Monica Lundy apre le porte del suo studio romano: «Mi piace sfidare me stessa con i materiali e con le tecniche». Intervista.

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Nel suo studio di Roma abbiamo incontrato Monica Lundy, artista contemporanea che attraverso la fusione di tecniche e materiali esplora concetti quali la condizione umana, l’identità, la memoria.

«Non credo che ci sia mai stata una scintilla che mi abbia fatto capire che volevo essere un’artista. Credo che artisti si nasca. Molte persone nascono creative, con il potenziale per diventare artisti. La vita poi, ci porta su strade diverse. Sono convinta tuttavia che ci siano molti avvocati e banchieri che probabilmente sono nati per essere artisti, ma la vita li ha portati in una direzione diversa. – racconta Monica Lundy nella nostra intervista – Per me essere un’artista significa essere onesta con chi sono. È una carriera, ma è anche una dipendenza, una compulsione. È qualcosa che devo fare per essere e stare bene. Nello stesso tempo, se non lo faccio, soffro davvero. Quindi è una vera e propria dipendenza. Lo è davvero. Ma non c’è nient’altro al mondo che vorrei fare».

Le sue opere danno voce a storie a volte dimenticate o trascurate, offrendo una riflessione profonda sulla marginalizzazione, la fragilità e la resilienza, invitando il pubblico a confrontarsi con il potere evocativo della memoria e della storia.

Monica Lundy: la nostra intervista

«Non direi che scelgo l’argomento delle mie opere. – ci dice – Seguo piuttosto la mia curiosità e credo che per me stessa la mia curiosità non sia sempre ovvia o facilmente comprensibile. Credo che ogni volta che un artista lavora con un soggetto, sta lavorando con la propria storia personale. Con la psicologia, con le cose di cui è stato testimone, con il modo in cui è stato cresciuto, con le esperienze che ha avuto nel corso della sua vita. Non è facile capire perché un artista sceglie un soggetto. E non credo che gli artisti scelgano davvero il loro soggetto. Penso piuttosto che rispondano alla loro esperienza nel mondo».

Attraverso l’utilizzo di materiali come pigmenti naturali, porcellana liquida e altri, Monica Lundy infonde nelle sue creazioni un senso di tempo e decadimento, trasformando i suoi soggetti in testimoni di un passato che si svela a strati.

«Mi piace sfidare me stessa con i materiali e con le tecniche. – conclude – Il modo in cui mi approccio ai questi materiali, quali usare e come usarli, cambia da un’opera all’altra. Non credo di poter applicare una sola tecnica a tutti i diversi soggetti con cui lavoro. Non appena mi sembra di saper fare bene qualcosa e di usare quel mezzo perché già so come usarlo, voglio fare qualcos’altro. È una questione di scoperta, di sfida, di mantenere le cose fresche e nuove».

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