Al MAXXI esposti i tre finalisti del MAXXI Bvlgari Prize. A raccontarci le loro opere la curatrice Giulia Ferracci.

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Inaugura al MAXXI la mostra della quarta edizione del MAXXI Bvlgari Prize, che vede esposte tre opere site-specific appositamente pensate e realizzate per questa occasione. I protagonisti sono Riccardo Benassi (con ASSENZAHAH ESSENZAHAH), Monia Ben Hamouda – con Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X – e Binta Diaw (con Juroom ñaar): la mostra è curata da Giulia Ferracci, allestita nella sala Gian Ferrari del Museo e apre al pubblico il 25 ottobre, per poi concludersi nel 2025 con l’annuncio del vincitore e l’acquisizione della sua opera, che entra così a far parte della Collezione permanente del MAXXI. «Il Premio – ci dice Giulia Ferracci – nasce per valorizzare i talenti. Qui abbiamo una palette di età e generazioni che va dagli anni ’90 agli anni ’80».

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Riccardo Benassi – ASSENZAHAH ESSENZAHAH

Come nelle precedenti edizioni, anche questa volta sarà possibile per i visitatori esprimere una preferenza per l’opera da loro più apprezzata. Annunciati lo scorso ottobre 2023 durante un evento speciale presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi, i tre finalisti sono stati scelti all’unanimità da una giuria internazionale composta da Francesco Stocchi, Nicolas Bourriaud, Diana Campbell, Andrea Lissoni e Ute Meta Bauer.

I finalisti del MAXXI Bvlgari Prize

«Riccardo Benassi – ci spiega la curatrice – propone un lavoro che concentra tutta la sua forza in una triade di strumenti: la tecnologia, la musica e l’arte delle proiezioni laser, che si fondono in un tutt’uno per ricordare quanto oggi sia importante utilizzare le nostre ultra-tecnologie rapportandole alla finitezza della vita».

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«Quello di Binta Diaw – prosegue – è un omaggio al passato, che torna in maniera forte nel nostro presente. È un omaggio alla resistenza contro gli abusi di potere e riguarda la storia di sette donne che, nella metà dell’800, vennero attaccate da un gruppo di Mori. Siamo in Senegal e gli uomini del villaggio erano lontani. Le sette donne, pur di non cadere nelle mani degli invasori, hanno deciso di bruciarsi vive. Per questo vedrete sette colonne».

Binta Diaw – Juroom ñaar

«L’opera di Monia Ben Hamouda è davvero monumentale. – racconta ancora Giulia Ferracci – Si tratta di dieci pannelli di ferro intagliati come merletti. La calligrafia e i profili di moschee nel mondo si fondono in un’unica visione. Racconta il vuoto della nostra contemporaneità e della storia più recente». 

Arte digitale e racconti lucidi

Grande novità di questa quarta edizione del Premio è il MAXXI Bvlgari Prize for Digital Art, che ha
assegnato la menzione speciale per il miglior progetto digitale a Roberto Fassone. Il 17 gennaio 2025,
data di annuncio del vincitore, l’artista presenterà nella hall del Museo il progetto And we thought (2021 –
ongoing)
, una produzione Sineglossa, con il quale esplora il rapporto tra autorialità e intelligenza artificiale, indagando i limiti dell’immaginazione e sfidando le logiche autoreferenziali del sistema artistico
contemporaneo.

Monia Ben Hamouda – Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X

«Il MAXXI Bvlgari Prize è un tentativo riuscito di promuovere gli artisti e l’arte italiana nel mondo. – conclude Giulia Ferracci – L’arte è sempre il cuore oltre l’ostacolo. Queste opere tendono a raccontare temporalità diverse: il passato che torna nel presente di Binta Diaw, il presente e i conflitti di Monia Ben Hamouda e il nostro breve futuro di Riccardo Benassi. Riuscire a parlare del nostro tempo con tanta lucidità forse solo l’arte può farlo».

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