Dal 20 ottobre solo su discovery+ la seconda stagione di ‘Drag Race Italia’ che conferma in giuria Tommaso Zorzi. La nostra intervista.
Squadra che vince non si cambia e Drag Race Italia ha davvero fatto centro, conquistando pubblico, critica e premi. ‘Miglior programma televisivo dell’anno’ ai Diversity Media Awards e ‘Programma tv più innovativo dell’anno” al Festival del Cinema e della Tv di Benevento, lo show torna con la sua seconda stagione. Disponibile dal 20 ottobre in esclusiva su discovery+, con dieci nuove concorrenti pronte a sfidarsi senza esclusione di colpi (bassi). Confermatissima, invece, la giuria che schiera la drag queen Priscilla, l’attrice Chiara Francini e il conduttore Tommaso Zorzi.
Periodo intenso, questo, per il giovane presentatore e scrittore, che il pubblico di discovery ha seguito anche in Tailor Made – Chi la stoffa? e Cortesie per gli ospiti. Proprio in occasione della partenza dei nuovi episodi di Drag Race Italia abbiamo chiesto a Tommaso Zorzi di raccontarci qualcosa in più sulle novità dell’edizione e sul successo del format ma non solo.
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Vi aspettavate il successo – sia da parte della platea televisiva sia dei critici – che avete raccolto con la prima edizione? E che cosa rappresenta per te la riconferma in giuria?
Credo che in Italia il pubblico sia molto più avanti della politica. Vedo la popolazione molto più aperta di quanto non la vogliano far passare attraverso le leggi. Questa cosa a me rincuora sempre molto perché, alla fine, con questo programma abbiamo avuto una conferma abbastanza grossa che gli italiani sono pronti a uno show di questo tipo. La gente riesce a rispettare una drag queen in quanto artista e non cerca l’intrattenimento da bar della macchietta, della caricatura o di quello che rende più tranquilli i maschi eterosessuali. Quello che pensa che siano solamente dei fenomeni da baraccone e non delle artiste da rispettare.
Anche se le ultime elezioni sembrano dirci altro…
Invece, per fortuna, non è così. Io, come dire, ho tanta fiducia nei giovani, per cui mi auguro attraverso questo programma se non di educare, che è una parola forte, quantomeno di intrattenere in maniera sana e soprattutto normalizzare. Detesto quando si parla di una conquista in relazione al fatto di portare una drag in televisione sulla generalista. Cioè, è triste pensare che sia una conquista: sono persone che esistono e parlare di conquista è come negare la loro esistenza o accettarla sotto, appunto, la sfera di fenomeni da baraccone. Credo anzi che le drag queen siano anche più qualificate di tante altre persone: devono sapere fare più cose e le sanno fare quasi sempre tutte bene.
“Credo sia normale e funzionale rispetto a uno show coinvolgere una drag, che è una forma di intrattenimento che oso definire sublime”, spiega Zorzi. “Personalmente, mai mi sono annoiato a uno spettacolo di drag”.
Rispetto alla prima stagione, che tipo di concorrenti hai incontrato? Cioè, il successo da cui arriva il programma ha modificato le aspettative o l’approccio di chi vi partecipa?
Assolutamente sì. Soprattutto ho trovato, credo, una maggiore voglia di divertirsi. Avendo capito che il pubblico li recepisce nella maniera corretta, hanno anche la sicurezza di metterci davvero del loro. Credo che sia stato così per questa stagione.
Questi programmi sono sempre un osservatorio umano speciale, in cui si raccontano storie al di là della sole prove. Quanto è importante l’aspetto narrativo?
Ci sarà tanto spazio per la narrazione e le storie, soprattutto in After The Race. Credo che sia proprio anche uno degli strumenti che abbiamo a nostra disposizione per sdoganare un po’ l’idea macchiettistica e mostrare le drag come persone che hanno sentimenti, storie e vissuti anche spesso molto forti. Il racconto crea una tridimensionalità perché permette di raccontare la persona dietro il personaggio. Questa cosa ha aiutato molto nella prima stagione e credo che continuerà a farlo anche per questa secondo stagione”.
L’altra faccia della medaglia è costituita ovviamente dalla sfida: quanto è alto il livello di competizione tra drag?
Tra drag queen la competizione è sempre altissima. Io, per esempio, che frequento locali con drag e drag queen in generale, da anni, ho visto fare cose nei backstage degli spettacoli che voi umani non potete immaginare! Boicottaggi, mani nei capelli, di tutto… in questa stagione, senza fare spoiler, c’è stato un lip sync in particolare nel quale a un certo punto abbiamo avuto paura per la nostra incolumità. Le due ragazze se la stavano contendendo talmente tanto che in quel momento, credo, sarebbero state disposte a qualunque cosa pur di far fuori l’altra. Siamo rimasti tutti a bocca aperta. Ma nelle competizioni la solidarietà non deve esistere, giusto?
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A proposito dell’ultima sfida, quella denominata Lip sync for your life, che momento rappresenta?
La cosa del lip sync nasce dal documentario Paris Is Burning, che è un po’ la bibbia del drag. In questo documentario sulle ball room americane di fine Anni Settanta, viene spiegato perfettamente il senso del lip sync come momento in cui puoi essere chiunque desideri. Se la ragazza sta facendo Beyoncé, per dire, e si sente tale, in quel momento lei è Beyoncé. È la possibilità, per la durata dei tre minuti del brano, di essere veramente chi tu vuoi. Questo è bellissimo per lo spettatore ed è fondamentale per le drag in quanto artiste.
Parlando, invece, di riconoscimenti, ai Magna Grecia Awards sei stato insignito del premio come ‘Miglior conduttore emergente dell’anno’. Come ti senti al riguardo? È più l’entusiasmo o il senso di responsabilità?
Sicuramente da un lato mi carica, dall’altro sono molto scaramantico quindi mi tocco (sorride, ndr). Dico: “emergente ok, ma speriamo che emerga prima o poi”. Però, certo, è una grandissima soddisfazione anche perché è un lavoro che ho sempre voluto fare e che in Italia è difficile fare se sei giovane. Siamo abituati ad altro, quindi io piano piano mi sto costruendo un mio percorso e una mia credibilità attraverso anche discovery che davvero ringrazio perché mi sta dando l’opportunità di poter fare. E quello della conduzione è un lavoro che impari se fai, se qualcuno crede in te e ti dà le opportunità. Con me lo stanno facendo, quindi un mattoncino alla volta arriveremo da qualche parte.
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Tra l’altro, considerando il palinsesto settimanale di discovery, la tua è quasi un’occupazione! Com’è essere un volto di punta?
Io, ripeto, sono molto felice perché è un ambiente nel quale mi trovo molto bene a lavorare. Ho rapporti diretti, per dire che so chi chiamare quando voglio proporre un’idea e vengo ascoltato se ho qualcosa da proporre. E spesso poi, come dire, quest’idea si concretizza. Credo che lavorare così sia per tutti stimolante, perché ti senti veramente un ingranaggio fondamentale anche del processo che c’è dietro la stesura e la realizzazione di un programma, di un format o di un copione.
“Sapere e vedere che la mia opinione è importante è una cosa stimolante”, spiega Tommaso Zorzi. “Nel senso che non sei più una sorta di Alexa che ripete quello che viene detto ma sei parte del processo”.
Da spettatore, invece, cosa ami guardare in tv?
Uh, adoro i documentari sul crimine! E mi spiace non essere giornalista perché il mio sogno sarebbe veramente quello di condurre quel tipo di programma. Rimarrà il mio pallino da telespettatore, e forse meglio così; è qualcosa che mi intriga troppo, faccio maratone e maratone. Chiunque abbia fatto del male a qualcuno e qualcuno lo abbia ripreso io lo guardo, di notte specialmente. Non so se preoccuparmi, ma mi concilia il sonno e finisco per risvegliarmi alle cinque del mattino quattro episodi dopo.
Drag Race Italia è un format di proprietà di World of Wonder distribuito da Passion Distribution. La produzione è di Ballandi, disponibile in esclusiva per l’Italia solo sudiscovery+ dal 20 ottobre. A seguire l’appuntamento è con il talk After The Race, dopo 24 ore dal rilascio di ogni puntata, in cui Tommaso Zorzi rivivrà con la concorrente appena eliminata i momenti più belli e più critici del percorso. L’hashtag ufficiale è #dragraceitalia.
Foto da Ufficio Stampa MN