle, così che possano evolvere. Penso che costringere gli artisti a restare attaccati a una parte di loro che vorrebbero lasciar andare faccia male al processo. Dobbiamo essere liberi di guardare avanti, di sentire che i nostri fan rispettino e capiscano che la musica è così personale che non sempre è possibile suonare la stessa canzone per dieci anni. Davvero impazzisci.
Sono d’accordo. Mi capita spesso di chiedere agli artisti quale sia la canzone che odiano suonare live, perché ormai l’hanno suonata così tante volte che non ne possono più.
E lo capisco. L’industria ti fa credere che sei costretto a suonare sempre il singolo hit della tua carriera. Da una prospettiva di marketing è ok, ma da artista proprio no. Non esiste un’altra arte che costringe l’artista ad essere ripetitivo. Nessuno chiede a un pittore di dipingere sempre la stessa cosa.
Che effetto ti fa, invece, tornare in Italia?
Ho sempre vissuto solo belle esperienze in Italia. Sento quindi di non averci suonato abbastanza. Sono contenta di tornare perché ho grandi show in Italia, ma anche piccoli live nella natura. E credo sia un bel modo di tornare. L’ultima volta che ho suonato nel vostro paese era in una piccola venue, troppo piccola per le persone che sono venute a sentirmi. Io non ho un’etichetta, ma la gente ha comunque voglia di sentirmi dal vivo. I promoter, a volte, non lo capiscono. Mettetemi in una venue più grande! Ora finalmente torno in Italia con un piano ben strutturato.
Hai una data a Roma, una a Calascio e una a Madonna di Campiglio. Non male come location.
Ovviamente io e la band viaggiamo e ci divertiamo. Amiamo la natura e il cibo. Viviamo in Germania e a volte non è facile accontentare la nostra anima mangiona. Quindi, quando veniamo in Italia è fantastico. Ci sforziamo di provare molti cibi locali, nuovi sapori. L’Italia, in questo senso, offre molto.
Non dirlo a me! Al di là delle location, quanto è importante per te in questo momento tornare a suonare live?
Penso che ci sia stato un momento di confronto per tante persone. Hanno capito che non è così scontato andare ai concerti, ascoltare musica che arriva da altre parti del mondo. È una parte normale della nostra cultura e società e vedercela portare via ci ha fatto capire quanto sia fondamentale. Ovviamente il mondo è pieno di catastrofi, ma abbiamo bisogno di questi momenti di simbiosi in cui possiamo sentire la speranza e la voglia di continuare a far brillare una luce. Credo che lo stiamo capendo ora. È un privilegio poi poter avere tante band, siamo in Europa e ci sono tante opportunità.
E per te?
Per me, suonare live dopo essere stata in studio tanto tempo è speciale. Soprattutto perché posso vedere le reazioni della gente. Ora che son vicina ai 30, incontro tante giovani donne che mi dicono che per loro è stato importane avere la mia musica in questo periodo. Non credo di avere una prospettiva unica o di essere speciale. Credo solo di dire cose che le persone si vergognano di dire. Questo mi fa capire perché voglio fare musica. Mi sento parte di qualcosa di più grande. Non esiste nulla come la sensazione di essere nello stesso posto e provare tutti la stessa cosa nello stesso momento.
Alice Phoebe Lou, le date
27.07.2022 – ROMA – EUR SOCIAL PARK
24.08.2022 – MADONNA DI CAMPIGLIO (TN) – SUONI DELLE DOLOMITI