Alessio Zonno ci racconta ‘Skull-Crusher!’, la nuova opera che Edizioni BD presenta in anteprima al COMICON.

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Sarà disponibile dal 9 maggio la nuova creatura di BOOM! Studios – Skull-Crusher! – della sceneggiatrice Josie Campbell e del disegnatore Alessio Zonno, edito da Edizioni BD. Il fumetto sarà presentato al COMICON di Napoli in anteprima: un ritorno in patria per Alessio Zonno, di cui si dice felicissimo. «Son pieno di lavoro – ci racconta – ma son contento del COMICON. Per me è un ritorno alla pubblicazione in Italia. Era successo qualcosa agli inizi, ma questa è una cosa vera e concreta. Non vedo l’ora di toccare tutto con mano nella mia lingua. E poi Edizioni BD sta organizzando grandi cose».

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In attesa di vederlo a Napoli, Alessio Zonno ci racconta più nel dettaglio la storia e la genesi di Skull-Crusher!, ambientato in un mondo post-apocalittico statunitense. «Siamo molto abituati a queste ambientazioni, tanto che le ho date per scontate. – ci dice – Le conosciamo già tutti: tutto è distrutto, tutto è diverso. Le dinamiche sono quelle di Mad Max e Ken il guerriero, siamo saturi di questo mondo. Ho dato dunque per scontato lo scenario classico. Qui l’acqua è assente, ed è ciò che caratterizza la storia, anzi diventa merce di scambio. Partendo da questo scenario assurdo, ho creato insieme a Josie il mood dell’intera storia, fatta di contrasti».

Le dicotomie e i contrasti di Skull-Crusher!

Il contrasto più forte sta proprio nella dicotomia tra «parte drammatica e momenti di pura stupidità e comicità. – dice Alessio – Ho raccontato la normalità che, andando avanti con la storia, diventa non normale». Un assunto che si riflette anche nelle scelte estetiche del disegnatore: «Per gusto mio e per noia – ci racconta Alessio – ho voluto eliminare gli stereotipi. Quella fase estetica, quella moda è già passata. Nel nostro arco narrativo è fuori moda. La gente può morire in tre secondi a causa delle radiazioni o dei mutanti, perché non ci sono regole. Mettersi una corazza non aveva molto senso. Ho cercato di scremare questa parte rendendola qualcosa di già vissuto».

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C’è una vignetta nel primo numero di Skull-Crusher! – «creata quasi solo per me» – ed è quella in cui la protagonista Trini si iscrive al torneo, segnando il nome della squadra: Baraccopoli. «C’è una signora vestita proprio come ci si aspetta. – spiega Alessio – Ha già vissuto quella fase di guerra di disperazione e ora si è creata una nuova struttura incentrata sullo sport, che è il cuore della società americana. Anche se la situazione post-apocalittica è generale».

Lo Screaming Pain Ball: uno sport mortale

Ecco, parliamo dello sport protagonista di questa storia: lo Screaming Pain Ball. «È una sorta di calcio a 5, ma con le armi. – ci dice Alessio Zonno – Vediamo un’accozzaglia di cose: c’è il calcio molto europeo, ma i giocatori si ammazzano. Ho inserito ed enfatizzato al massimo il concetto di sport nello scenario della città, dei vestiti. Lo stesso character design si basa su qualcosa di sportivo. I personaggi sono vestiti in modo pratico più per giocare che per combattere, anche perché basta poco per morire. Volevo rinfrescare un’estetica vecchia, proprio per questo ho lavorato per far sì che tutto girasse intorno allo sport. Anche le città nascono intorno a questi campi tondi, perché la gente è obbligata a vedere le partite. È uno dei processi creativi di costruzione della serie».

In questo, il lavoro con Josie Campbell è stato naturalissimo e fatto di complicità, anche senza perdersi troppo nell’essere didascalici. «Volevamo divertirci noi e anche far divertire chi leggerà. – dice Alessio – È importante ed è divertente raccontare cosa c’è intorno, ma vogliamo farlo parallelamente, quando i personaggi fanno qualcosa di concreto. Combattono, ci sono amori, delusioni e nel mentre capiamo in che condizioni è il mondo. Andando avanti capiremo qualcosa in più: perché sono così disperati? Ci sono poi tante influenze di tanti mercati: quello americano è molto dinamico e automaticamente la velocità dei capitoli tende a essere frenetica. Poi c’è l’influenza giapponese, quella dell’animazione: abbiamo avuto bisogno di un prodotto frenetico e dinamico, ma con l’attenzione che meritava».

La ricerca di un’umanità perduta

Ovviamente non tutto è estetico e dinamico. C’è una profonda morale alla base di Skull-Crusher!, ottimamente racchiusa nella protagonista Trini: in un mondo in cui ognuno pensa a sé, questa simpatica ma feroce adolescente accende un barlume di speranza. «Per vari motivi – dice Zonno – nascendo e crescendo in una bolla e avendo un animo buono, è l’unica all’inizio ad avere questa genuinità che la porta a spingersi e a tirare fuori emozioni. In un mondo che ti ha tolto tutto, ci si protegge. Ognuno ha i suoi demoni e anche Trini, uscendo dalla bolla, capisce che non tutto è fantastico e fatato. Eppure, non si demoralizza. Anzi, capisce il vero obiettivo. Parte con un obiettivo molto adolescenziale, un’emulazione: vede la sua prima partita su grande schermo, vede il suo idolo Skull-Crusher e si innamora di tutto. Dello sport, di lei, del simbolo che rappresenta».

«Dopo capisce che le cose cambiano e che non tutto è marmoreo. – racconta il disegnatore – Anche il suo idolo, che sembra perfetto, ha molti lati oscuri. Il mondo che la circonda è tutt’altro che meritocratico. Questo la porta ad avere un obiettivo, quello di diventare migliore e di aiutare gli altri, cambiare il mondo che la circonda. C’è una crescita della ragazza e si vede nel modo di scrivere di Josie e nella parte grafica. Ad esempio, il primo capitolo è molto cartoonesco, morbido, ma già alla fine del primo capitolo ho cercato di far evolvere anche l’aspetto visivo in qualcosa di più realistico e drammatico. I contrasti sono netti: ci sono vignette super stupide e disegnate male, poi giri pagina e c’è qualcosa di realistico».

Vale anche per gli altri personaggi della storia: dall’orso col cappello («nato da uno scambio di mail su come renderlo più divertente», dice Alessio) all’arma bizzarra di Cutter Dan («perché il suo carattere è imprevedibile»). Fino al coach – ispirato al mito de Il Grande Lebowski – e a Trini, che imita l’estetica di Skull-Crusher «di cui è grande fan». «Conosci i personaggi piano piano – dice Alessio – inserendoli nei contesti. La storia è stata d’aiuto perché partiamo molto leggeri e molto comici, per poi sprofondare nei drammi e scoprire che ognuno di loro è pieno di contrasti».

Dimenticatevi poi la classica tendenza all’affezione. Qui è tutto brutalmente cinico. «Io e Josie siamo molto spietati. – continua Zonno – Sono queste le cose che ti fanno capire il mondo in cui ci muoviamo, non gli spiegoni. Si ammorbidisce tutto con la comicità, ma andando avanti c’è sempre più dramma. La seria va a incupirsi, ma più si incupisce e più una scena stupida esplode».

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