‘Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore’ è una delle due mostre che celebrano i primi dieci anni del MUDEC di Milano. L’intervista alla curatrice.

Dopo Rainbow ed Exposure, il MUDEC – Museo delle Culture festeggia i suoi primi dieci anni con Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore, progetto interdisciplinare curato da Katya Inozemtseva e Sara Rizzo, visitabile fino al 21 settembre 2025. Promossa da Comune di Milano | Cultura, l’inedita esposizione mette al centro il viaggio nelle sue diverse accezioni ed espressioni. C’è, infatti, quello delle persone, degli oggetti e delle collezioni del museo, nate dai manufatti portati da viaggiatori, cittadini e ricercatori di tutto il mondo.
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Anticipata dall’imponente installazione di Adrian Paci, Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo, nell’Agorà del MUDEC, la mostra si muove dal passato per un itinerario che intreccia reale, metaforico e spirituale. “Questo compleanno è un anniversario rilevantissimo per un museo che presenta una delle architetture contemporanee più seducenti della città”. Così l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, sottolineando anche il ruolo del museo come spazio di dialogo in un’epoca di cambiamenti globali.

“Travelogue è un racconto del viaggio, delle migrazioni e delle diaspore, temi di cui il MUDEC si occupa a pieno titolo anche con la sua collezione permanente e i suoi archivi”, prosegue. Ma non si tratta solo di un’esposizione quanto di un’esperienza che “collabora con il progetto Bibliobus e porta i servizi di prestito librario nei vari municipi di Milano”. L’iniziativa, dal 29 marzo, porta la mostra fuori dai confini museali per cinque settimane e prevede anche un ricco palinsesto anima tra convegni e collaborazioni.
L’intervista alla conservatrice e curatrice Sara Rizzo
Approfondiamo il tema del viaggio e la genesi del progetto Travelogue con la conservatrice Sara Rizzo che ci accoglie negli spazi del MUDEC. “Questa mostra affronta il tema cross-culturale del viaggio da un punto di vista artistico, antropologico e metaforico. Nasce da un’intuizione diversa nel guardare le collezioni del MUDEC. Invece di considerarle semplicemente come una serie di oggetti, le abbiamo viste come testimonianze legate al tema del viaggio. Raccolte nel tempo da appassionati, studiosi e ricercatori”.
Da qui, dunque, un allestimento “pensato come un viaggio guidato da un filo rosso che esplora le diverse declinazioni di questo tema. Dal nomadismo e la transumanza delle popolazioni nomadi al viaggio della mente. Inteso come meditazione, preghiera, assunzione di sostanze capaci di aprire la coscienza o anche lo studio. Penso, ad esempio, a Carlo Puini, studioso che si vantava di non essere mai stato in Cina, eppure ha viaggiato attraverso la sua ricerca e i manufatti che raccoglieva”.


Avvicinandosi, quindi, a tempi più recenti, la mostra analizza “la nascita del turismo, prima nella sua forma moderna e poi con l’avvento del turismo di massa, che caratterizza il mondo in cui viviamo oggi”, prosegue Rizzo. “Lo facciamo con una sezione dedicata ai mezzi di trasporto, curata insieme al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, che racconta l’evoluzione della mobilità nel tempo, e con una sezione sui diari di viaggio. Questi ci mostrano ciò che i viaggiatori riportavano a casa dalle loro esperienze, insieme ai souvenir. Ovvero, oggetti che nascono come artigianato locale, acquistati per la loro portabilità, e che poi si trasformano nei prodotti di massa che conosciamo oggi”.
Tra i pezzi più importanti in mostra, che attirano la nostra attenzione, “un codice dantesco della seconda metà del Trecento, miniato da Pacino di Bonaguida, miniatore di scuola giottesca. È uno dei testi più antichi che tramandano la Commedia ed è un esempio straordinario del viaggio simbolico”. Ma non mancano oggetti curiosi: “nella sezione sugli stati alterati di coscienza, legata al viaggio della mente, presentiamo un set per l’assunzione di sostanze allucinogene proveniente da San Pedro de Atacama, in Cile. Un oggetto che offre uno sguardo unico su come alcune culture esplorassero la dimensione interiore”.

prima metà del XIV secolo / volume membranaceo Milano, Biblioteca Trivulziana, Cod. Triv. 1080, c. 36r
In vetrina, poi, le testimonianze di esplorazioni in epoche diverse. “La sezione dei diari di viaggio è organizzata in ordine cronologico. Parte dalle cosiddette ‘relazioni’, i diari dell’epoca delle scoperte a partire dal Quattrocento, fino ad arrivare a esempi più contemporanei. Tra questi, spicca il Carnet de Voyage di Giancarlo Iliprandi, designer di cui quest’anno celebriamo il centenario della nascita. Lui ci porta nel mondo del diario di viaggio con l’occhio di un graphic designer moderno. In termini di geografia, la mostra abbraccia tutto il mondo: troviamo bronzi cinesi, oggetti in pelle del Sahara, diademi di piume dell’Amazzonia. È un’ampia varietà che riflette la ricchezza e la diversità delle rotte e degli itinerari legati al viaggio”.
Immagini da Ufficio Stampa / In copertina: Giancarlo Iliprandi, L’isola del sangue di drago / Diario di viaggio a Socotra, 2007 – Tecnica mista su carta. Milano, Associazione Giancarlo Iliprandi