Nel cuore di Budapest, Sou Fujimoto ha ideato la Casa della Musica: un edificio che si integra col verde che lo circonda.

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Il cuore di Budapest, anche se non è percepibile, è in continua trasformazione. Basta passeggiare nel Városliget, il Parco Comunale della città, per ammirare ciò che sta per diventare, visibile tra i contorni sfumati degli edifici già esistenti. Il Liget Budapest Project – attualmente il progetto culturale di sviluppo urbano più grande d’Europa – ha lasciato del resto spazio a investimenti architettonici che hanno trasformato il paesaggio del parco cittadino nel corso dell’ultimo decennio.

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In particolare, il 23 gennaio 2022 è stata inaugurata la Casa della Musica (House of Music Hungary), progettata dal celebre architetto giapponese Sou Fujimoto. Bella da mozzare il fiato, è già uno dei luoghi più fotografati della Capitale ungherese, complice una struttura totalmente integrata con l’ambiente circostante. Il design particolarissimo è infatti visibile sin dal suo ingresso: il tetto ondulato allunga le sue braccia nel boschetto del parco, dando l’impressione di farne effettivamente parte. E in questo va detto che l’attenzione di Fujimoto nei confronti della sostenibilità è tale che la Casa della Musica ha già ottenuto la certificazione BREEAM per le costruzioni green.

L’arte della Casa della Musica di Budapest

L’edificio, infatti, sfrutta la luce e il vento naturale, ma ha anche inglobato energie rinnovabili, recupero delle acque piovane e materiali di riciclo. L’idea è quella di una foresta musicale, sempre a favore di luce solare ma soprattutto aperta a tutti, dagli adulti ai bambini. In questo luogo non solo sono onnipresenti esposizioni permanenti e temporanee, ma ci sono spazi – sia esterni che interni – per ospitare concerti e musica dal vivo, con un particolare e gradito favoritismo verso gli emergenti e il jazz, il folk e la musica classica.

A proposito di arte e di visioni, è impossibile non nominare il Sound Dome, una cupola al chiuso dove – distesi comodamente su poltrone e pouf – è possibile assistere a proiezioni e progetti di videoart. Sempre magicamente musicati, neanche a dirlo. La cupola si ispira al Kugelauditorium, la sala da concerto sferica creata da Karlheinz Stockhausen per l’expo del 1970 di Osaka.

Ma nei 9.000 m² della Casa della Musica è quasi facile perdersi tra tutte le esperienze e le stanze disponibili: al suo interno – diviso in tre piani – troverete uno shop, una caffetteria, esperienze interattive e luoghi destinati alla didattica e alle nuove generazioni. Incredibile che lo studio giapponese Sou Fujimoto Architects abbia innalzato un simile edificio sulle basi di un vecchio complesso di uffici ormai in disuso ed estremamente degradato. È anche, tuttavia, il simbolo della rinascita del Városliget, a sua volta imprescindibile esempio di rigenerazione urbana: laddove c’era fatiscenza, ora sorge cultura. Nel senso più ampio del termine.

Influenze nipponiche e architettura urbana

Parte del fascino della Casa della Musica risiede indiscutibilmente anche nelle influenze nipponiche che contraddistinguono l’edificio e nella sua filosofia di fusione tra natura e suono, in costante dialogo tra loro. Dal vetro che circonda la Casa (94 pannelli termoisolati, alti fino a 12 metri) alle foglie d’albero decorative (circa 30mila) che riempiono il controsoffitto del baldacchino: gli alberi gli passano attraverso, sbucando dalla parte opposta. E anche questo è un bel vedere, perché anche dall’alto la Casa della Musica sembra sposare lo schema del paesaggio che la circonda, rappresentando – nello stesso tempo – un mare di onde sonore.

È un ottimo esempio di architettura urbana (è del resto il primo progetto permanente in Europa di Sou Fujimoto), ma anche e soprattutto un luogo che sembra sbucare dal futuro (o quantomeno dal futuro che vorremmo): un riparo nella foresta cittadina di Budapest che nasconde – al suo interno – musica, arte, cultura.

Revenews