È trascorso un anno dall’incendio che, nella notte tra il 24 e il 25 luglio 2023, ha colpito il Parco Archeologico di Segesta. Il terribile evento meteorologico devastò la macchia mediterranea ma risparmiò, miracolosamente, i preziosi monumenti. Dopo mesi di silenzio, il Tempio Dorico torna a vivere trasformandosi in un telaio nel quale si intrecciano tessere di tessuto colorate per oltre un chilometro e 200 metri di tela ricavata da abiti in disuso.
L’azzurro del cielo e l’ocra della terra sono le tinte che creano una nuova greca quasi a superare i confini del tempio in un legame nuovo. Oltre le culture, le lingue, gli usi e le religiosi. A ideare questo abbraccio di tela è l’artista Silvia Scaringella che ha coinvolto anche le popolazioni locali nel progetto artistico TEXERE. Come fili nell’insieme.
Tre le tappe in cui il lavoro si è sviluppato, nel pieno rispetto del parco e della natura, in un’ideale unione tra Io e Noi. Così, dopo Pondus nell’Antiquarium (un telaio verticale con 2500 piccoli pesi di terracotta, plasmati dai bambini) e Idrissa (tra le rovine della chiesa medievale e il sito della moschea vicino al Teatro Antico), il 24 luglio è stata inaugurata la terza installazione, TEXERE.
Grazie alla comunità di Calatafimi Segesta, le colonne del Tempio Dorico sono l’ideale ordito che accoglie le trame ispirandosi a una decorazione a greca ricorrente nei vasi del V secolo a.C. “Le strade percorse da Silvia Scaringella conciliano le espressioni di una natura magnetica all’artificio”, scrive il curatore e direttore del Parco archeologico, Luigi Biondo. “La straordinaria contemporaneità dei suoi interventi si alimenta nella tradizione antica dell’arte del fare. Le sue visioni sono dominate da una parte dalla razionalità unita alla fiducia nel riscatto dell’uomo. Dall’altra da una fragilità intrinseca degli esseri viventi che cercano di far emergere una funzione salvifica della ragione”.
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Le parole di Silvia Scaringella
Così l’artista racconta TEXERE: “Un abbraccio morbido, fatto di tremila indumenti che sono stati tagliati, selezionati, accoppiati e messi insieme da tutta la comunità attiva che ha partecipato. Ci ha portato indumenti e ci ha dato suggerimenti, sentendo questa tessitura all’interno di se stessi. Io penso che tutte le persone che hanno partecipato hanno sentito vivamente, e personalmente, un abbraccio verso quello che è sempre appartenuto loro, il tempio”.
E “il tempio è l’anima – prosegue Scaringella – Quindi, questo ritornare a un luogo sacro per Calatafimi è un modo per dimostrare di essere attivi e presenti in questa realtà. Tutti questi colori, per me, parlano appunto della multiformità del creato e io penso che sia un lavoro, oltre che partecipativo, anche spirituale. Per questo non va assolutamente in contrasto con un messaggio spirituale come quello del tempio. Infatti, guardandolo da lontano secondo una prospettiva aerea, hai un disegno universale e, quando ti avvicini, ti accorgi che tutto quanto è composto da mille colori diversi. Penso che questo paese insieme a me e al tempio, in quest’unione che abbiamo scelto di fare, voglia sottolineare che con tolleranza amore e unione si possono fare grandi cose. E soprattutto che si può riattivare il cuore”.
Il progetto è curato dal direttore di Segesta, Luigi Biondo, organizzato per il Parco da MondoMostre. Con la collaborazione di Riso, Museo d’arte moderna e contemporanea di Palermo, nasce un percorso in stretto dialogo con i monumenti del Parco, luogo antico e contemporaneo di convivenza di culture e civiltà. TEXERE, nel suo complesso, durerà fino al 29 giugno 2025.
Foto e video @Flavio Leone – Sisilab