La magia come atto di consapevolezza: ‘Il mio Libro di Magia’ di Mariano Tomatis

Se vi dicessi che la magia non è solo il frutto di bacchette e incantesimi, ma anche un modo per ripensare il potere? Mariano Tomatis, illusionista e scrittore, riscrive le regole del gioco con Il mio libro di magia, edito da Edizioni Tlon, una guida che combina trucchi pratici e riflessioni profonde sull’arte magica. E non si tratta del solito manuale per imparare a stupire gli amici: è un invito a ripensare la magia come un gesto politico, una scelta consapevole che restituisce al pubblico meraviglia e incanto, un’illusione che guida il pensiero collettivo.

Magia e potere

Mariano Tomatis ci conduce nel suo laboratorio di prodigi, dove carte, dadi, caramelle e fiammiferi diventano strumenti per riscoprire gli antichi trucchi dell’illusionismo, ma con un nuovo significato. Perché, ci ricorda l’autore, la magia non è mai neutrale. Da sempre, il mago è una figura di potere: l’unico a conoscere il trucco, l’unico a decidere cosa mostrare. Ma cosa succederebbe se quel potere venisse condiviso? Alla base del libro c’è un ribaltamento radicale della prospettiva. L’illusionismo tradizionale si fonda spesso su raggiro e sopraffazione, con il mago che si erge a manipolatore del pubblico.

La magia gentile e antifascista di Tomatis

Mariano Tomatis, invece, propone una magia gentile e antifascista, capace di incantare senza umiliare, di costruire ponti anziché barriere. I trucchi diventano storie, i giochi piccoli atti di bellezza che invitano a guardare il mondo con occhi nuovi. Ma la magia è davvero solo intrattenimento? O può essere qualcosa di più? Per Tomatis, ogni gioco di prestigio è anche una metafora del potere. E con il potere arriva una responsabilità: il suo libro è un appello a riflettere sul ruolo dell’illusionista, trasformando ogni trucco in un atto di consapevolezza.

Chi è Mariano Tomatis?

Oltre a essere un abile prestigiatore, Tomatis è anche un raffinato narratore e un appassionato ricercatore. Classe 1977, si occupa da anni di esplorare i risvolti storici e politici dell’illusionismo. Dalla Biblioteca magica del Popolo alle collaborazioni con la Wu Ming Foundation, ha fatto della magia un terreno di indagine filosofica e sociale. Ogni sua opera è un viaggio tra passato e presente, alla ricerca del significato più profondo del prodigio. E allora, cosa ci resta, alla fine, di questa esperienza magica? Forse la sensazione di avere ricevuto, in qualche modo, una lettera da Hogwarts: un invito a esplorare un mondo dove ogni trucco diventa una porta verso la consapevolezza. Perché la magia è molto più che un’arte: è una scelta. Sta a noi decidere come usarla.