Forme, geometrie, colori e tradizione portoghesi diventano contemporanei nella proposta artistica di Diogo Machado alias Add Fuel. Dal 13 marzo al 12 aprile 2025, la Galleria Wunderkammern (Via Nerino, 1) apre le porte a Forma Infinitum, prima mostra personale in Italia dell’artista nato a Cascais che ha fatto della rivisitazione dei celebri azulejos la sua firma. Add Fuel porta a Milano circa venti opere – tra sculture in metallo, ceramiche, arazzi e serigrafie – che intrecciano l’eredità mediterranea con una visione audace e moderna.
Al centro, pezzi come PATCH: WORKED 09, un’imponente opera di 205,5 × 163 cm che richiama il patchwork con piastrelle dipinte a mano, incorniciate in legno bianco. Un ponte tra passato e presente, pronto a incantare una città che Add Fuel sente vicina, come ci racconta lui stesso in occasione della serata inaugurale.
Forma Infinitum è la sua prima mostra milanese. Come ha concepito questa esposizione?
Tutto è nato grazie a un contatto importante che ho avuto in seguito all’invito di Wunderkammern e Deodato a presentare il mio lavoro a Milano. Ero davvero entusiasta all’idea di rendere possibile questa esperienza. Come artista, ho sempre avuto un obiettivo chiaro: se mai avessi collaborato con una galleria, avrei voluto che fosse proprio con loro. E tutto si è allineato perfettamente. Questa mostra è il risultato di diversi mesi di lavoro, durante i quali ho esplorato molte tecniche, pur mantenendo il focus principale sulle piastrelle in ceramica, che rappresentano il cuore del mio stile e del mio linguaggio artistico. Tuttavia, per questa esposizione in particolare, ho introdotto anche materiali diversi, come sculture in metallo e, per la prima volta, sto presentando anche un meraviglioso tappeto artistico, che potete vedere esposto qui sopra.
L’idea alla base della mostra nasce dal concetto di infinito, da cui il titolo Forma Infinitum, espressione latina che richiama sia la mia lingua madre sia l’italiano. Ho pensato che fosse un modo interessante per presentare il mio lavoro, legandolo a questa radice linguistica condivisa. In definitiva, il mio obiettivo è esplorare il modo in cui un motivo decorativo possa essere percepito come un elemento singolo o come qualcosa di infinito, senza una vera fine. Alla base, dunque, c’è l’idea di ripensare l’infinito, una riflessione complessa ma affascinante.
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Nei suoi lavori fonde artigianato, tradizione e design contemporaneo. Qual è l’aspetto più sfidante di questo processo?
Per me è un processo molto naturale e istintivo. Unisco elementi antichi e tradizionali con quelli contemporanei basandomi su un vasto repertorio di riferimenti e influenze che mi hanno accompagnato dall’infanzia a oggi. Il mio universo visivo è ricco di stimoli: storie, personaggi, film di fantascienza, skateboarding, graffiti… È un mondo vastissimo che fa parte di me e della mia cultura. Ciò che faccio è mescolare questi elementi personali con la mia eredità culturale in modo spontaneo, senza forzature. È qualcosa che fa parte del mio DNA.
Nei suoi lavori fonde artigianato, tradizione e design contemporaneo. Qual è l’aspetto più sfidante di questo processo?
Per me è un processo molto naturale e istintivo. Unisco elementi antichi e tradizionali con quelli contemporanei basandomi su un vasto repertorio di riferimenti e influenze che mi hanno accompagnato dall’infanzia a oggi. Il mio universo visivo è ricco di stimoli: storie, personaggi, film di fantascienza, skateboarding, graffiti… È un mondo vastissimo che fa parte di me e della mia cultura. Ciò che faccio è mescolare questi elementi personali con la mia eredità culturale in modo spontaneo, senza forzature. È qualcosa che fa parte del mio DNA.
Due temi fondamentali nel suo lavoro sono la memoria e la reinvenzione. C’è un’opera in questa mostra che rappresenta al meglio questi concetti?
Direi che tutte le opere in ceramica incarnano questi concetti. La memoria, la tradizione e persino la memoria materiale della piastrella stessa fanno parte di un patrimonio collettivo, non solo per il popolo portoghese, ma per l’area mediterranea in generale e per molte altre culture nel mondo. La memoria è insita in questo materiale, ed è su questa base che intervengo, stratificando nuovi elementi sulla mia tradizione e sul mio patrimonio culturale. Alla fine, il mio lavoro si costruisce su una memoria collettiva.
Lavora sia in spazi pubblici sia in contesti più istituzionali. Come cambia il suo approccio a seconda dell’ambiente in cui espone?
Una cosa che mi è stata molto utile è il mio background in graphic design. Prima di diventare artista a tempo pieno, ho studiato graphic design all’università e questo mi ha insegnato a modulare il mio lavoro in base alle esigenze del progetto e del cliente. Se lavoro con un museo o un’istituzione, so che le opere devono avere un certo grado di raffinatezza e seguire una direzione specifica. Se invece realizzo un grande murale su un edificio, posso permettermi un approccio più libero e giocoso. Grazie alla mia formazione, ho imparato a gestire i diversi contesti in modo più fluido, adattando il mio linguaggio artistico a seconda delle esigenze.
Ha collaborato con artisti e brand internazionali. C’è un progetto o un incontro in particolare che ha segnato un punto di svolta nel suo percorso?
Onestamente, non penso che la mia carriera abbia avuto un momento di svolta specifico legato a una collaborazione con un artista o un brand. Piuttosto, ogni collaborazione mi ha aiutato a esplorare nuove direzioni inaspettate, ma il mio percorso è sempre stato guidato da obiettivi ben precisi. Nel corso del tempo ho potuto realizzare alcuni dei progetti che avevo in mente e lavorare con artisti che ammiro profondamente. Per tornare alla prima domanda, collaborare con Wunderkammern e Deodato era uno dei miei obiettivi. E oggi sta diventando realtà.
Immagini da Ufficio Stampa