Nel cortile centrale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (ETRU) di Roma, fino al 24 marzo sarà possibile ammirare il nuovo intervento site-specific di Stefano Cagol. Il progetto, selezionato dal museo come evento di alto profilo culturale tramite bando, si chiama The Bouvet Island ed è curato da AAC Platform con Camilla Boemio. «The Bouvet Island è un’isola che esiste. – ci dice subito Cagol – È quindi un’opera metaforica, perché poi quello che si vede non è un’isola. Rappresenta però proprio l’idea di quest’isola irraggiungibile, che si trova in Antartide e che è stata scenario di uno degli esperimenti più emblematici della storia umana. Un evento in parte sconosciuto».
Siamo infatti nel 1979, in piena Guerra Fredda. I satelliti delle due superpotenze – come ci racconta Stefano Cagol – «vedono un’esplosione atomica. Sembra un film di fantascienza, lo so. Tutti sono corsi a vedere cosa stesse succedendo, ma non hanno trovato nessuno. Avvenne, in pratica, l’unico test atomico non dichiarato della storia». L’opera, in questo senso, racconta del modo in cui, come specie, siamo in grado «di andare a cercare il posto più irraggiungibile, intatto, vergine e selvaggio per farci esplodere la cosa più devastante che l’uomo abbia mai creato».
Stefano Cagol: The Bouvet Island e la metafora sull’ambiente
The Bouvet Island è quindi sicuramente «una metafora molto forte rispetto a un messaggio ambientale. – dice l’artista – È inoltre creata in un alluminio a specchio molto leggero che viene piegato a mano. Si trasforma in qualche cosa, è una forma che esplode. Sembra quasi un animale, una natura mutata che rifrange tantissimo la luce. C’è l’idea dell’energia che viene rifratta: l’atomica certo, ma anche il rapporto con la storia». Non è un caso che The Bouvet Island troneggi infatti al centro del cortile del Museo Etrusco, in una sorta di narrazione dell’«eternità della nostra arroganza». «Noi umani siamo convinti di essere qui per sempre o di essere qui da sempre. – precisa Cagol – Gli Etruschi sembrano lontani, ma in fondo erano qui l’altro ieri. Siamo sempre gli stessi, siamo proprio noi gli Etruschi e i Romani».
L’idea di Cagol è che, di fatto, anche la nostra visione del tempo sia totalmente limitata. «Siamo veloci nello sviluppo e l’esplosione di questa intelligenza ci ha portato a essere anche autodistruttivi. – commenta – Non riusciamo a controllarci. Siamo evoluti, ma non ci controlliamo. Io non produco mai in modo esagerato, ma nel caso di The Bouvet Island valeva la pena. Non è enorme, ma riesce a essere il centro. Proprio forse anche per il fatto che rifrange tutto quello che ha attorno. È quindi estremamente presente e crea una grande relazione con l’architettura e l’edificio. Il Museo è uno dei posti più eccezionalmente belli del mondo e il conflitto tra bellezza e distruzione racconta, da un lato, quanto siamo poeti e artisti e, dall’altro, quanto la violenza e la guerra non ci abbandonino mai».
Estetica e concetto
L’intervento al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU, in questo senso, mira a far dialogare i linguaggi dell’arte del contemporaneo e del passato con le grandi cause, facendo incontrare l’etica e l’estetica. «C’è chi dirà ma perché l’arte si preoccupa di queste cose?. – chiosa Cagol – Perché comunque l’arte vive il mondo. Non può esserci un’arte che si dedica solo all’estetica. La Bouvet a me piace perché alla fine è anche estetica, quindi può anche apparire come un’opera tradizionale con una sua bellezza. In qualche modo non è solo concetto. Alla fine, è un’opera realizzata a mano e, quando è stata realizzata, era addirittura una performance. È l’umanità che piega la materia».
In merito alla collaborazione con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Stefano Cagol ricorda il bando: «I Musei Nazionali – dice – possono aprirsi ad ospitare operazioni di alto valore culturale. Qui c’è anche un messaggio ambientale positivo. La mia opera è stata selezionata, ma sono ancora per me i primi esperimenti. Speriamo di aprire la strada ad ulteriori progetti, perché sono luoghi veramente importanti e speciali».
Foto Stefano Cagol, The Bouvet Island. Gold, 2024, alluminio a specchio piegato a mano, 400 x 300 x 160 cm. Foto: Stefano Cagol. Su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia